La parte commerciale dell’Accordo tra Ue e Mercosur era stata resa pubblica e fortemente criticata da associazioni e movimenti. Mancava l’accordo di associazione con i principi e le linee di indirizzo che dovrebbero indicare la direzione che verrà data alla parte economica. I promotori del trattato dicevano che è lì che ci sarebbero state tutte le protezioni ambientali e sociali necessarie a evitare la deriva distruttiva paventata dai detrattori. Adesso Greenpeace Germania è riuscita ad avere (e a pubblicare) una versione avanzata di quella parte tenuta a lungo in ombra. Al di là delle vuote dichiarazioni di principio, potrebbe forse essere peggio di quel che si temeva
Grazie al lavoro degli attivisti, Greenpeace Germania è riuscita ad ottenere e pubblicare una versione avanzata di quella parte del trattato UE-Mercosur rimasta ancora segreta.
Mentre la parte commerciale era già stata resa pubblica e fortemente criticata da associazioni e movimenti, infatti, mancava tutto il contorno, cioè l’accordo di associazione con i principi e le linee di indirizzo che dovrebbero dare la direzione alla parte economica.
I promotori sostenevano che in questa parte del trattato ci sarebbero state tutte le protezioni ambientali e sociali necessarie a evitare la deriva distruttiva paventata dai detrattori.
La realtà, purtroppo, è che avevamo ragione noi, attivisti e gruppi della società civile preoccupati per l’impatto dell’accordo UE-Mercosur su deforestazione, piccola agricoltura, sicurezza alimentare, diritti umani e futuro delle comunità indigene in Amazzonia.
L’accordo di associazione pubblicato da Greenpeace non ha infatti disposizioni solide per garantire l’applicazione dell’accordo di Parigi sul clima, né le convenzioni internazionali sui diritti del lavoro.
Il gioco è sempre lo stesso: si menzionano gli impegni per ambiente e diritti, ma non esistono norme vincolanti per le imprese che si macchiano di violazioni. Non esiste infatti la possibilità di interrompere gli scambi economici a fronte di illeciti, né si trova traccia di meccanismi di sanzione.
Spicca poi nel testo trapelato l’assenza di controllo democratico del trattato: i Parlamenti nazionali e il Parlamento europeo sono infatti esclusi dagli organi decisionali nominati per sorvegliarne l’applicazione.
Resterebbe tutto, come al solito, in mano a gruppi di tecnici che non hanno alcun mandato politico, e senza una minima trasparenza.
Non è difficile immaginare la loro vulnerabilità all’influenza di lobby organizzate come quelle dell’agribusiness o dell’automotive, particolarmente interessate alla ratifica del trattato.
Il tutto in un contesto di crisi ecologica devastante, con la deforestazione cresciuta del 34% nell’ultimo anno e i roghi che nel 2020 hanno raggiunto record che non si vedevano da prima del 2012.
Approvare un trattato con i paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay) sarebbe un atto di complicità diretta dell’Unione europea e dell’Italia in questo crimine ambientale, perché l’accordo prevede un aumento delle importazioni di carne, soia e biocarburanti che sono le principali filiere responsabili della deforestazione in Amazzonia.
In cambio, aumenterebbe l’export europeo di auto inquinanti, un’industria che invece di riformarsi cerca nuovi mercati nei paesi emergenti per continuare business as usual.
Questo scambio letale andrebbe a detrimento non solo del pianeta, ma anche delle persone più fragili che lo abitano.
Le 420 comunità indigene che vivono in forte legame con la foresta amazzonica, già state colpite duramente dalla pandemia di Covid-19, saranno ancora più minacciate, violentate ed espulse dai loro villaggi dalle squadre paramilitari al servizio delle imprese interessate alla deforestazione.
L’Italia deve battere un colpo. Il silenzio che regna nel nostro paese è assordante, mentre intorno in Europa diversi governi hanno avanzato preoccupazioni per l’incompatibilità del patto UE-Mercosur con il Green deal europeo e l’accordo di Parigi.
Chiediamo al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, alla Ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova e al Ministro delle Politiche europee Enzo Amendola di battere un colpo.
Vogliamo sapere qual è la posizione italiana subito e vogliamo che il nostro Paese metta il veto in Consiglio europeo sulla ratifica. E’ passato troppo tempo: vogliamo risposte adesso. #StopEuMercosur
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