di Adriano Labbucci
Nella suo recente discorso alle Nazioni unite papa Francesco ha citato una sola persona, Dag Hammerskjold. Di lui si è tornato a parlare qualche mese fa seguito della riapertura dell’inchiesta sulla sua morte, avvenuta nel 1961 in circostanze oscure mentre in aereo si recava in Congo per una missione di pace. Che in troppi non volevano. All’indomani della morte il New York Times scrisse: “Se non fosse stato per la sua paziente, instancabile guida, l’Onu forse oggi non esisterebbe”. In quell’anno gli fu conferito alla memoria il Nobel per la pace. È importante oggi ritornare a parlare di lui perchè significa rimettere al centro i temi della pace, del dialogo tra i popoli, le nazioni, le religioni, e al tempo stesso l’idea di una politica che non è slegata dall’etica e da una ricerca spirituale.
Nascono da qui affermazioni come “Merita il potere chi ogni giorno lo rende giusto” che andrebbe affissa in tutti i luoghi della decisione politica. O ancora “La tua posizione non ti dà mai il diritto di comandare. Solo il diritto di vivere in modo tale da permettere agli altri di seguire il tuo ordine senza esserne umiliato”. Non stiamo parlando di un predicatore, ma di chi occupava un ruolo politico di prima grandezza. Chi ancora oggi varca il portone delle Nazioni unite può entrare in una stanza che lui stesso fece realizzare seguendone ogni dettaglio e che così spiegava: “Ciascuno di noi ha dentro di sé un centro di quiete avvolto dal silenzio. Questo palazzo, dedicato al lavoro e alla discussione a servizio della pace, doveva avere una stanza dedicata al silenzio, in senso esteriore, e alla quiete in senso interiore. Qui si incontreranno persone di fedi diverse e per questa ragione non si poteva usare nessuno dei simboli a cui siamo abituati nella nostra meditazione. Un antico detto ricorda che il senso di un recipiente non sta nel guscio ma nel vuoto. Così è di questa stanza. È per quanti vengono qui per riempire il vuoto con ciò che trovano nel proprio centro di quiete”.
Quante risultano mediocri e di corto respiro le polemiche sui crocifissi da mettere o da togliere, e quanto sarebbe importante invece che nelle nostre sedi istituzionali vi fosse una sala del silenzio e della meditazione per tutti e tutte. Non tanto di maestri, ma di testimoni abbiamo bisogno. Di chi ha testimoniato valori e principi con parole, azioni e condotta di vita. Perchè i valori e i principi non si dimostrano, si mostrano.
Di questo parleremo lunedì 16 novembre ore 17 presso la fondazione Basso, a Roma (via della dogana vecchia 5) insieme, tra gli altri, a Henning Melberg della fondazione Hammerskiold, Guido Dotti della comunità di Bose e Mario Tronti.
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