A Roma sono già alcune decine le scuole che hanno aperto alla partecipazione dei propri studenti, dei genitori, dei cittadini del territorio, che tengono aperta la scuola al pomeriggio, la sera, il sabato, la domenica, l’estate. Da loro nasce un vademecum proposto per tutti i territori. Di seguito, l’introduzione del vademecum scritta da Gianluca Cantisani
“Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne da soli è avarizia. Sortirne insieme è politica”
(Don Lorenzo Milani , Lettera ad una professoressa)
Che cosa caratterizza una scuola aperta partecipata dalle famiglie e dal territorio? Il fatto che affronta sia la quotidianità che l’emergenza elaborando visioni e soluzioni che partono dall’esperienza delle persone. Sortirne insieme è politica diceva Don Milani: una scuola aperta risolve problemi in maniera condivisa e solidale e trova soluzioni buone per tutti e sostenibili nel tempo. Soluzioni buone anche per le generazioni future che costruiscono legami profondi tra le generazioni e all’interno di una comunità.
Una comunità che funziona è una comunità che si aiuta in tutte le circostanze. Nella quotidianità quando le cose vanno bene, nella emergenza quando le cose non sono facili.
La reazione alla pandemia nelle scuole dove l’apertura nei confronti del territorio è già sperimentata registra una collaborazione tra scuola, genitori ed associazioni che permette di raggiungere le famiglie e i ragazzi più in difficoltà, riducendo il rischio di nuove esclusioni. Non si tratta però solo di continuare a fare la scuola a distanza ma di stare vicino a quelle famiglie e a quei ragazzi che vivono già in fragilità e che una qualsiasi calamità può allontanare e far sprofondare. La vicinanza tra le famiglie ossia l’appartenenza a una comunità coesa permette di far entrare in azione la solidarietà diffusa perché chi è vicino è presente ed è in grado di osservare le difficoltà e prendersene cura.
La scuola aperta partecipata è un luogo dove si costruisce tutto questo.
I risultati sono straordinari: nessuna famiglia viene lasciata sola e dove non arriva l’aiuto di uno arriva la rete comune che è in grado di farsi carico, insieme, di ogni cosa.
La scuola aperta partecipata ci educa alla condivisione, all’empatia ed alla solidarietà. Questi sentimenti permettono di costruire la comunità educante di un territorio che, accanto alla scuola pubblica, costituisce l’applicazione concreta dei principi della Costituzione.
Se si esce allora dalla visione, purtroppo molto diffusa, nella scuola pubblica, di una scuola chiusa che deve risolvere i problemi all’interno del suo fortino senza saper usare le risorse che ci sono fuori dai cancelli degli edifici scolastici è possibile in breve tempo raggiungere cambiamenti inaspettati.
A Roma sono già alcune decine le scuole che hanno aperto alla partecipazione dei propri studenti, dei genitori, dei cittadini del territorio, che tengono aperta la scuola al pomeriggio, la sera, il sabato, la domenica, l’estate. Per svolgere anche attività di ampliamento dell’offerta formativa ma soprattutto per farsi terreno d’incontro al di fuori dell’orario scolastico tra studenti, genitori, cittadini, realtà di volontariato e del terzo settore. Veri e propri poli civici, dove si costruisce la comunità educante.
Alla scuola pubblica e agli enti locali il compito della governance di questi processi che, tuttavia, appartengono e devono essere lasciati alla gestione diretta delle comunità territoriali che hanno dimostrato di saper trovare soluzioni appropriate al proprio contesto e ai propri bisogni.
Chi passa in una scuola così vi rimane legato per tutta la vita anche se i figli crescono. E la scuola riconquista un ruolo di guida, di ricerca di strade nuove buone per tutto il paese.
[Gianluca Cantisani]
Gianluca Cantisani, Movimento di Volontariato Italiano, responsabile progetto Scuole Aperte Partecipate in rete