È andato fino a Bruxelles, il neogovernatore, per dire che vuole cambiare la reputazione della Calabria. I cittadini ne sentono certo un gran bisogno ma avranno ormai fatto tesoro del livello di credibilità delle solenni promesse di cambiamenti che vengono dall’alto. Se quando è stato eletto Occhiuto, per la terza volta consecutiva, gli elettori andati alle urne sono stati meno di quelli che le hanno disertate, una ragione ci sarà. La fitta panoramica delle esperienze di economia sociale, solidale e trasformativa che trovate qui racconta un’altra, ben diversa speranza di cambiamento. Una speranza che non promette ma mette in pratica forme di produzione, distribuzione e consumo che costruiscono giorno per giorno una realtà concreta. Quella che ambisce a collegarsi meglio per diventare sistema e trasformare il territorio costruendo comunità e società locali che non avranno mai bisogno di rifarsi una reputazione

In Calabria le esperienze che si collocano nel grande mondo delle economie sociali, solidali e trasformative sono molteplici. La crisi legata alla pandemia ha messo a dura prova anche queste attività che, nonostante tutto, hanno continuato a lavorare in contesti locali a volte sfavorevoli, nel tentativo di innescare un cambiamento a livello sociale, ambientale ed economico nei territori dove si trovano ad operare.
Ogni esperienza ha riorganizzato le proprie attività e cercato di favorire forme solidali di commercializzazione a vantaggio di chi consuma e di chi produce, attraverso reti di relazione e rapporti diretti.
Hanno continuato le proprie attività gli attivisti della rete che opera nel cosentino da quasi 15 anni UTOPIE SORRIDENTI. In particolare il Gruppo di Acquisto Solidale (GAS) di Cosenza che ha portato avanti la distribuzione dei prodotti, non solo ortofrutticoli, riorganizzando le attività attraverso la consegna a domicilio. Attività non svolta prima della pandemia, ma resasi necessaria per continuare la distribuzione.
In tal modo, è stato possibile far arrivare i prodotti, naturali e biologici, alle famiglie che da anni sostengono queste forme etiche di produzione. Fra le altre attività si è data continuità al progetto “IL SEME CHE CRESCE” , riuscendo a trasformare il frumento antico e la produzione di pasta secca e altri trasformati. La riorganizzazione delle attività con la distribuzione a domicilio ha visto aumentare il numero di “cassette” di prodotti che erano distribuiti prima della crisi pandemica.
Le difficoltà che hanno attraversato tante famiglie e piccoli produttori hanno generato una risposta altrettanto importante che si è resa concreta con l’esperienza COSENZA SOLIDALE, una fitta di rete di associazioni dell’area urbana cosentina, che è stata la risposta reale a tanti bisogni che molte famiglie si sono trovate ad affrontare.

Le problematiche legate alla crisi sociale aggravata da questo periodo hanno anche dato l’opportunità a tante associazioni di promuovere momenti di riflessioni collettive per la creazione di un nuovo e partecipato percorso nell’area urbana cosentina.
Tale progetto vuole provare a dare risposte attraverso una nuova prospettiva, in altre parole “uno sguardo alternativo da SUD, dall’angolo visuale degli esclusi, partendo da chi vuole costruire incompatibilità allo stato presente delle cose collettivamente rompendo la catena dell’egocentrismo e dell’individualismo”. Questo è uno dei punti di partenza del progetto SUDALTERNO.
La crisi non ha impedito di continuare a lavorare anche nelle aree più interne della Calabria, come hanno fatto nell’area del reventino, nel comune di Decollatura (CZ) l’esperienza ORTO CORTO . Con questo progetto nato alcuni anni fa, ma costituitasi proprio a ridosso della crisi pandemica, si è puntato ad una produzione naturale sperimentando tecniche di biodinamica e permacultura, seguendo i principi agrocologici.

In tal modo, attraverso una produzione sana e in relazione con il territorio, si è puntato alla valorizzazione di semi antichi (come il grano censarola o i fagioli monachella, l’uacchiu e vua e la chiumbina), anche attraverso la vendita diretta tramite mercatini locali e consumatori attenti a prodotti naturali.
In questo periodo di crisi e difficoltà generali ha continuato la produzione e la vendita di prodotti anche l’azienda FRAGIACOMO a LAMEZIA Terme (CZ) (pagina Fb qui).
Pasquale Fragiacomo, fra i pionieri dell’agricoltura biologica in Calabria (azienda certificata sin dal 1994), che conduce le attività insieme alla moglie Doris e il figlio, ha continuato la produzione e commercializzazione di miele, confetture e marmellate, mirtilli e piccolo frutti, e la commercializzazione sia nella storica bottega di Lamezia, sia attraverso il GAS Fratello Sole e i suoi aderenti.
Spostandoci ancora più a sud, in provincia di Reggio, hanno continuato non senza difficoltà anche esperienze consolidate come il Consorzio EQUOSUD che è riuscito a mantenere attiva la produzione anche attraverso il gruppo di acquisto GASLICO; la cooperativa SOS ROSARNO attraverso la commercializzazione di agrumi e il consorzio sociale GOEL con varie attività che offrono opportunità anche attraverso reti lunghe di commercializzazione in Italia.
Dalla crisi, anche in provincia di Reggio, sono nate nuove esperienze come la Società Cooperativa Impresa Sociale DELLA TERRA CONTADINANZA NECESSARIA . Produzione di agrumi, ma anche prodotti trasformati come le marmellate e confetture, miele, mandorle e fichi, ortaggi e pane., con la vendita diretta sia attraverso vai GAS in Italia ma nel contesto locale attraverso punti vendita e mercatini (“BOTTEGHE DELLE TERRE DEL SOLE”, nel centro storico di Reggio Calabria, all’ ARCI RED di Cosenza, e presso LA CANTINA DELL’OROLOGIO in piazza della Repubblica a Polistena).
Negli ultimi anni sono nate in Calabria e si stanno diffondendo alcune esperienze interessanti come le COOPERATIVE DI COMUNITA’ e alcuni BIODISTRETTI.
Tra le iniziative realizzate durante l’ultimo anno e che stanno contribuendo a creare reti solidali in Calabria c’è da segnalare l’esperienza di Kalabria ECOFEST. Festival atipico, locale e glocale. Verso un mondo più equo, sostenibile e consapevole.

A questa esperienza che si è tenuta a Polia, un piccolo comune della Provincia di Vibo Valentia, hanno partecipato tante realtà che operano in vari settori e ambiti, dall’agricoltura sostenibile, al turismo, all’educazione, alla musica, esperienze legate al mondo della permacultura e degli eco-villaggi.
La prima edizione tenutasi nel 2021 è stata sicuramente un’esperienza partecipata e si auspica che il prossimo anno possa sempre più raccogliere nuove adesioni e far crescere le relazioni fra le reti solidali calabresi.
Se da queste esperienze sembrano nascere riflessioni e forme di resistenza per la creazione di modelli di produzione e commercializzazione di economia sociale, solidali e trasformative, come fare affinché possano diventare sistema?
Come poter rafforzare esperienze che partendo da valori etici, di solidarietà si possano creare esperienze territoriali capaci di trasformare contesti locali? Si parla spesso di collaborazione e di fare rete, ma come creare circoli virtuosi anche in collaborazione con altri soggetti del territorio?
Una delle prime necessità cui si dovrebbe pensare è la formulazione di nuove ‘visioni’ del futuro, che possano essere in grado di suggerire un nuovo quadro di obiettivi e attività, la ridefinizione di nuovi ruoli per i diversi attori sociali istituzionali e non, e alcune strategie innovative con cui alimentare azioni necessarie per raggiungere nuovi e diversi (e sostenibili) equilibri, che siano veramente capaci di allontanare l’attuale crisi.
In questa prospettiva, pertanto, è opportuno domandarsi quali potrebbero essere alcuni dei possibili protagonisti di questo cambiamento? Con quale diverso ruolo e con quale strategia innovativa questi attori potrebbero assicurare un’azione incisiva alle parti della società per la costruzione di una diversa coscienza sociale?
La Calabria, come tante altre regioni del meridione, ha sicuramente bisogno di ripartire da pratiche di economie solidali e trasformative. Una risposta potrebbe arrivare dal mondo universitario e dalle attività di terza missione che competono agli atenei.
Ovvero affiancare alle missioni tradizionali di insegnamento (prima missione, che si basa sulla interazione con gli studenti) e di ricerca (seconda missione, in interazione prevalentemente con le comunità scientifiche e dei pari), attività che possano contribuire a diffondere la cultura scientifica e le conoscenze e competenze acquisite attraverso la ricerca nei territori locali.
Di recente quest’approccio sta diventando sempre più orientato non solo verso il territorio, ma attento all’impatto sociale che le attività di trasferimento possono generare.
In altri contesti non europei le Università pubbliche giocano un ruolo rilevante per i territori e il coinvolgimento attivo in progetti capaci di trasformazione verso modelli sostenibili da un punto di vista sociale, ambientale e economico.
*ricercatore Università della Calabria (UNICAL)
Ottima descrizione di alcune delle realtà ecosostenibili e solidali sparse nella nostra bella Calabria. Grazie Mario Coscarello!