Un anno fa, l’occupazione di place de la République, a Parigi. Parlare oggi di fallimento del movimento Nuit debout significa restare ingabbiati nei codici del produttivismo. Il movimento, che non ha cercato fusioni o unità, ha visto fiorire collettivi e iniziative, alcune Commissioni nate in quella piazza (come quella di Educazione popolare) continuano a incontrarsi, ha perfino esercitato una certa influenza sulle campagne elettorali rendendo popolare il tema del reddito di cittadinanza. In realtà, ciò che #Nuitdebout ha apportato alla società non si può toccare con mano né misurare: il movimento ha risvegliato prima di tutto il poter agire delle persone comuni
Foto di Francis Azevedo, autore di Nuit debout. Lumières d’une longue nuit de mars!.
di Lorène Lavocat, Reporterre
Sulla Piazza della Repubblica, i ragazzi sugli skates e i perdigiorno hanno riaffermato il loro diritto sullo spazio, approfittando del ritorno della primavera. La statua della Marianna, sbarazzata da graffiti, candele, e altri messaggi di sostegno o di rivolta, si trova ormai circondata da un bacino d’acqua di protezione. Finiti gli slogan scarabocchiati con il gesso sulle pietre. Finiti i lenzuoli stesi tra gli alberi con tre pezzi di spago. Ogni cosa è ridiventata calma, docile, tranquilla. Ma soltanto in apparenza.
La sera del 31 marzo 2016, dei manifestanti decisero che non sarebbero rientrati a casa, lanciando l’idea di una Nuit debout, una Notte in Piedi contro la “legge El Khomri e tutto ciò che rappresentava”. Quasi tre mesi di assemblee quotidiane, di parole liberate, di azioni dirette nonviolente, di discussioni infiammate nel cuore della notte. Ma dell’occupazione insurrezionale e festosa lanciata un anno fa non resto oggi nulla… di visibile.
“Certamente, la piazza non è più occupata senza interruzione – ammette Laury-Anne Cholez, di Gazette Debout – Ma Nuit debout si è trasformata: è diventata un arcipelago di iniziative e di collettivi”. E infatti, la Commissione Economia Politica ha realizzato dei video di informazione diffusa sul trattato di libero scambio tra l’Europa e il Canada, con lo slogan “NoCetaChallenge”. Il collettivo Notte femminista ha realizzato una forte mobilitazione il 6 novembre, in occasione dell’appello rivolto alle donne di cessare il lavoro alle 16,34. Dal 7 novembre alle 16:34 (7 secondi), le donne lavorano “volontariamente”… (considerando la differenze salariale, 15,1 per cento in meno degli uomini… dati Eurostat, ndt). Fotografi in Piedi, Altoparlanti Radio, Non toccate la mia ZEP, Nuit debout contro i pub; Stop Bollorè, Chanteurs d’Actu, sono tutte iniziative nate durante le agitazioni della primavera del 2016, che durano ancora oggi.
“In realtà alcune commissioni non hanno mai smesso di riunirsi e di lavorare insieme”, dice ancora Laury-Anne. È il caso del gruppo Educazione popolare in Piedi, che si incontra sulla piazza ogni settimana, senza alcuna interruzione ormai da un anno. “All’inizio si incontravano per discutere su un problema o di una idea, partendo da una esperienza oppure da una riflessione personale – spiega Adèle – A partire dalla fine del periodo delle vacanze dell’anno scorso, è emersa la voglia di sognare, di discutere di quale società vogliamo”. Ogni domenica, per circa due ore, un gruppetto di irriducibili utopisti immagina in questo modo il mondo dell’immediato futuro. “Abbiamo già oltre duecento pagine di resoconti, con delle idee straordinarie sullo spazio per i bambini o la costruzione della pace“, aggiunge Adèle. Secondo lei, nessuno intende abbandonare la piazza per incontrarsi in un luogo al chiuso. “L’occupazione di una spazio pubblico permette di modificare i rapporti sociali; nessuno ha uno status o una etichetta, i rapporti di forza o di seduzione non esistono più”.
“In origine, c’era una sensazione di tradimento”
La metamorfosi di Nuit debout non si è realizzata senza conflitti, ricorda Adèle, “In agosto, quando la piazza si era chiaramente spopolata, ci sono state vivaci discussioni sulla opportunità e il modo di rilanciare il movimento. Si era determinata una forma di gerarchia tra le differenti strategie d’azione possibili, e questo fatto ci ha diviso e ha causato l’abbandono da parte di non poche persone”. Secondo Adèle, la forza del movimento era proprio quella condivisione e quella collaborazione tra le diverse strategie di lotta, tra essere più o meno disobbedienti, con idee di democrazia diretta o di cittadinanza oppure anarchiche.
“Nuit debout ha fatto parte di questa convergenza di forme di lotta che partivano dal basso”, spiega Benjamin Sourice, autore di un libro intitolato La democrazia delle piazze, che uscirà il prossimo 21 aprile. Lui preferisce il termine di “confluenza”, traduzione della parola spagnola confluencia, per descrivere questa articolazione tra i movimenti che seguono pratiche diverse, senza peraltro che si verifichi una fusione o una unità. ”Si sono create delle reti tra le lotte, si sono presi dei contatti tra dei collettivi”, così il fenomeno viene descritto da Laury-Anne. In questo modo, membri di Ecologia In Piedi si sono recati a Notre Dame des Landes, a Bure o si sono schierati a fianco del collettivo per il Triangolo di Gonesse, in lotta contro il megaprogetto di Europa City. “Il collettivo si ricostituisce regolarmente per realizzare delle azioni puntuali, per andare in aiuto di altri militanti, per creare dei legami tra le lotte in corso in punti diversi del territorio”, spiega Sylvain di Ecologie debout.
Tutti negano l’idea che Nuit debout sia scomparsa al momento dello smontaggio degli ultimi striscioni. “Noi non siamo legati nè a un luogo nè a un luogo – insiste Antoine, che cogestisce le reti sociali – Noi siamo una rete, una dinamica, non ha alcuna importanza né la forma né il luogo“. Solo un tema particolare sembra aver avuto una importanza superiore a quella dei collettivi, dei collegamenti e dei mesi: la democrazia. Le commissioni, d’altronde, su questo tema hanno elaborato dei progetti concreti. “Obbligando il governo a rinunciare al dibattito parlamentare (secondo l’art.49.3 della costituzione) e poiché il 70 per cento della popolazione esprimeva il suo disaccordo contro la legge sul lavoro,(…) è stato dimostrato che il nostro paese soffriva di un grave problema di democrazia”, scrive Benjamin Sourice nel suo libro.
“All‘inizio di Nuit debout, si percepiva un senso di tradimento: tradimento da parte di un governo che non mantiene le sue promesse, non ascolta il popolo e si impone con la forza contro delle posizioni diffuse”. Molto inserito a Rennes, Matthieu ha partecipato insieme ad altri all’elaborazione collettiva e partecipata della “Proposte del 32 marzo” una raccolta di idee e di denunce dirette a cambiare il nostro sistema politico. Tra queste linee di lavoro presentate sabato Primo aprile a Parigi al Giardino delle Tuileries: dare ai cittadini la capacità di influire in modo continuativo sulle decisioni, ridurre al massimo l’estrema presidenzializzazione del sistema, accrescere il controllo dei cittadini sui loro rappresentanti, garantire il pluralismo dell’informazione.
“Un appello alla democrazia e un luogo di sperimentazione”
Oltre a queste proposte, le commissioni sulla democrazia desiderano istituire un tribunale dei cittadini, per riflettere, al di là di Nuit Debout, su una nuova Costituzione. Con lo scopo di proporre un nuovo modo di vedere la campagna elettorale, un gruppo di partecipanti alle Notti in Piedi contribuisce al sito Specchio 2017, che mette in valore delle iniziative dei cittadini nei confronti delle promesse dei candidati. D’altra parte, molti dei partecipanti alle Notti ne sono convinti: Nuit debout ha esercitato una certa influenza sulla campagna elettorale, rendendo popolari dei temi come la Sesta Repubblica o il reddito universale.
“Nuit debout appariva essere sia come un appello alla democrazia che come un luogo di sperimentazione di questa stessa democrazia – aggiunge Benjamin Sourice – Poiché non è più possibile parlarne senza nello stesso momento applicarla”. Per il ricercatore, questo movimento europeo dell’occupazione delle piazze – Spagna, Grecia, Francia – porta con sé un rinnovamento dell’ideale democratico: i valori e le ideologie espressi si applicano immediatamente, nell’organizzazione delle assemblee o delle azioni. La documentarista Mariana Otero ha seguito per tre mesi i lavori dell’assemblea e della sua commissione a Piazza della Repubblica. Il suo documentario, L’Assemblea, dovrebbe uscire in autunno, sempre che riesca a trovare dei finanziamenti. Per lei, Nuit debout è stato “un luogo di riappropriazione del poter politico da parte dei cittadini, attraverso la riconquista della parola”.
https://vimeo.com/210246260
E questa prese di coscienza del potere di agire da parte di ciascuno è destinata a durare, secondo lei. “Noi abbiamo tutti tra i nostri conoscenti delle persone che si sono politicizzati con Nuit debout, e che oggi contribuiscono al lavoro di altri collettivi”. Adèle si ricorda infatti di un suo amico professore del liceo professionale che ha visto i suoi allievi interessarsi improvvisamente ai problemi del settore pubblico e cominciare a richiedere dei dibattiti a scuola. Laury-Anne si ricorda di questo giovane di diciannove anni, nuovo alla politica, che ha deciso di presentarsi come candidato alle elezioni legislative dopo aver passato del tempo a Piazza della Repubblica. “Le persone di lingua inglese parlano di empowernment (acquisire la coscienza di avere dei poteri) per definire questa presa di coscienza e questa sperimentazione del proprio potere di agire – propone Antoine – Tutto ciò fa rinascere la speranza, fa provare della gioia, Nuit debout ha cambiato tutti noi”.
“Ibridazione dei valori e costruzione di nuove pratiche di militanza”
Spazio di politicizzazione, di trasmissione e di autoformazione intergenerazionale, Nuit debout ha permesso “una ibridazione dei valori e la costruzione di nuove pratiche di militanza – ne è convinto Benjamin Sourice – In una piazza pubblica, diverse categorie di militanti, – organizzazioni non governative, sindacati, cittadini, collettivi, – ci si sono ritrovati. Questa dinamica di dialogo, di stabilire relazioni, e di confronto con nuovi pubblici spesso non qualificati, hanno spinto verso un aggiornamento delle stesse pratiche e dei discorsi dei militanti”. Il patrimonio comune delle azioni si è quindi ampliato: disobbedienza civile, azioni dirette, mobilitazioni di breve durata (flash mob), occupazioni, boicottaggi, utilizzo delle reti sociali… ”Un nuovo linguaggio militante si è diffuso, più accessibile, meno teorico, centrato sulle spiegazioni, sul vissuto, sulle esperienze personali piuttosto che su un approccio intellettuale”.
“Ciò che Nuit debout ha apportato alla società non si può toccare con mano né misurarlo – osserva Laury–Anne – Le persone si attaccano a ciò che si produce, a ciò che porta un profitto… ma Nuit debout non può essere fatto rientrare nei codici classici del nostro sistema produttivistico”. Da qui nascono certi discorsi impregnati dal concetto di “fallimento”. “Tuttavia, ciò che ci è stato instillato è molto profondo”, garantisce Marianna Otero. Tutti sono convinti di una cosa: la dinamica può rinascere in qualunque momento, come nel caso delle manifestazioni contro le violenze della polizia. ”Le reti sono state intrecciate, le competenze rispettive sono decise, il dispositivo è là, è pronto“ precisa Antoine.
Per Laury-Anne, lo scopo di questo fine settimana (1/2 aprile, l’articolo è stato scritto il 31 marzo, ndr) di anniversario non è quindi quello di “rilanciare” o di “far rinascere” Nuit debout, perché il movimento in realtà non si è mai interrotto. Ma questo momento deve servire “a contrastare l’idea pregiudizievole che tutto ciò non ha dato alcun risultato. Noi vogliamo mostrare la moltiplicazione dei collettivi, le connessioni create, i cambiamenti indotti. Dobbiamo bloccare chiunque affermi che il bicchiere è mezzo vuoto!”.
E dopo? Oltre a tutte le iniziative già avviate che continueranno a funzionare, prevediamo degli appuntamenti settimanali per lo scambio di esperienze e di informazioni, come fosse una specie di “agenda vivente delle lotte” che dovrebbe vedere la luce a partire da domenica con il nome di Primavera 2017.
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