“Scuole Aperte Partecipate In Rete” è un progetto nazionale, nato per valorizzare l’amministrazione condivisa nelle scuole, che lega 14 città e oltre trenta tra scuole e realtà sociali, inclusa l’Associazione genitori Di Donato. Del resto, i vent’anni di esperienza di amministrazione condivisa nella scuola Di Donato-Manin di Roma, all’Esquilino, restano un patrimonio prodigioso dal quale tanti prendono spunto

Nel 2023 saranno vent’anni di amministrazione condivisa degli spazi scolastici della scuola Di Donato-Manin di Roma. L’associazione dei genitori è il motore sempre attivo di questa storia; sono passate quattro generazioni di genitori ma se entri, ancora oggi, nel cortile della scuola percepisci la magia di una comunità che ha saputo partire dalle difficoltà di una convivenza di bambini e famiglie di quaranta paesi diversi del mondo per trasformarle in risorsa non solo per la scuola, ma per la comunità del territorio.
Ma tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la collaborazione con le istituzioni. In principio fu un preside, il professor Bruno Cacco, che vide nei genitori una risorsa per la scuola chiamandoli a co-gestire gli spazi scolastici al pomeriggio, il sabato e la domenica. Scrisse un progetto insieme a quei genitori, lo inserì nel POF della scuola, spinse a costituire una associazione dei genitori a cui affidò la realizzazione del progetto e le chiavi della scuola. Poi ci fu un accordo con un assessore del Comune di Roma, Maria Coscia, che già nel 2004 realizzò un Patto di Collaborazione tra Scuola, Municipio/Comune e Associazione Genitori per aprire insieme il Polo Intermundia del Municipio 1, un centro interculturale aperto al territorio e alle tante culture presenti. Un Patto che proprio i genitori hanno tenuto attivo per vent’anni attraverso cinque diverse amministrazioni comunali e sette dirigenti scolastici. E ancora: nel 2014, nel momento più buio di mafia capitale, quei genitori cittadini attivi lanciarono alla città la sfida di aprire tutte le scuole con la partecipazione di genitori (e degli studenti/ex-studenti nelle superiori) come presidio di legalità e di costruzione di comunità “responsabili e solidali” dove i cittadini curano l’interesse generale e sono amministratori del bene comune allo stesso modo delle istituzioni. È nata e cresciuta da allora quella che poi è diventata la Rete Romana delle Scuole Aperte Partecipate che ha costruito un Manifesto con un processo collettivo (www.roma.retescuoleaperte.it). Il percorso svolto nella Di Donato-Manin è stato raccontato in un Vademecum ed ha sostenuto la crescita di altre esperienze in città e oggi sono più di trenta le associazioni di genitori nella città di Roma.
Un progetto per mettere in rete in tutta Italia la Scuola Aperta Partecipata
In un momento storico dove si consolidano gli strumenti della collaborazione è di grande interesse leggere in questa esperienza ventennale gli elementi generativi che ne hanno permesso la nascita, lo sviluppo e il passaggio generazionale e metterla a disposizione di altre comunità. Questo è stato l’obiettivo del progetto nazionale “Scuole Aperte Partecipate In Rete” con capofila il MoVI e con la preziosa collaborazione dell’esperienza, anch’essa ventennale, di Labsus.
Un progetto che mette in rete 14 città (Roma, Brindisi, Milano, Palermo, Torino, Catania, Bergamo, Cosenza, Livorno, Benevento, Rossano Cs, Andria, Gioiosa Ionica Rc, Collegno To) e che vede la collaborazione di 35 scuole, enti di terzo settore, amministrazioni comunali, associazioni di genitori con l’obiettivo di sperimentare l’amministrazione condivisa nella scuola; sia nelle scuole di base (gli istituti comprensivi) dove i protagonisti sono i cittadini-genitori, sia nelle superiori dove lo sono i cittadini-studenti/ex-studenti/adulti responsabili.
Gli elementi generativi delle Scuole Aperte Partecipate e Condivise
L’autonomia scolastica e l’amministrazione condivisa
I 40.000 edifici scolastici sono la più grande infrastruttura pubblica e possono diventare dei naturali luoghi civici del territorio aperti sempre. Le esperienze sono già diffuse in tutta Italia; se la scuola rimane aperta per la comunità territoriale dopo l’orario scolastico diventa un bene comune a disposizione per svolgere attività coerenti con l’utilizzo educativo e formativo dell’edificio. Ma con uno spirito sussidiario: non si tratta di assegnare gli spazi a pagamento (visione economicistica e commerciale) ma di aprire spazi per la realizzazione di azioni e progetti per il pieno raggiungimento degli articoli 2 e 3 della Costituzione (“rimuovere gli ostacoli”) in continuità con la funzione della scuola pubblica dell’orario scolastico ed utilizzando principalmente gli strumenti dell’educazione non formale, per combattere la povertà educativa e la dispersione scolastica del territorio della scuola e per costruire la coesione sociale della comunità territoriale a partire dall’esempio che può dare la comunità scolastica.
La scuola con l’autonomia scolastica ha già alcuni strumenti per l’amministrazione condivisa.
Sul sito www.roma.retescuoleaperte.it si può trovare il Vademecum che descrive il percorso in cammino a Roma da decine di associazioni di genitori con le loro scuole. Gli interlocutori privilegiati sono quelli già individuati dalle leggi della scuola con il DPR 567/96, i genitori e gli studenti, in quanto interlocutori privilegiati senza conflitti d’interesse perché partecipano al bene della scuola e passano la mano da una generazione all’altra.
Allora se in un istituto comprensivo (scuola di base o di quartiere) genitori e docenti scrivono insieme un progetto per la scuola aperta riconoscendo i rispettivi ruoli ne nasce una co-progettazione che può avere il favore del Collegio Docenti e può essere portata con successo e gradimento di tutti in Consiglio d’Istituto ed entrare nel PtOF. La realizzazione del progetto può poi essere affidata con una Convenzione paritaria dalla scuola ai genitori stessi che si possono costituire in associazione con questo scopo.
In questo percorso si confermano gli strumenti dell’amministrazione condivisa; il “Progetto partecipato” inserito nel Ptof assume la funzione del “Regolamento per l’amministrazione condivisa” approvato dall’ente locale e la Convenzione paritaria la funzione del Patto di Collaborazione. In questo modo si amministrano già in modo condiviso tante Scuole Aperte in Italia.
Per le scuole superiori il processo è simile ed avviene con la mediazione di adulti maggiorenni responsabili: gli ex-studenti, alcuni docenti, alcuni genitori. Ed anche qui sono molte le esperienze.
Partecipazione e/o condivisione
La parola partecipazione è usata da molte istituzioni quando vogliono sentire il parere dei cittadini e degli attori di una comunità e corrisponde quasi sempre ad uno o più momenti di semplice consultazione su proposte elaborate dalle istituzioni stesse e su cui, se va bene, si raccolgono proposte di miglioramento. Il processo si conclude con una decisione finale che viene presa dalla stessa istituzione che decide quando e come concludere la consultazione. In mancanza spesso di una volontà politica di ascolto la discussione avvenuta nella consultazione e le proposte emerse vengono molto spesso messe da parte senza modificare in alcun modo la decisione già presa.
La partecipazione richiede, invece, di attivare un processo condiviso fin dal momento della progettazione iniziale. Nel processo si condividono i dati, le analisi, le proposte di soluzione. La scelta finale che ne deriva è il risultato del percorso fatto e viene presa utilizzando il metodo del consenso che non prevede il voto a maggioranza ma il tentativo di coinvolgere tutti i partecipanti in una decisione collettiva. Un processo di questo tipo ha bisogno del “tempo che ci vuole a costruire una comunità che collabora” ma i suoi frutti dureranno molto a lungo; sarà faticoso all’inizio ma, una volta costruito, sarà in grado di affrontare temi ed emergenze complesse per il medio-lungo periodo; non può essere ridotto ai tempi di un solo mandato di una amministrazione politica ma cammina nel tempo tra le amministrazioni che si succedono; ha una visione di medio-lungo termine, ha in mente il futuro della comunità. Questo è lo spirito della sussidiarietà, dell’art.118 quarto comma della Costituzione e della co-progettazione di cui all’art.5 della riforma del terzo settore.
La democrazia nella scuola: imparare a costruire processi partecipati condivisi
Uno dei segreti della esperienza Di Donato è stato l’utilizzo di metodologie nonviolente nella gestione dei conflitti e delle diversità. Invece di escludere, i genitori hanno imparato a praticare l’inclusione che comporta la costruzione di processi partecipati ossia di darsi lo spazio ed i tempi necessari a condividere i diversi punti di vista, a costruire una visione collettiva che superi quella individuale e che permetta, alla fine, di rinunciare al voto a maggioranza e scegliere il metodo decisionale del consenso. Ed hanno scelto nello Statuto associativo di non avere un direttivo ristretto ma una assemblea sempre aperta ai soci con strumenti partecipativi e decisionali efficaci; si impara a praticare la partecipazione insieme nella gestione delle riunioni e dei gruppi di lavoro, si affrontano e si gestiscono i conflitti in modo costruttivo, si costruiscono ruoli condivisi e si inventano soluzioni organizzative che coinvolgano tutti i soci, si accompagnano i passaggi dei ruoli e tra le generazioni di genitori. Un esempio lungimirante anche per le amministrazioni pubbliche e per lo stesso terzo settore.
Le chiavi della scuola ai genitori
La messa a terra dei principi descritti avviene nella “scuola aperta partecipata” con la consegna delle chiavi degli spazi in gestione da parte della scuola e con la gestione responsabile di quegli spazi da parte dei genitori. Una istituzione che non si fida dei suoi cittadini si isola e non va da nessuna parte ma la fiducia non è cieca, va costruita insieme nel tempo e per passi graduali e necessita della mediazione delle persone che hanno esperienza nella costruzione di “ponti” tra dirigenti, docenti e genitori.
Dare fiducia ai cittadini significa far fare un salto di qualità enorme alla scuola che acquisisce i genitori come alleati e non più come antagonisti. Per arrivarci è necessario lavorare insieme su due competenze principali: la fiducia e la responsabilità. La fiducia della scuola a dare le chiavi ai genitori e dei genitori ad accompagnare la scuola senza invadere i campi di azione (non è semplice perché ci sono i figli in mezzo); la responsabilità di chi lavora per l’istituzione pubblica che deve promuovere la partecipazione dei genitori (è un dovere costituzionale) e dei genitori nella gestione degli spazi che devono essere curati e resi usufruibili a chi viene dopo.
Come detto anche per le scuole superiori il processo è simile.
La solidarietà e il senso di comunità
La Costituzione ci impegna alla solidarietà. E la scuola, per le giovani generazioni, è il luogo dove la si impara; ma può esserlo anche per gli adulti se fanno insieme qualcosa per il bene comune. La Scuola Aperta Partecipata può essere il luogo dove si mette in azione la solidarietà tra le famiglie e a tutto campo; da quella dell’emergenza della pandemia a quella ordinaria di sostegno ai bambini ed alle famiglie più fragili. Essere solidali significa anche per la scuola del mattino essere aiutati dai genitori a far si che tutti i bambini possano frequentare con successo e con migliori opportunità; e per la scuola aperta del pomeriggio, del sabato, della domenica sentire di contribuire all’educazione e alla formazione di tutti i figli del villaggio. E da qui si costruisce il senso di comunità che permette anche la nascita di una comunità educante.
Le “scuole aperte partecipate” luoghi del cambiamento e del dialogo tra le generazioni
In ogni territorio dovrebbe esserci almeno una scuola, un cortile scolastico, un giardino, uno spazio anche fuori dalla scuola, che funzioni da polo civico e da luogo d’incontro, dove le persone possono scambiarsi idee, proposte ed essere utili alla propria comunità. La scuola, però, è il luogo più adeguato e condiviso; è vicino casa, ci sono passati tutti, non ha conflitti d’interesse, è sensibile ai grandi cambiamenti in atto, insegna ad essere buoni cittadini.
E nelle scuole sono nate negli ultimi 20 anni decine di esperienze straordinarie di amministrazione condivisa che hanno come caratteristica comune la generatività; esperienze che affrontano bisogni/desideri della comunità, che aiutano a risolvere i problemi in maniera stabile per il futuro, che hanno una loro sostenibilità, non legata a un progetto che si apre e si chiude con qualche fondo, ma ad una partecipazione diffusa che resiste nel tempo, che tengono aperto il dialogo tra le generazioni. Esperienze che ci dimostrano che è possibile e che ci permettono di avere già un parco di soluzioni già avviate e verificate senza doverle cercare ex novo.
Con il progetto Scuole Aperte Partecipate In Rete le abbiamo iniziate a raccogliere sul sito territorieducativi.it scoprendo la ricchezza dell’impegno dei cittadini attivi nel paese che non solo tengono viva la speranza ma che ci dimostrano che l’amministrazione condivisa è una strada concreta per cambiare il paese giorno per giorno.
Gianluca Cantisani, MoVI/Movimento di Volontariato Italiano, responsabile progetto “Scuole Aperte e Partecipate” (www. territorieducativi.it).
Questo articolo fa parte dell’ultimo rapporto annuale di Labsus, per la prima volta completamente dedicato alle scuole (ne parliamo qui: Se la scuola si trasforma in bene comune) e dell’inchiesta Scuole aperte. Mettiamo in comune