Ogni pomeriggio riaprono il loro liceo per gestire l’aula studio, ma anche per promuovere corsi, presentazioni di libri, incontri con realtà sociali e culturali. Nelle serate estive, per diversi anni, hanno messo su perfino una partecipata arena cinematografica. Ecco come e perché gli studenti e le studentesse dell’associazione “Boncompagni 22” hanno avviato nel liceo Righi di Roma una straordinaria esperienza di scuola aperta
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Come ogni anno, dopo la prima settimana di giugno i cancelli delle scuole superiori restano chiusi per migliaia di studenti e studentesse. Non è così per i ragazzi e le ragazze del liceo Righi di Roma che si preparano alla maturità: per loro, ogni pomeriggio, è a disposizione l’aula studio del Centro Culturale Boncompagni 22 nella sede succursale (nell’omonima via a meno di trecento metri dalla sede centrale del Rione Ludovisi, zona Piazza Fiume).
Del liceo statale Augusto Righi ci si occupa soprattutto per la nota e discutibile classifica (Eduscopio) curata dalla fondazione di una delle famiglie più potenti in Italia, secondo la quale sarebbe da diversi anni il miglior liceo scientifico romano. In febbraio i grandi media si sono occupati del Righi anche per la protesta contro la professoressa che avrebbe chiesto a una ragazza di sedici anni «Ma che stai sulla Salaria?», perché trovata con la pancia scoperta. La storia dell’associazione Boncompagni 22 non sembra invece attirare le attenzioni, eppure si tratta di un percorso unico quanto solido e articolato di “scuola aperta partecipata”, i cui protagonisti sono gli studenti e le studentesse.
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Cinque anni fa un gruppo di liceali, gran parte dei quali legati da una lista studentesca, si è posto questa domanda: possiamo gestire alcuni spazi della nostra scuola nel pomeriggio e nei periodi di vacanza per studiare e per promuovere iniziative culturali e sociali aperte alla città? La domanda ha coinvolto la presidenza, gli insegnanti, il personale Ata e i genitori: per questo è nato il centro culturale e l’associazione “Boncompagni 22”. L’associazione, nel cui direttivo ci sono gli studenti e le studentesse ma anche i diversi attori della scuola, è lo strumento pensato per proteggere l’autonomia dei ragazzi e per ricostruire gli obiettivi e il patto che lega studenti e scuola (che provvede, ad esempio, alle spese per le bollette) nella gestione di un’aula studio, due ampie aule, ovviamente il bagno, e il giardino che circonda questa graziosa palazzina stile liberty. A far emergere la ricchezza e la bellezza di questa storia, più dell’atto costitutivo e dello statuto dell’associazione, sono certamente il divanetto e i grandi tavoli pieghevoli in legno portati per fare dell’aula studio un luogo piacevole, ma anche adatto allo studio collettivo, e quel paio di mazzi di chiavi della scuola con cui i ragazzi di Boncompagni 22 riaprono il liceo ogni primo pomeriggio.
“In questo modo sento la scuola mia”
Ci sono molti ragazzi che vengono un paio di volte a settimana, altri quando devono fare una ricerca collettiva. Ogni pomeriggio sono una trentina gli studenti presenti. A volte ci sono studenti di altri licei (in zona ci sono licei come il Tasso, il Plinio, il Montessori) e perfino universitari. “Ogni mercoledì studio insieme con il mio amico Emanuele – racconta Elena, alle prese con la maturità – L’edificio è bello, l’atmosfera è piacevole e, pur abitando vicino, preferisco studiare qui perché trovo la concentrazione che a casa spesso non ho. E poi in questo modo sento la scuola mia”. Spesso i ragazzi più grandi danno una mano ai più giovani. “L’aula studio è un luogo nel quale ci sia aiuta a vicenda in modo spontaneo, si creano relazioni”, aggiunge con orgoglio Francesco, oggi universitario, tra i più impegnati con l’associazione. Di certo i momenti di pausa nello studio sono preziosi per tutti. Con la pandemia, che ha limitato orari e spostamenti tra le aule, frequentare un luogo così è stato fondamentale sul piano relazionale soprattutto per i ragazzi e le ragazze dei primi due anni di liceo.
Da subito il Centro Culturale Boncompagni 22 non si è limitato a gestire l’aula studio. Incontri tematici con ospiti, corsi di tutti i tipi (dal tango alla calligrafia passando per il coding…), presentazioni di libri, convegni, eventi per l’orientamento universitario, si sono alternati nell’ampio spazio della “Scacchiera”, chiamata così per la pavimentazione.
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Cinema per la città
Tra le iniziative più riuscite, e che hanno contribuito a rafforzare la relazione con il territorio, c’è sicuramente quella dell’arena cinematografica e dei concerti nelle serate estive con le video-proiezioni molto partecipate ospitate nel giardino. Racconta Dario, al terzo anno di liceo: “Almeno due giorni a settimana sono qui perché è un luogo tranquillo per studiare e perché mi piace costruire amicizie con ragazzi e ragazze di età diverse. Abito nel quartiere di Rebibbia: per questo appena concluse le lezioni mangio un panino e rientro subito nel liceo. Quando c’è stata l’area cinematografica mi sono reso disponibile a dare una mano nella Biglietteria e nel Punto bevande: è stata un’esperienza bellissima”.
Clotilde, diciotto anni, ha cominciato il suo percorso nell’associazione proprio con l’arena estiva: “Mi sono sentita subito accolta, malgrado fossi piccola. Le proiezioni hanno avvicinato diverse persone che abitano in quest’area che resta un quartiere di uffici. C’è un vecchietto che vive qui a due passi che si è appassionato del nostro impegno e non si è perso neanche una proiezione pur di incontrarci…”.
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Il rapporto con i docenti e la dirigenza della scuola resta molto buono: l’associazione si è resa disponibile a collaborare durante l’Open day ma anche per dare un senso ai percorsi di Pcto (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, cioè l’insieme di ore dell’ex alternanza scuola-lavoro). Tutte le attività, quelle ordinarie – l’apertura, le pulizie, il registro delle presenze quotidiane… – e quelle più complesse, sono portate avanti dai ragazzi. Naturalmente anche la comunicazione, in cui, spiegano i ragazzi, il passaparola diretto è importante quanto la pubblicazione sui profili social dell’associazione.
“Tra le diverse iniziative che abbiamo promosso – aggiunge Francesco – credo che il laboratorio con molte associazioni sia stata una delle più significative. È nata così anche la nostra collaborazione nel progetto nazionale Scuole aperte partecipate in rete. Ci piacerebbe rafforzare lo scambio con altre esperienze affini alla nostra. E infine, perché no?, accompagnare la nascita di altre”.
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