di Serena Fiorentino*
Melendugno e il Salento sono abitati da persone comuni, “portatrici sane di diritti”, prima ancora che da attivisti No Tap. La mattina di giovedì 10 gennaio il loro risveglio è stato difficile. “Potrò uscire da casa per recarmi al lavoro senza intoppi?“, “Troverò il latte fresco nel supermercato?“, “Il blindato della polizia sarà ancora per strada?“. Eh sì, perché in quello che ormai viene dipinto da molti come un covo di teppistelli, sembrerà strano, ma vive gente alle prese con la quotidianità della vita.
Giovedì i giornali scrivevano: “Il trasporto speciale ha messo in difficoltà anche il Comune di Melendugno”, che non sarebbe stato messo nelle condizioni di organizzare un eventuale piano traffico e di sicurezza. Il prefetto di Lecce, Maria Teresa Cucinotta, ha infatti emanato un’ordinanza con cui dispone l’interdizione alla circolazione delle uscite Sp1, Sp2, Sp 145, fino a San Basilio di San Foca, dalle ore 23 del 9 gennaio, alle ore 5 del 10 gennaio. Ma al Comune l’ordinanza sarebbe stata notificata alle ore 23, cioè quando il provvedimento iniziava ad esplicitare i suoi effetti e gli uffici comunali erano ovviamente chiusi.
Insomma, fra strade bloccate e imponente dispiegamento di forze dell’ordine, tre paesi salentini si sono svegliati sotto sequestro, in uno stato d’assedio “autorizzato“. Il lavoratore che aveva finito il turno fra le 23 di sera e le 5 del mattino non ha potuto far rientro a casa; il ragazzo che era uscito con gli amici per una birra in compagnia è rimasto intrappolato nel pub; la signora che badava al parente anziano non ha potuto garantire la reperibilità “h24;” il fattorino che doveva consegnare il latte fresco al supermercato è rimasto fermo in tangenziale… E tutto ciò per garantire, senza preavviso alcuno, il trasporto eccezionale senza intoppi di una gigante fresa meccanica ponta per perforare un tunnel sotto la spiaggia di San Foca, dove dovrebbe approdare l’ormai noto e odioso gasdotto Trans Adriatico. Gasdotto che, a seguito di corpose inchieste giornalistiche, è stato più comunemente ribatezzato da molti “Mafiodotto“.
https://comune-info.net/2018/10/cosa-e-cambiato-con-tap/
Il Salento è dunque militarizzato e sotto assedio per la realizzazione di una mega infrastruttura energetica anacronistica, inutile, costosa, dannosa e pericolosa.
Per la cronaca il top manager di Tap (Trans Adriatic Pipeline) è stato condannato in primo grado per strage, la magistratura ha recapitato alla multinazionale un avviso di conclusione indagini preliminari per reati ascrivibili al disastro ambientale, Arpa Puglia ha riscontrato nelle analisi effettuate valori di manganese e cromo esavalente oltre la soglia in località San Basilio di San Foca. Eppure la macchina della multinazionale non accenna a fermarsi, nonostante tutto e nonostante la ferma opposizione delle comunità locali con i sindaci in testa, nonostante la convenzione di Aarhus, i trattati di Parigi, il principio di precauzione e nonostante la stessa “defossilizzazione” tanto sbandierata persino nel contratto di governo giallo-verde. Chi può, a questo punto, garantire in Salento e in Italia lo Stato di diritto?
*Mamma No Tap
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