di Giancarlo Cavinato*
Credevamo di vivere in un paese che garantisse a tutti coloro che lo abitano stessi diritti e doveri e stesse condizioni di crescita istruzione cultura civiltà. Ci hanno detto “Prima gli italiani”.
Credevamo che nella nostra vita quotidiana fosse ormai impossibile assistere a discriminazioni, separazioni, privilegi. A bambini con diritto a un pranzo e bambini con davanti una scatoletta di tonno. Ci hanno detto: “Solo chi paga mangia un pasto completo”.
Credevamo che le condizioni e le azioni dei genitori non ricadessero come elementi di penalizzazione dei figli. Ci hanno detto: “Prima di conferire la cittadinanza bisogna vedere i trascorsi del padre”.
https://comune-info.net/2019/02/quel-piccolo-razzismo-tanto-vicino-a-noi/
Credevamo di vivere in un paese dove le latitudini, i punti cardinali, le provenienze regionali fossero progressivamente diminuite fino a scomparire. Ci hanno detto: “I nostri soldi a casa nostra” e “Vogliamo insegnanti della nostra zona geografica per i nostri figli”.
Credevamo che la legge 176/91 con cui l’Italia ratifica la Convenzione Onu fosse legge dello Stato da applicare e far rispettare. Ci hanno detto: “Come genitori decidiamo noi cos’è meglio per i nostri figli”.
Credevamo che il ministero (già) della Pubblica Istruzione fosse presieduto da un ministro che si occupasse dei molti problemi della scuola, della cultura, della ricerca. È invece prioritario occuparsi di famiglie naturali, di aborto, di impronte digitali.
Credevamo che “I bambini del mondo sono bambini di tutti”. Ci hanno detto: “I nostri figli hanno maggiori diritti per nascita e sangue”.
Credevamo, credevamo, ora non crediamo più. Ci rimane l’indignazione e la forza di reagire.
*portavoce Tavolo SaltaMuri
Noi credevamo…. ma non ci arrendiamo
Giancarlo Cavinato16 Aprile 2019
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