L’industria europea del riciclo ha avuto un tasso di crescita annuo dell’8,3% e occupa 512mila persone. In Italia, paese strutturalmente povero di materie prime, l’uso di materie seconde e l’industria basata sull’uso di queste materie ha consentito di conseguire importanti risultati economici e benefici ambientali. Ma, nel 2010, l’Italia si presenta ancora come uno dei pochi paesi europei importatori di materie seconde. «’La sempre maggiore scarsità di risorse naturali e, nello stesso tempo, la disponibilità di nuove tecnologie offrono l’opportunità di gestire in un’ottica green i rifiuti – spiega Walter Facciotto direttore del Conai e coordinatore del gruppo di lavoro sui rifiuti – Investire nel mercato dei rifiuti consente di generare molteplici benefici economici e ambientali e il settore del riciclo crea un maggior numero di posti di lavoro rispetto a quanti ne sostituisca, in Europa in particolare gli occupati in questa eco-industria crescono ad un tasso dell’11% annuo. Non bisogna dimenticare, inoltre, che il commercio mondiale di materie seconde è cresciuto a tassi superiori a quelli dell’insieme dei beni e dei servizi, trainato da Cina ed economie emergenti».
Queste le sette regole per sviluppare l’industria del riciclo. Si parte dalla necessità di armonizzare la normativa, aggiornare la regolamentazione e la normazione tecnica, standardizzare i materiali derivati dai rifiuti, definendo e applicando criteri comunitari sull’End of Waste, coordinandoli con la normativa italiana sulle Materie Prime secondarie (Mps) e diffondendo la certificazione a garanzia di qualità. Seconda regola: promuovere gli acquisti verdi. Al terzo punto l’indicazione di sostenere il mercato con strumenti fiscali (sistemi di detassazione «razionale» su Mps, sottoprodotti, prodotti riciclati, sistemi di detassazione e facilitazione al credito per gli investimenti in ricerca e sviluppo, meccanismi premiali per il materiale riciclato sulla falsa riga dei certificati bianchi). Necessario poi semplificare e snellire gli oneri amministrativi al fine di rendere più competitivo il comparto, aumentare la trasparenza, la corretta informazione e la maggior concertazione con la Pubblica amministrazione; introdurre a livello nazionale disincentivi per evitare che lo smaltimento in discarica sia economicamente conveniente; creare dei ”poli industriali” favorendo la creazione di siti moderni ed ecoefficienti con capacità di riciclo e recupero in grado di rispondere alle esigenze del territorio. Settima e ultima regola: sviluppare indicatori di performance ambientali, gestionali ed economici in grado di misurare le performance anche in termini di qualità ed effettivo avvio a recupero (fonte Adnkronos).
Città invisibile è un piccolo collettivo attento ai temi sociali e della decrescita, nato all’interno dell’omonima libreria (info [at] editoriadellapace [dot] org) dell’ex mattatoio di Testaccio.
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