Dichiarazioni sul trattato transatlantico impensabili fino a pochi mesi fa, un fuggi fuggi generale da un negoziato che pare sempre più indigeribile. Ma le prese di posizione degli ultimi giorni non dicono tutto e rischiano, al contrario, di far passare in modo surrettizio altri accordi altrettanto preoccupanti. Tentando ancora una volta di esautorare parlamenti e soprattutto cittadine e cittadini europei. Per questo i movimenti sociali lanciano la sfida al Consiglio Europeo di settembre, a Bratislava
di Alberto Zoratti e Monica Di Sisto*
Quando la nave affonda i topi scappano. E se l’affondamento rischia di essere elettorale, allora le scialuppe di salvataggio non bastano più. C’è voluto il viceministro tedesco per l’economia Sigmar Gabriel per rompere l’aura di presunto consenso attorno al T-tip, il costantemente ammalato trattato di libero scambio tra Stati uniti e Unione europea al centro di polemiche politiche ma, soprattutto, di partecipate mobilitazioni in tutta Europa.
Era appena iniziata l’estate, quando il presidente Juncker chiese la prova d’amore al Consiglio Europeo, domandando formalmente il rinnovo del mandato concesso alla Commissione europea per negoziare il T-tip. Erano passati mesi difficili, dopo le mobilitazioni Stop T-tip di Hannover, di Roma, dopo la diffusione delle bozze del trattato e dopo che diversi Parlamenti nazionali hanno cominciato a esprimere una certa irritazione davanti alla spregiudicatezza della Commissione Europea e del caponegoziatore Ignacio Bercero nel non prendere in seria considerazione le preoccupazioni (sensate e motivate) della società civile. Del resto stava montando anche la polemica sul Ceta, l’Accordo con il Canada già approvato e in attesa di ratifica, su cui si giocò uno scontro al calor bianco tra movimenti sociali, governi europei e Commissioni su chi dovesse ratificare o meno l’Accordo (il ministro italiano Carlo Calenda, per inciso, era favorevole a esautorare i parlamenti nazionali d’accordo con la Commissione Europea, come reso pubblico dalla Campagna Stop Ttip Italia).
Se Gabriel ha aperto le danze, neanche ventiquattro ore dopo il viceministro francese all’economia Fekl ha dato il colpo di grazia, dichiarando che “non c’è più il sostegno politico della Francia a questi negoziati”. E a seguire l’europarlamentare S&D Gianni Pittella che su twitter (@giannipittella) dichiara che “in mancanza di rassicurazioni sugli effetti, il sostegno del mio gruppo al #Ttip oggi è oggi altamente improbabile”. Un dietro front che se non fosse positivo nel significato politico sarebbe da catalogare nel cassetto delle dichiarazioni “imbarazzanti”.
L’ARCHIVIO CON GLI ARTICOLI DEDICATI AL TTIP
Tutto bene ciò che finisce bene? Tutt’altro. Il gioco non è finito e per ora stiamo assistendo alla semplice passo di valzer delle Cancellerie europee. Perché tutto sia definitivo bisognerà aspettare il Consiglio Europeo che si riunirà a Bratislava a metà settembre, perchè solo in quel consesso sarà possibile ritirare il mandato concesso nel giugno 2013 alla Commissione Europea per negoziare il Ttip. E nulla è scontato.
Così come non è da sottovalutare la questione Ceta, ormai approvato due anni fa e in via di ratifica e che rischia di essere applicato provvisoriamente (lo strumento della provisional application) prima della ratifica dei Parlamenti nazionali. L’ulteriore esautoramento dei poteri in questa Europa costruita ad uso e consumo dei burocrati a cui si stanno opponendo le campagne Stop T-tip e i movimenti sociali di mezza Europa come dimostra la lettera recentemente inviata alla Commissione Commercio del Parlamento europeo da decine di organizzazioni, tra cui la Campagna Stop T-tip Italia e l’italiana Fairwatch.
La spinta è sul T-tip, ma con un occhio al Ceta quindi. Per questo il 17 ci saranno mobilitazioni in tutta la Germania e in Austria contro T-tip e Ceta mentre il 20 sarà la volta di Bruxelles. L’obiettivo è mettere sotto pressione i ministri al commercio europei che il 22 e 23 settembre a Bratislava, in un Consiglio informale, decideranno se spingere per l’approvazione del Ceta.
Il primo appuntamento italiano è il 5 settembre a Gonzaga, in provincia di Mantova, dove alla più antica fiera agricola d’Italia, la Fiera Millenaria, arriverà il maxi Cavallo di Troia simbolo delle più recenti battaglie antiT-tip in tutta Europa e partirà un lungo autunno di iniziative nazionali per mettere la parola fine a T-tip e Ceta.
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tiziano cardosi dice
Bene, come immaginavo ci ha salvato la confindustria tedesca. La borghesia teutonica mi pare meno tonta di quella italica. Ma, come giustamente dite, i rischi non sono per nulla finiti, soprattutto non è finita una politica economica criminale all’interno della UE.
Quando una campagna contro il MES (meccanismo europeo di stabilità)?
lino colombatto dice
è la stessa cosa svegliatevi, il 90% delle ditte aderenti al ceta sono americane, il ceta è stato creato per aggirare il ttip, sapevano già da tempo che potevano sorgere problemi,l’unica maniera per scappare a questo inganno è uscire dall’europa
pie dice
ma che salvato!! Ora siamo nelle mani di ste merde di europei che vietano l’importazioni di beni che qui costano 100 volte tanto come le vitamine
Viva il ceta