A Bergamo è nata una rete che coinvolge, con il supporto del Csv, nove istituti comprensivi che hanno scelto di promuovere l’esperienza delle scuole aperte. Tutto è cominciato con alcuni percorsi proposti per creare legami di cura nei territori, una ricerca su come le scuole promuovono il tema della cittadinanza attiva e il confronto intorno a un Patto educativo proposto dal Comune
Questo articolo fa parte dell’inchiesta Una città di scuole aperte
Coltivare cittadinanza attiva e gentilezza nei territori a partire dai più giovani. È questo il messaggio che il Centro di Servizio per il Volontariato di Bergamo, insieme ad associazioni e volontari del territorio bergamasco, sta portando nelle scuole di tutta la provincia da un paio di anni. Un percorso di educazione alla cittadinanza e alla coesione sociale pensato per avvicinare i giovani e anche i più piccoli all’impegno sociale e ad essere membri attivi della propria comunità, partendo dalle piccole azioni quotidiane. La gentilezza è diventata quindi lo strumento per costruire legami di cura nel territorio e nella scuola.
Quattro gli Istituti comprensivi che hanno aderito al progetto nell’anno scolastico 2020/2021 e tre quelli di Istruzione secondaria superiore, per un totale di trenta classi coinvolte, una commissione volontariato e nove microlaboratori territoriali all’interno di un Comune. In totale gli studenti che hanno preso parte alle attività e ai percorsi proposti, nonostante le restrizioni imposte dalla pandemia e la didattica a distanza, sono stati più di 680. Ogni classe o gruppo di studenti e studentesse ha vissuto un’esperienza laboratoriale che è durata in media sedici ore, alternando momenti di riflessione, incontri con le associazioni fino ad arrivare all’ideazione di un’esperienza di cura che i ragazzi stessi hanno potuto poi sperimentare sul territorio. I giovani si sono così attivati intorno ai temi che sentivano più vicini alla propria situazione: dalla raccolta differenziata all’attenzione verso le generazioni più anziane, ma anche la parità di genere e i piccoli gesti di gentilezza da praticare nella propria quotidianità. Protagoniste del percorso, insieme agli studenti, sono state trentaquattro associazioni di volontariato, che rappresentano degli esempi di come è possibile agire cura verso il mondo, a partire dal riconoscimento dell’altro, dal rispetto di ciò che è diverso, dal sostegno di ciò che è fragile. L’incontro fra i ragazzi e le realtà di volontariato è diventato anche occasione per rielaborare l’esperienza vissuta nel corso della pandemia, con tutte le conseguenze e i cambiamenti che porta con sé.
È a partire da questo obiettivo, da sempre insito nella propria missione, che il Centro di Servizio per il Volontariato di Bergamo ormai più di due anni fa ha intercettato il percorso delle “Scuole aperte” degli Istituti comprensivi del Comune di Bergamo, avviando un lavoro di ricerca per indagare come ciascuna scuola stesse sviluppando il tema della cittadinanza attiva. È emerso un ricco panorama di proposte ed esperienze, talvolta molto diverse tra loro ma accomunate dal tentativo di proporre attività pomeridiane all’interno delle strutture scolastiche attraverso la collaborazione tra scuole, comitati dei genitori, associazioni e altre realtà del territorio. Esperienze che fanno sì che la scuola si apra al territorio e consenta di costruire continuità tra la didattica e le attività extrascolastiche, costruendo un luogo (fisico e non solo) nel quale i ragazzi e le ragazze possano vivere azioni educative e non siano abbandonati a se stessi.
Nasce così l’idea di dar vita a una rete cittadina che mettesse in connessione i singoli istituti che fino a quel momento avevano lavorato in modo indipendente: Csv ha avviato un percorso di accompagnamento, tutt’ora attivo, che coinvolge i nove Istituti comprensivi della città per un totale di trenta persone fra dirigenti, insegnanti, genitori, referenti dei servizi comunali e volontari che partecipano alla rete. All’interno di questo percorso le diverse realtà si sono conosciute e hanno condiviso strumenti e strategie per arrivate a definire insieme cosa significa essere “Scuole aperte!. Il gruppo è arrivato a produrre delle Linee guida e un Tool kit come tappa fondamentale di questo processo condiviso. «Fin dall’inizio di questo percorso è emerso in modo chiaro come tutte le realtà si sentissero sole nell’affrontare questa esperienza, ma talvolta anche necessità, di rendere le scuole sempre più aperte al territorio – racconta Sara Leidi, coordinatrice dell’Area Cittadini e Volontari di Csv Bergamo – Il gruppo ha permesso di condividere conflittualità, fatiche ma anche vissuti e punti di forza». Parallelamente nell’ultimo anno scolastico si è scelto di attivare un percorso di approfondimento con l’Istituto comprensivo Camozzi attraverso una ricerca azione che mediante lo strumento dei focus group aiutasse a interrogare gli spazi formali e informali di relazione tra insegnanti e genitori per capire come funzionano e quali necessità prevalgono. «Sono emerse tutta una serie di domande che i genitori fanno alla scuola e anche un’esigenza di confronto su problematiche che arrivano anche da fuori. Si apre quindi un problema sulla funzione che gli insegnanti si immaginano di esercitare». Proprio a partire da questa ricerca, il gruppo di lavoro proporrà nel corso del prossimo anno scolastico alcune azioni che favoriscano la costruzione di contesti collaborativi tra genitori e insegnanti.
«L’esperienza di “Scuole aperte” ci insegna che queste azioni sono esperienze di cittadinanza attiva tanto per i ragazzi quanto per gli insegnanti, i genitori e i volontari che provano a organizzarle – sottolinea Leidi – Per gli adulti di riferimento è un’occasione per sviluppare la capacità di costruire alleanze che diano vita ad esperienze di crescita per i figli del quartiere, non solo per i propri. La sfida è quindi quella di coinvolgere sempre più adulti e genitori in processi di questo tipo». È sulla scia di queste riflessione che si colloca anche l’esperienza del “Patto educativo” proposto dal Comune di Bergamo in vista dell’estate 2020: esperienze territoriali estive rivolte a bambini, ragazzi e adolescenti promosse da diverse realtà che operano sul territorio e raccolte in un cartellone di esperienze, favorendo la costruzione di una rete tra i soggetti che, anche con modalità diverse tra loro, si occupano di educazione per arrivare a costruire una vera e propria comunità educante. Gli enti che hanno aderito al “Patto educativo” sono 57. A volte gli enti gestori hanno presentato progettualità che prevedono altri partner, mentre in altri casi sono titolari di più proposte. Le proposte presentate sono 83, di cui 34 attivate nei plessi scolastici e 49 in altre sedi come oratori, scuole paritarie, campi sportivi, musei. anche le scuole entrano a far parte del cartellone con il Bando Scuola Estate: in questo modo il Patto viene davvero esteso a tutti i soggetti che si occupano di educazione sul territorio del Comune. Le proposte hanno una durata minima di quattro settimane, e alcune arrivano a un’offerta di otto-nove settimane. All’interno del cartellone si possono trovare soggetti che si mettono insieme per la costruzione di un palinsesto fino a situazioni consolidate nel tempo, soprattutto dove le parrocchie fanno da soggetto trainante. Ma anche esperienze dove soggetti diversi e servizi comunali si parlano e mettono a punto un sistema di opportunità in un determinato territorio o quelle dei Centri Ricreativi Estivi tematici, per esempio quelli organizzati dalle associazioni sportive. È un sistema in cui il Comune e i suoi servizi interagiscono con le associazioni, le cooperative, le parrocchie andando ad arricchire l’offerta educativa e rispondendo ai bisogni delle famiglie.