Già nel 2017 Bezalel Smotrich col suo Piano Decisivo, una sorta di Mein Kampf, aveva ben chiaro il destino a cui indirizzare il popolo palestinese ponendolo di fronte a tre opzioni: essere assorbiti in piccole comunità autogestite all’interno della grande Israele e, con “lecito deficit di democrazia”, non poter esercitare diritto di voto alle elezioni politiche; oppure, evacuare i territori a fronte di un obolo incentivante; infine, una Soluzione Finale ossia lo sterminio messo in pratica dal “forte e astuto esercito israeliano”. Un corpus teorico che, a detta dello stesso ministro israeliano delle Finanze nonché ministro “aggiunto” alla Difesa con poteri speciali nella gestione dei Territori Palestinesi Occupati, è frutto di una letterale interpretazione del biblico volere divino trasposto ai nostri giorni. Pasquale Liguori traccia un ritratto analitico dell’uomo che ha voluto un accordo che sancisce la subordinazione anche formale della gestione della Cisgiordania agli interessi nazionali e sociali dello Stato israeliano per diventare una sorta di governatore plenipotenziario coloniale dei Territori Occupati
“David Ben-Gurion avrebbe dovuto finire il lavoro e cacciare tutti gli arabi da Israele quando è stato fondato”, “I Palestinesi? Non esistono”, “Bisogna radere al suolo il villaggio di Huwara”, “Sono un fascista omofobo”. È la summa di esternazioni che ben traccia il profilo ideologico di Bezalel Smotrich, ministro israeliano delle Finanze nonché ministro “aggiunto” alla Difesa con poteri speciali nella gestione dei Territori Palestinesi Occupati.
Avvocato, ebreo ortodosso, fervido sostenitore di uno stato teocratico, Smotrich è prima di ogni altra cosa un colono residente nell’insediamento illegale di Kedumim nella Cisgiordania settentrionale. Di problematico con la legge, anche verso quella del suo Paese, può vantare la detenzione nel 2005 per un fallito attentato incendiario durante le proteste contro lo smantellamento delle colonie ebraiche a Gaza (operazione, peraltro, di facciata voluta dall’allora primo ministro Sharon).
Smotrich è dal 2019 il leader di Tkuma, Partito del Sionismo Religioso che, alleato con l’altra organizzazione di estrema destra Otzma Yehudit-Potere ebraico capeggiata da Itamar Ben-Gvir, ha ottenuto oltre mezzo milione di consensi alle ultime elezioni politiche. Un risultato elettorale questo che ha fruttato 14 seggi alla Knesset, fondamentali per la nascita del nuovo governo di destra ed estrema destra insediatosi alla fine dello scorso dicembre.
A differenza del collega Ben-Gvir, anch’egli ministro nel neocostituito esecutivo israeliano e noto come “pagliaccio di TikTok” protagonista di frequenti manifestazioni violente e razziste, Bezalel Smotrich adotta uno stile sì appariscente ma meno folcloristico, improntato com’è a un messianismo intriso di incitamento all’odio verso i palestinesi e al consolidamento del regime di apartheid nei loro confronti.
Nei vertici dedicati alla composizione del governo, il peso parlamentare di cui dispone ha motivato Smotrich alla richiesta della titolarità del ministero della Difesa. Si sarebbe però trattato di un incarico indesiderabile anche per l’alleato americano con l’esercito israeliano subordinato a un acceso oltranzismo. Non avendo nemmeno svolto un significativo periodo di leva militare, cosa di assoluta rilevanza in Israele, ha dovuto recedere da tale aspirazione. Netanyahu, a caccia di sostegno per varare il governo e quindi avviare la riforma/golpe utile anche a bloccare i processi a suo carico per frode e corruzione, ha offerto a Smotrich il dicastero delle Finanze insieme al prezioso e anomalo incarico di ministro “aggiunto” alla Difesa con deleghe speciali sulla Cisgiordania.
Più che per le previsioni finanziarie e le politiche mirate a controllo e qualità di spesa e bilancio dello Stato, Smotrich si è subito segnalato per la forte accelerazione che ha impresso a una serie di procedure riguardanti l’espansione territoriale di Israele miranti a legalizzare insediamenti e avamposti coloniali nei Territori Palestinesi Occupati. Mantenendo una scaltra e quasi defilata posizione dal clamore suscitato dall’iter di approvazione della riforma/golpe giudiziaria, si è dedicato alla stipula di formali intese e provvedimenti inscritti in una strategia di chiara matrice annessionista della Cisgiordania.
A febbraio, il governo ha decretato un piano per la costruzione di oltre 7mila unità abitative negli insediamenti riconosciuti da Israele (e comunque illegali, in aperta violazione della Quarta Convenzione di Ginevra). Inoltre, in risposta a un attentato compiuto a Gerusalemme con vittime ebraiche, si è subito dato il via al processo di legalizzazione di nove avamposti coloniali in Cisgiordania. Questo è però soltanto un assaggio di ciò che si progetta. Secondo fonti e documenti attendibili, in cima ai dossier impilati sul tavolo di Smotrich e colleghi vi è un piano specifico di riconoscimento di tutti gli avamposti situati sulle terre palestinesi connessi a risorse idriche ed elettriche statali e configurandoli come quartieri amministrativamente autonomi di insediamenti già considerati “legali” dal diritto israeliano. In pratica, un vasto condono colonizzatore in piena e criminale violazione del diritto internazionale. Ne è seguita la condanna internazionale da parte di Onu, Stati Uniti e Unione Europea e l’arrogante pianificazione di nuove costruzioni si è mutata in provvisoria merce di scambio nelle opache trattative tenutesi in Giordania ed Egitto tra esponenti israeliani e dell’Autorità Palestinese sotto l’egida degli Usa. Il piano di espansione e consolidamento coloniale è stato così congelato solo per qualche mese al fine di evitare un peggioramento della crisi territoriale coi palestinesi. Resta però incombente l’obiettivo di fondo delle politiche perseguite dall’esecutivo israeliano con una stigmatizzazione internazionale percepita dagli ingegneri dell’apartheid come rituale ovvio quanto flaccido da spingere Smotrich ad affermare che “è lecito essere in disaccordo tra amici. Alla fine, però, faremo quello che riteniamo giusto il nostro bene, gli amici capiranno”.
In questo contesto si inserisce l’aumentata pressione a livello politico, normativo e militare con finalità di evacuazione delle comunità palestinesi dai territori di Masafer Yatta, Khan al-Ahmar, Sheikh Jarrah e la costruzione di infrastrutture nel cosiddetto corridoio E1 che isolerebbe Gerusalemme est causando oltretutto l’interruzione di contiguità territoriale tra nord e sud dei Territori Palestinesi Occupati. Un’imponente operazione che pregiudicherebbe definitivamente la formazione geograficamente coerente di un ipotetico Stato palestinese.
Ancora, si è proceduto speditamente a cancellare le clausole della Legge sul Disimpegno che vietavano ai coloni di rientrare negli insediamenti in Cisgiordania di Homesh, Ganim, Kadim e Sa-Nur, sgomberati nell’ambito del piano di smantellamento del 2005.
Dal canto suo, Orit Strook ministra per le Missioni nazionali, parlamentare eletta nelle liste di Smotrich, ha inoltre promesso il raddoppio di fondi (40 milioni di shekel, circa 10 milioni di euro) da destinare all’assunzione di ulteriori ispettori e all’acquisto di droni e altri strumenti di indagine e di controllo per intensificare le attività di sorveglianza del territorio palestinese in area C e, al contempo, inibire sul nascere tentativi edilizi da parte dei residenti.
Sono poi migliaia gli ettari ulteriormente confiscati ai palestinesi per la costruzione di imponenti strade a percorrenza veloce. “Questi nuovi progetti stradali hanno lo scopo di facilitare il movimento esclusivo dei coloni ebrei in Giudea e Samaria” ha tenuto a precisare Smotrich. Si tratta di opere che, trasformando la natura territoriale, riducono a brandelli infinitesimali le già isolate aree abitate da palestinesi.
Già nel 2017 Smotrich col suo Piano Decisivo, una sorta di Mein Kampf, aveva ben chiare il destino a cui indirizzare il popolo palestinese ponendolo di fronte a tre opzioni: essere assorbiti in piccole comunità autogestite all’interno della grande Israele e, con “lecito deficit di democrazia”, non poter esercitare diritto di voto alle elezioni politiche; oppure, evacuare i territori a fronte di un obolo incentivante; infine, una Soluzione Finale ossia lo sterminio messo in pratica dal “forte e astuto esercito israeliano”. Un corpus teorico che, a detta dello stesso Smotrich, è frutto di una letterale interpretazione del biblico volere divino trasposto ai nostri giorni.
Il ricorso a fonti bibliche mai assenti nella retorica di Smotrich sottende intenti subdoli che persegue con tenacia. Come accennato, in qualità di ministro aggiunto alla Difesa, ha infatti siglato un accordo con il premier Netanyahu e il ministro della Difesa Gallant per il controllo dell’Amministrazione Civile in Cisgiordania.
L’Amministrazione Civile è un organo interno al COGAT, cioè il Coordinamento delle attività governative israeliane nei Territori Palestinesi incaricata dell’amministrazione militare-civile riguardante i palestinesi senza diritto di cittadinanza e i coloni che risiedono nella cosiddetta area C cisgiordana. Con tale accordo Smotrich diviene di fatto una sorta di satrapo, governatore dei Territori Occupati annettendoli de facto all’amministrazione ordinaria dello Stato. In pratica, verrebbe a costituirsi una vera e propria “Amministrazione delle colonie” con l’ufficio di presiedere alle attività del COGAT e quindi della stessa Amministrazione Civile. Il che si traduce da un lato nell’acquisizione dei pieni diritti di cittadinanza regolamentati dalla legge ordinaria israeliana da parte dei coloni che vivono illegalmente negli insediamenti e, dall’altro, nell’aggravamento dell’apartheid a danno dei palestinesi.
Secondo il diritto internazionale, l’Amministrazione Civile è il braccio laico del governo militare ed è l’unica a poter essere abilitata a governare la Cisgiordania in corso di occupazione. Subordinarla alla dirigenza del ministero civile della Difesa costituisce palese violazione della Convenzione dell’Aia del 1907 secondo cui la gestione del territorio occupato in uno scenario di guerra è responsabilità del comando militare e non demandabile alle istituzioni civili della potenza occupante. Con la firma del recente accordo, a Smotrich verrebbe attribuito il potere di pianificazione dell’edilizia urbana negli insediamenti e delle infrastrutture (strade, acqua, energia elettrica) nonché quello relativo alle demolizioni di edifici destinati ai palestinesi approntati dall’esercito. Nel suo potere rientrerebbero, inoltre, il rilascio dei permessi di ingresso e uscita di merci e persone dai confini d’area. Insomma, uno scenario di vera e propria annessione dei Territori allo stato di Israele.
Anche gli esperti di diritto pubblico israeliano dell’Israeli Law Professors’ Forum for Democracy sostengono che l’accordo “costituisce un atto esplicito e pubblico di subordinazione della gestione della Cisgiordania agli interessi nazionali e sociali dello Stato israeliano, in esplicita violazione del diritto internazionale. L’accordo è una misura palese e formale che dà validità all’assunto secondo cui le pratiche di Israele costituiscono atti di apartheid proibita dal diritto internazionale”.
Forte dell’ottenuta investitura amministrativa, dell’ormai palesata e sdoganata volontà di annessione dei Territori Palestinesi, Smotrich è stato tra i leader capofila nella marcia di Pasquetta con migliaia di persone dirette all’evacuato avamposto di Evyatar per chiederne riapertura e ripristino abitativo da parte dei coloni. Nell’occasione, l’esercito israeliano ha permesso per la prima volta l’ingresso dei coloni in un territorio a essi proibito organizzando un evento pubblico a due anni di distanza dal suo sgombero.
Non sono sintomi sporadici, ma evidenze di intollerabili soprusi contro il territorio palestinese e il suo popolo sempre più vessati e dimenticati: un’aggressione minore, forse meno meritevole della vasta sensibilità e ingentissima spesa miliardaria globale opposte all’aggressione maggiore dello zar in Ucraina.
L’articolo di Pasquale Liguori è già uscito su Dinamopress
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