di Francesco Paniè*
Il TTIP «deve essere firmato entro la fine dell’anno». Parola di Barack Obama, deciso a imprimere una accelerazione ai negoziati tra Usa e Ue dopo il vertice di Hannover. Ma la società civile giocherà tutte le sue carte per impedirlo. Per questo ci troveremo a Roma, sabato 7 maggio, con l’obiettivo di cementare un’alleanza variegata e risoluta contro il TTIP e gli accordi di libero scambio, negoziati lontano dal controllo pubblico e alle spalle dei cittadini. Sfileremo a migliaia in un corteo la cui partenza è prevista alle 14 da piazza della Repubblica .
Sarà una piazza di popolo, gremita da uomini e donne provenienti da diverse organizzazioni in difesa dell’ambiente e della società civile, con la presenza di una fiera dei piccoli produttori agricoli minacciati dal trattato. Ancora una volta, e non sarà l’ultima, le forze sociali italiane si troveranno unite nella resistenza all’imposizione di un modello di vita che innerva oggi una gran parte delle società occidentali. Un paradigma che non contempla la solidarietà e l’uguaglianza, se non come inutili intralci nella corsa al profitto. Dalla piazza si leverà alta la voce di cittadini uniti nella madre delle battaglie democratiche: quella contro il TTIP, l’accordo di libero scambio tra Stati Uniti e Unione europea, i cui negoziati sono giunti a una fase cruciale. Adesso o mai più, dichiarano i timonieri della trattativa, disposti perfino a chiudere un accordo in forma di bozza pur di portare a casa un risultato entro il mandato del presidente Obama. Non potrebbe accadere niente di peggio: l’implementazione delle disposizioni quadro, infatti, verrebbe demandata a gruppi di tecnici che nelle segrete stanze avrebbero la libertà di picconare, senza controllo pubblico, le normative frutto di tante conquiste popolari.
Al cuore del TTIP vi è quell’idea di mondo propria del neoliberismo, per cui l’unica legge che può governare le nostre esistenze dev’essere quella del mercato, simile in tutto e per tutto alla legge della giungla. Nessuna tutela per gli ecosistemi, serbatoi di risorse da sfruttare senza preoccuparsi del loro irreversibile deterioramento. Nessun freno alla mercificazione della vita di tutti gli esseri viventi. Nessuna barriera alla privatizzazione, con l’obiettivo di annientare l’idea stessa di bene comune e i meccanismi di solidarietà.
Sono forze di disgregazione quelle che animano il trattato transatlantico, tese a sopprimere gli anticorpi democratici che ancora tentano di porre i diritti umani e civili al centro dei modelli sociali. Siamo chiamati ad un impegno decisivo: dobbiamo rifiutare un accordo devastante, ad uso e consumo di grandi multinazionali e gruppi finanziari, dal quale avremmo tutto da perdere e nulla da guadagnare, proprio perché ispirato da valori lontani da ogni senso di comunità e partecipazione. La risposta deve venire dal basso, con gli strumenti che di cui disponiamo: la petizione popolare rivolta alle autorità locali, il micro finanziamento della Campagna Stop TTIP e la partecipazione a questo momento di piazza.
Vi aspettiamo sabato 7 maggio (qui tutte le informazioni) per costruire insieme un ampio fronte nazionale di dissenso e dimostrare alle istituzioni e ai cittadini che un altro mondo non solo è possibile, ma quantomai auspicabile. Dobbiamo continuare a lavorarci insieme.
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