Se è vero che l’arte può scuotere dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni, come sosteneva quel tal Picasso, non dovrebbe sorprendere che una galleria d’arte indipendente e autogestita come Gaia, molto più di uno spazio di esposizione a Cosenza Vecchia, sia perfettamente in grado di prendersi cura della creatività e dell’inclusione anche in un luogo dove sussistono ataviche complessità e il disagio sociale è una minaccia incombente mai sopita. Molte delle attività sono rivolte ai giovani e ai bambini, che qui usano con grande naturalezza e intraprendenza fantasia e immaginazione. L’adesione entusiasta al progetto delle Scuole Aperte – una visione del mondo, più che un semplice insieme di attività, per inventare e costruire sulla base dell’accoglienza, della risemantizzazione dei luoghi e della trasversalità degli interessi – offre di certo nuove opportunità. D’altra parte, cercare la bellezza è un gioco antico assai poco adatto alle persone che sono solite recintare le stanze, i cuori e la capacità d’ascolto
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La Calabria che non torna alla normalità
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GAIA, galleria d’arte indipendente autogestita, è un presidio culturale che s’alimenta grazie alle interazioni con il territorio e alle relazioni virtuose che riesce a costruire con chi abita Cosenza Vecchia, il quartiere all’interno del quale insiste e resiste, ormai da quasi 3 anni. Non si tratta di un semplice spazio espositivo, di un luogo di aggregazione qualsiasi, ma di una sorta di termometro social-culturale che misura la temperatura della creatività, dell’intraprendenza, dell’inclusione di un luogo eterogeneo e frammentato, dove sussistono ataviche complessità e il disagio sociale rappresenta una minaccia incombente, purtroppo mai sopita.
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Così, grazie al pretesto dell’arte, GAIA ha iniziato, pian piano, a prendersi cura del quartiere, mostrando a chi lo abita l’importanza di coltivare, accanto ai necessari bisogni primari, anche quelli che potrebbero essere definiti bisogni secondari, vale a dire desideri, ambizioni, aspettative. Troppo spesso, infatti, chi fa i conti, nella sua quotidianità, con il pesante laccio della mannaia economica, è costretto a dimenticare la bellezza che s’annida anche nei luoghi che attraversa, distrattamente, ogni giorno. Non è un caso che il principale claim della galleria reciti proprio “diamo spazio alla bellezza, anche se tutto intorno crolla”, proprio a sottolineare e ribadire che il disagio e la precarietà del contesto non devono diventare alibi o deterrenti per la nascita di nuovi fermenti creativi, idee di sviluppo e afflati emancipativi.
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Da questo punto di vista, GAIA ha subito entusiasticamente aderito al progetto “Scuole Aperte”, una visione del mondo più che un semplice insieme di attività, una visione del mondo in grado di mettere alla base l’accoglienza, la risemantizzazione dei luoghi, la trasversalità degli interessi. Ed è proprio su questa falsariga che GAIA, oltre ai suoi allestimenti artistici, si è attivamente impegnata per rendere i suoi spazi dimensioni aperte e plastiche, felici di accogliere e includere, all’insegna della parità sociale, del gioco e della scoperta. Molte attività, infatti, sono state direttamente rivolte alle fasce più giovani d’età, a bimbe e bimbi che hanno osservato incuriositi le opere d’arte presenti in galleria, provando, giocosamente, a replicarle, imitarle, usando gli strumenti materiali e quelli spirituali della fantasia, dell’immaginazione.
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Su tutte, meritano d’essere citate un paio di attività laboratoriali ed esplorative, che hanno visto proprio i bimbi protagonisti. La prima, dedicata al tema degli animali, ha sobillato la loro curiosità e la loro capacità creativa, mettendoli a stretto e diretto contatto con la street art, la forma, forse, più dinamica, libera e aperta di arte; la seconda, invece, ha riguardato il gioco, la lettura e l’esplorazione del territorio, trasformando i luoghi del Centro Storico, da semplici e asettici perni di percorsi noiosi e consueti, in spazi aperti, contaminati dalla fantasia e dalla creatività. Una sorta di piccola “deriva psicogeografica”, un altro punto di vista, un’altra prospettiva, con lo sguardo rivolto verso l’alto, verso le nuvole, proprio come quello dei giovanissimi sognatori che hanno reso GAIA un luogo dinamico, inclusivo e, naturalmente, aperto.
Giuseppe Bornino è insegnante e attivista