Genova 2019, autobus di linea. Quando il razzismo tocca i bambini. Il racconto di una maestra. “Un mondo in cui degli adulti se la prendono con dei bambini è un mondo che fa paura…”
Succede che sali su un autobus con la tua classe per un’uscita didattica, succede che il viaggio è abbastanza lungo, succede che cerchi di sistemare i bambini in modo di averli tutti sotto controllo. Loro sono diciannove, noi insegnanti in tre. Succede che uno di loro finisca vicino a una signora, lui non è bianco, non è italiano, ha una disabilità, parla pochissimo, ma ha gli occhi buoni e intelligenti. Guarda fuori dal finestrino, è felice di essere con la sua classe, noi che lo conosciamo lo sappiamo. La mamma ci racconta che la domenica si sveglia spesso alle cinque e dice: “Io scuola, io scuola” e lei prova a spiegarle che non c’è scuola la domenica e non ci sono i suoi compagni, ma lui si dispera, si veste, vuole uscire.
La signora vicino a lui contorce la bocca e inizia a lamentarsi. “Poi non pagano nemmeno il biglietto!” esclama. Io e le mie colleghe la guardiamo incredule, non vogliamo credere che stia succedendo, lei continua, borbotta, è davvero infastidita. Così, per farla tacere, una di noi le risponde che il biglietto i bambini ce l’hanno e l’hanno pagato tutti.
La signora, se così si può chiamare, a un certo punto guarda il nostro piccolo con disprezzo, e ci chiede: “Me lo potete togliere?”. Non è infastidita dalla sua disabilità, perché, a volte, succede anche questo, ma dal colore della sua pelle.
La mia collega le risponde pronta: “Lui non si alza, se vuole si sposti lei”.
I bambini ci guardano, è difficile essere insegnanti in quel momento, devi proteggerli, non esporli, ma come? Stando zitte, facendo finta di niente per non urtargli l’animo?
Poi pensi allo spazio che il silenzio può lasciare al razzismo, a quello che è successo nel passato dentro a questo spazio, e tu sei un’educatrice, pensi a Rosa Park e pensi che era il 1955 e queste cose accadevano tanto tempo fa (Perché Rosa Parks non è un’eroina, ndr), non oggi a Genova, nella tua città, con i tuoi bambini.
La signora si alza, si siede vicino ad un’altra nostra bambina e le sorride, lei va bene perché è bianca, è bionda, parla italiano. Forse pensa che le assomigli, ma non è così. Noi tre ci guardiamo, siamo provate, avevamo appena finito di vedere uno spettacolo meraviglioso e profondo intitolato Luce di Aline Nari che parlava delle domande importanti che sanno farsi i bambini e dell’unicità di ognuno di loro, vaglielo a spiegare che tutta quella bellezza è svanita in un attimo dentro alla discriminazione di quella signora.
Lui, il nostro bambino guarda fuori, legge i cartelli con quella voce metallica a noi tanto cara, ora è contornato dai suoi compagni, sono in tre in due sedili, si stringono come fossero una cosa sola.
A me sale la rabbia, è giusto stare zitte? Così, ritorno dalla signora, faccio spostare la nostra bambina “bianca2 in un altro posto e le dico: “Lei merita di stare da sola, qui i diritti sono di tutti, il mondo non è suo!” e mi sposto al centro dell’autobus. Lei continua a lamentarsi, inveisce contro di me, le mie colleghe le rispondono a tono, finché non tace. Prima di scendere mi passa davanti, mi picchietta il braccio tre volte con forza: “Non mi hai fatto paura” mi dice come se il problema fosse chi è più forte tra me e lei. “Non ha capito niente, nessuno voleva farle paura, solo farla ragionare che il mondo è di tutti, soprattutto dei bambini e lei non ha più diritti degli altri”. Ha alzato le spalle ed è scesa, sguardo dritto e sicuro. Legittimata anche dallo schifo di questi politicanti che non s’indignano abbastanza, questa è la verità.
Io e le mie colleghe ci siamo guardate, avevamo gli occhi lucidi. Siamo state in silenzio fino a scuola.
Ovviamente in classe abbiamo parlato con i nostri alunni, perché erano lì, ci hanno visto, uno di loro aveva le idee molto chiare su quello che era successo a un suo fratello, suo fratello, in questo caso, il fragile dei più fragili. “Quella signora era razzista” ha detto. Ed è proprio così, perché è importante che, almeno loro, sappiano dare il nome alle cose e capiscano da che parte stare prima che sia troppo tardi.
Stasera una delle mie colleghe mi ha chiamato. “È stata una brutta giornata” ci siamo dette. Un mondo in cui degli adulti se la prendono con dei bambini è un mondo che fa paura. Dobbiamo parlarne. Ancora e ancora, non lasciare spazio alle discriminazioni, non lasciare terreno fertile alle ingiustizie, è stato un attimo che i bambini ebrei non sono più andati a scuola e sono saliti su un treno dritti verso l’inferno. Un attimo di silenzi e collusione. Questi atti gravi hanno trovato lo spazio di esistere non solo grazie alle politiche contro i migranti ma anche a quelle tiepide e non coraggiose di quei governi che si chiamano di “sinistra”.
Dobbiamo denunciare ogni atto razzista, dobbiamo proteggere i nostri piccoli e il loro futuro, ci siamo ribadite io e lei dentro a quella telefonata, forse per farci coraggio, forse per sentirci vicine e allontanare la rabbia. La mia collega mi ha detto: ”Dovevano fermare l’autobus!”. “Già”, le ho risposto io. Una cosa è certa, i nostri bambini hanno ben chiaro che sono fratelli. Siamo noi che, spesso, non siamo alla loro altezza e non impariamo nulla dalla storia, dai nostri morti, dall’odio. E non sappiamo insegnare la Pace, perché avere un nemico porta consensi, canalizza la rabbia, è utile per il potere.
Un nemico, appunto. E vennero a prendere anche i bambini.
Genova 2019, atti di razzismo.
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* Insegnante, scrittrice e madre di due ragazze adolescenti. Questo il suo blog sosdonne.com. Nelle librerie il suo romanzo Il matrimonio di mia sorella. Questa la sua adesione alla campagna 2019 di sostegno di Comune Ricominciamo da tre:
Essere “Comune” vuol dire partecipare. E non si può non esserci, soprattutto, se si è donne in un mondo ancora troppo di parte. Non solo come scrittrice ma come maestra e come madre. Dare voce a chi voce non ne ha, alle ingiustizie, ai soprusi. Per me questo è essere “comune”. Condividere responsabilità, informazioni, azioni.
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LA DONNA DELL’AUTOBUS Hanno messo in comune molti pensieri e tanta tristezza, la capacità di mettersi nei panni degli altri ma anche, grazie alle loro maestre, un’illuminante filastrocca di Bruno Tognolini. Di fronte alla vicenda della donna dell’autobus che non voleva stare seduta vicino a un loro compagno di origine migrante, i bambini e le bambine della ormai nota classe elementare di Genova hanno fatto quello che i piccoli sanno ancora fare: scavare in profondità
Gioia dice
Grandi maestre e bambini!!!
Bru.no Santoro dice
Grazie! Vi abbraccio?
Cavallari Achi dice
Brave!!!
giuseppe dice
Non è bianco,non è italiano,ha una disabilità,parla pochissimo….ma cosa rischiava magari aiutato da qualche altro/a a buttare fuori dal bus la vecchia ?
Gioia dice
Posso dire … non parlo mai male e questa parola non mi piace , però se la merita tutta!! S T R O N Z A , donna…
Maria dice
Alle insegnanti chiedo col cuore che siano loro a scuola a far capire a tutti i bimbi, che siamo tutti uguali il colore della pelle non fa differenza perché la pelle di Dio non ha colore, siamo tutti fratelli, un grazie di cuore a tutte le insegnanti che insegnano con amore.
Renata dice
Grazie per non aver fatto finta di niente
Claudia michelesi dice
E’ incredibile. ..brave coraggiose educatrici
Sarita dice
Su questo autobus, oltre che un’orribile razzista, c’erano anche 3 meravigliose maestre pronte a difendere i nostri bambini.
Non abbiamo ancora perso. Coraggio!
Claudio dice
Una persona ignobile, che non può essere onesta, né potrà mai trasmettere, od aver trasmesso, qualcosa di buono ai suoi (poveretti) eventuali figli.
Voi siete state bravissime a non passare la cosa sotto silenzio. Fascismo e razzismo non sono opinioni, ma reati penali, che vanno puniti.
Carmen Pozzi dice
Brave perché non siete state in silenzio
Brave perché siete state un esempio
Brave perché ne avete parlato con i bambini …perché solo un’educazione inclusiva ci salverà da fenomeni razzisti!
Ornella D'Alterio dice
Educare non è mai facile perché richiede il coraggio di una coscienza che travalica il proprio immediato e utilitaristico interesse, che ha una visione ampia aperta ad orizzonti di bene comune… Le colleghe in questione lo hanno fatto nella maniera più nobile, meglio non si poteva. Possiamo ancora sperare…
Maria Chiara Bonzano dice
Grazie : molto triste anzi ‘devastante’ perché ti fa sentire l’impossibilità di comunicare, di ‘aggiustare’, di far ragionare… E tremendo che ci siano persone così…E veramente pauroso. Ma finché ci saranno insegnanti così c’è non solo un barlume di speranza, ma una certezza di sconfiggere ‘questo mondo che fa paura’.
Maria dice
Alle insegnanti chiedo col cuore che siano loro a scuola a far capire a tutti i bimbi, che siamo tutti uguali il colore della pelle non fa differenza perché la pelle di Dio non ha colore, siamo tutti fratelli, un grazie di cuore a tutte le insegnanti che insegnano con amore.
Gian Paolo dice
Intanto GRAZIE, ma grazie davvero!!!
Poi vi posso dire che sicuramente farò leggere questo articolo a mia figlia di 10 anni perché serve anche quello.
Gianfranco dice
Da questo racconto, come da altri, che narra dello scontro tra due attori, tra due visioni della vita, le maestre con i bambini da un lato e la “signora” dall’altro a mio avviso manca un attore e non di secondo piano. Sicuramente erano presenti sull’autobus anche altre “persone” che sembra non abbiano detto nulla e fatto ancora meno. Questo è insopportabile, non dobbiamo mai farci gli affari nostri ma quelli di tutti. Immaginatevi se due o tre persone “altre” avessero preso la parola, ceduto loro il posto alla “signora”! Che lezione per tutti. Un abbraccio.
Donatella dice
Grazie MAESTRE!!!! Meritate certamente questo titolo!!! Grazie per aver difeso un bambino dalla cattiveria e dall’ignoranza di quella donna, e perché insegnate ai bambini che esistono, sì, poveri esseri, ma ci sono anche brave persone come voi che fanno il mondo bello e degno di essere abitato
Giorgia Scivoletto dice
Un grazie alle maestre grande quanto un oceano, mi auguro che tante altre maestre in Italia, in Europa e in tutto il mondo continuino a difendere i piccoli ed indifesi alunni da ignoranti , razzisti, fascisti di strada e di regime.