La rete di caffetterie che aderisce al progetto “Pay as You Feel” nel Regno Unito (ma anche in Australia) offre pasti preparati con alimenti tolti dagli scaffali ma ancora perfettamente commestibili. Il prezzo lo decidono i cittadini clienti: un’opportunità per chi non è in grado di cucinare tutti i giorni autonomamente, come tante persone anziane, e per chi allo stesso tempo si trova in difficoltà economica. Dal 2013 salvate oltre 300 tonnellate di cibo
di Bruno Casula
Ogni anno nelle case del Regno Unito vengono buttate via 4,2 milioni di tonnellate di cibo ancora commestibile. Altrettante sono le tonnellate di alimenti che vengono gettati via perché non sono più buoni. Complessivamente il cibo che esce dalle case d’oltremanica per diventare rifiuto costituisce la metà circa di tutti i rifiuti alimentari del paese.
È appurato, nel Regno Unito come altrove: chi se lo può permettere, nella maggior parte dei casi compra troppo e compra male, chi invece non se lo può permettere soffre la fame. Gli ultimi dati, che arrivano da uno studio della Heriot-Watt University di Edimburgo, dicono che nel Regno Unito almeno 1,25 milioni di persone, delle quali 300mila bambini, vivono in condizioni di estrema povertà. Il consumo critico e moderato è praticato da pochi. Tuttavia è appurato anche che lo spreco alimentare non sia imputabile solo ai consumatori, ma anche a produttori e distributori.
A questo proposito è importante sottolineare che nel 2014, secondo il British Retail Consortium, alcuni dei principali distributori di generi alimentari britannici riuniti insieme sono riusciti a ridurre di 20 mila tonnellate lo spreco alimentare dei supermercati rispetto a quello del 2013. L’associazione, che rappresenta l’intera serie dei dettaglianti, dai grandi e ipermercati fino ai piccoli magazzini, afferma che dalle 200 mila tonnellate di eccedenze alimentari calcolate nel 2013 fa si è passati alle 180 mila dell’anno successivo. E i numeri potrebbero crescere ancora grazie ad altre iniziative, come quella dei cafè Pay as you sent di Real Junk Food Project: si tratta di una rete di caffetterie che intercetta cibo di scarto ancora buono prima che venga gettato via, per produrre pasti che i clienti possono pagare ad un prezzo che loro stessi ritengono sia quello giusto. Un’opportunità per chi non è in grado di cucinare tutti i giorni autonomamente, come tante persone anziane, e per chi allo stesso tempo si trova in difficoltà economica.
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L’ultima azienda ad aver aderito al progetto è il supermercato on line Ocado, che si è impegnata a rifornire la rete di quei prodotti ordinati e poi annullati dai propri clienti, che nella maggior parte dei casi verrebbero buttati via. Si stima che oltremanica dal 2013 l’organizzazione abbia salvato dalla spazzatura 324,8 tonnellate di cibo per creare quasi 200 mila pasti. Tuttavia il progetto “Pay as yu feel” non riguarda più solo il Regno Unito ma si sta espandendo anche in altri paesi europei e in Australia.
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Virginia Benvenuti dice
Al Teatro Valle occupato lo abbiamo sperimentato anche noi il Pay as you feel quando facevamo bar. È stato un esperimento bellissimo nel vedere le reazioni della gente: la maggior parte era imbarazzata perché non abituata a valutare autonomamente il giusto prezzo delle cose, ma molti – quando gli dicevo di dare quanto loro ritenevano giusto dare e quale fosse il giusto valore – mi davano molto di più di quanto avrebbero pagato a un normale bar… quel gesto di libertà e fiducia, finiva per aggiungere valore alla birra o al caffè che prendevano… bellissimo!