Da alcuni anni “Una città a misura di bambine e bambini” non è più solo il grande evento dell’anno promosso in maggio dall’Associazione genitori Di Donato per il proprio quartiere, ma un appuntamento aperto a tutta Roma e perfino ad altre città. Tre gruppi provenienti da Cosenza, Gioiosa Ionica e Collegno (Torino) – legate ad altre città attraverso il progetto nazionale Scuole Aperte Partecipate in rete – si sono incontrati sabato 4 maggio alla Di Donato per mettere da parte un po’ di energia che quell’evento dona in grandi quantità a bambini e adulti e per scambiare alcune idee sulle rispettive esperienze. La giornata ha permesso, in modo molto diretto ed esperienziale ma anche attraverso un momento di confronto iniziale, di mettere al centro almeno tre temi fondamentali per le scuole aperte.
Il primo, propedeutico agli altri due, lo potremmo chiamare dell’anti-identità. Le scuole aperte diventano infatti esperienze importanti di partecipazione quando sono animate da genitori, dunque persone con saperi e sensibilità diverse che vengono valorizzate, dirigenti scolastici, insegnanti, ma anche personale Ata, oltre ovviamente a bambini e bambine (a cui poi si affiancano persone di altre associazioni e anche amministratori locali). Insomma un gruppo eterogeneo da tanti punti di vista nel quale si impara ad ascoltare, a collaborare e a vivere il proprio ruolo (genitore, preside, insegnante…), la propria “identità” (sempre in divenire), non come una maschera immodificabile o un limite invalicabile. Emblematica è stata la chiacchierata iniziale, ospitata nella casa del custode della scuola Di Donato, in cui c’erano diverse mamme e per fortuna anche un papà di città diverse (e che svolgono nella vita mestieri differenti), un dirigente scolastico, un paio di insegnanti, una operatrice Ata, e alcune persone coinvolte – con varie responsabilità e professionalità – nel progetto nazionale scuole aperte: proprio la diversità delle persone e l’informalità della conversazione hanno favorito uno scambio proficuo in una sola ora. In fondo qualsiasi assemblea è qualcosa che supera le identità dei partecipanti. Oltre a raccontare cosa ognuno sta facendo nei diversi territori, nella chiacchierata è nata anche la proposta di allargare il prezioso lavoro comune di confronto avviato tra le esperienze di scuole aperte nate intorno a istituti comprensivi di Brindisi, Andria, Cosenza, Gioiosa, Rossano anche a Collegno per una geografia variabile di mutuo aiuto, dove mettere in comune idee e fragilità.
Il secondo tema è quello del tempo. Maura e Anna dell’Associazione Di Donato hanno molto insistito su questo quando hanno raccontato qualcosa delle straordinarie vicende che riguardano la loro nota associazione. “La festa che vedete oggi in strada – hanno detto – avviene perché questa è una strada scolastica. Abbiamo dovuto attendere oltre dieci anni per arrivare a questo risultato e ancora adesso formalmente è solo una sperimentazione perché le istituzioni dicono che, pur condividendo la nostra proposta, mancano i fondi per renderla definitiva. Di certo per molti passaggi importanti della nostra esperienza sono stati necessari tanti anni, tra inevitabili alti e bassi dentro e fuori dell’associazione”.
Il terzo tema, infine, è invece quello della festa. Ancora una volta “Una città a misura di bambine e bambini”, nata per trasformare un dolore (la morte di un bambino di dieci anni, Mark Christian Matibag, investito nel 2005 sulle strisce pedonali mentre andava alla Di Donato a giocare a minibasket), si è dimostrata una grande festa interculturale del territorio tra giochi in strada, pranzo sociale dai sapori di tutto il mondo, danze, tante attività sportive, laboratori di scrittura, riffa e asta delle bici recuperate. Anche Cosenza e Brindisi si preparano a due importanti feste: “L’11 maggio, il giardino e le strade intorno all’istituto comprensivo Spirito Santo di Cosenza saranno il teatro di una festa che coinvolge tutto il quartiere con i suoi tanti nuclei familiari di origine migrante – racconta Maria, una mamma – Ci saranno tanti giochi popolari, attività di street art e le coperte solidali del progetto InfibulaZero, cucite all’uncinetto da centinaia di genitori e bambini”. “Si cucinerà anche nella scuola per pranzare tutti insieme – aggiunge il preside Massimo Ciglio, un vero riferimento non solo per la città – Perché con le dovute attenzioni è possibile fare anche questo con le scuole aperte partecipate. Chi lo ha detto che il destino delle scuole in questo momento sia solo quello di amministrare soldi per la digitalizzazione?”. A Brindisi, il quartiere Sant’Elia sarà invece in festa dal 24 al 26 maggio: anche in questo caso saranno accolte persone di scuole aperte di città diverse. Non c’è dubbio: misurarsi intorno alla promozione di una festa di quartiere è un’occasione decisiva per valutare lo stato di salute di una scuola aperta e per rafforzare le relazioni sociali.
“Quando arrivi nel cortile della Di Donato – osserva Massimo Ciglio – non puoi fare a meno di accorgerti di come stanno bene i bambini e le bambine…”. Forse gli scambi durante le feste delle scuole aperte non servono soltanto a migliorare queste esperienze: moltiplicare nelle città i luoghi di allegria collettiva è probabilmente un balsamo unico in questo periodo contro le ferite provocare dai razzismi, dall’orrore delle guerre, dall’idea che non possiamo cambiare l”ordine delle cose.
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Alcune foto di “Una città a misura di bambine e bambine” (4 maggio, scuola Di Donato, Esquilino, Roma, Mondo):
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