di Chiara Pepe
In un momento storico come quello attuale, in cui è andata perduta quasi completamente l’etica della responsabilità politica e impera ormai da almeno quarant’anni in questo paese un agire privo di passione civica, sociale e pedagogica, esiste e resiste ancora un’Italia che ha a cuore l’istruzione pubblica e che dice no alle logiche della banalizzazione del sapere in nome del dio profitto.
Nonostante siano da sempre minoritari e ai margini, non certo per scelta, i sindacati di base, sono però forti di un’esperienza spontaneista e partecipativa che prende le mosse proprio da una precisa idea della democrazia sindacale come processo costruito “dal basso” allargato e condiviso su base orizzontale, lontani anni luce da una logica burocratica e verticistica.
La scuola “azienda” impostaci con forza dal dai diversi governi è una scuola dove i diritti, la democrazia e le prerogative degli organi collegiali saranno azzerati completamente. È una scuola basata su un impianto neoliberista e capitalista in cui la competizione insana e l’individualismo saranno gli unici valori fondanti.
La scuola che non vogliamo non ha le proprie radici nell’istruzione ma nello sfruttamento di manodopera sottopagata. e vengono messi al bando definitivamente valori come l’autodeterminazione, i saperi critici, la solidarietà, la condivisione e l’egualitarismo.
Siamo docenti ma soprattutto cittadini che credono fortemente che l’impegno e l’attivismo siano la spinta propulsiva per costruire una scuola più libera e più giusta ma soprattutto una scuola fondata sulle conoscenze e, in quanto tale, capace di veicolare strumenti di comprensione e di analisi critica della realtà.
Crediamo fermamente nell’unità della categoria dei lavoratori della scuola e combattiamo quotidianamente contro l’arroganza di chi pensa che si possa fare una scuola seria, moderna e innovativa senza spendere un centesimo, ma anzi, tagliando salari, sicurezza e diritti, contro chi vuole gerarchizzare i lavoratori e istituire categorie di serie A e di serie B, scuole di qualità per ricchi e scuole scadenti per “tutti gli altri” ,“elargendo” magari un cospicuo bonus solo a coloro che saranno considerati meritevoli sulla base di criteri non oggettivi e trasparenti.
Ricordando Piero Calamandrei e il suo discorso sulla scuola del 1950, noi difendiamo la scuola come organo costituzionale, capace di promuovere un’ istruzione che rialzi in tutta la società i livelli di cultura e realizzi quindi una compiuta democrazia che dia a tutte e tutti una effettiva pari dignità.
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