
L’altro giorno, una conferenza stampa nella Sala Capitolare della Basilica di Santo Spirito di Firenze. Dove abbiamo accolto con un applauso interminabile un frate che si dichiarava pronto a violare la legge, occupando una caserma abbandonata.
La Basilica di Santo Spirito appartiene a un ordine tutto toscano, gli Agostiniani. Nella sua biblioteca venivano a studiare Petrarca e Boccaccio. La chiesa fu progettata dal Brunelleschi, e il giovane Michelangelo imparò nel convento a sezionare i corpi di chi moriva nell’ospedale, per cui regalò in cambio ai frati un delicato Cristo in legno. Il convento adiacente ha due immensi chiostri, quello dei Morti e quello Grande. E fu espropriato nell’Ottocento per farne la Caserma Ferrucci. Il proprietario è quindi il ministero della Difesa.

Passata (temporaneamente) la moda di prelevare adolescenti per mandarli al macello, il convento è rimasto abbandonato per anni. Furono fatti vaghi accordi tra il ministero e il comune per farvi “opere aventi una forte valenza di sviluppo sociale, di rigenerazione del territorio e di soddisfacimento degli interessi della collettività”.
Vista l’incredibile importanza del sito per l’umanità intera, come scrive Franco Cardini, “vi sareste aspettati che l’intera città di Firenze (e anche la sua diocesi, vista l’importanza della basilica) fosse stata invitata con calore a contribuire a farsi carico dei destini dell’intero edificio”. E invece il silenzio, mediatico e istituzionale, fu totale.
Agli innumerevoli messaggi dei frati al ministero, arrivò finalmente una sola risposta, a firma di un generale nientemeno, “Ma lei Padre, non si arrende mai?”.
Poi un giorno i frati hanno scoperto che il ministero aveva lanciato un bando per il convento, nella vacanziera data del 31 luglio 2019, finalizzato a ricevere proposte di “realizzare strutture residenziali non sanitarie per la terza età”. Una struttura residenziale non sanitaria, in un immobile come dicono di prestigio, vuol dire una residenza di lusso per ricchi, con tanto di ristorante privato all’interno, solo che le parole “terza età” gli danno un riverbero sociale. Al bando si è presentata un’unica concorrente, la Fastpol S.r.L. detenuta al 100 per cento da Finres S.p.A., detenuta, a sua volta, al 100 per cento dalla dottoressa Asmaa Gacem – una signora marocchina che allora aveva appena ventisei anni, che su Facebook si presenta così: “Al 21 maggio 2024, la signora controllava ben 12 società, tra cui la Alpha Contractor, azienda di costruzioni con 400 tra dipendenti e collaboratori. Un po’ nell’ombra, invece, suo marito, Antonio Politano, “Corporate & Commercial Lawyer”, di 25 anni più grande di lei”.
Nel 2021, con un altro bando a concorrente unico, la Fastpol ottiene l’assegnazione del convento per trent’anni, senza che ne sappiano nulla né i cittadini di Firenze, né i frati dell’adiacente convento.
A quanto è dato capire, mancano però ancora alcuni passi necessari; e da un anno, i frati agostiniani guidano la protesta, proponendo di trasformare questo spazio unico in un grande centro culturale al servizio di Firenze, finanziato in parte da un accordo con l’università agostiniana di Villanova, negli Stati Uniti.
Spero che chi legge questo ci sia giovedì prossimo:
Flash mob di protesta contro l’albergo di lusso mascherato da rsa nel convento di Santo Spirito La cittadinanza si mobilita per difendere il patrimonio storico e sociale di Firenze. Il prossimo 20 marzo alle ore 18, sul sagrato della Basilica di Santo Spirito, si terrà un flash mob di protesta contro la trasformazione dell’ex caserma Ferrucci in un Albergo di Lusso mascherato da RSA nella parte più grande del Convento di Santo Spirito, costituita dall’intero chiostro grande, detto anche Chiostro dell’Ammannati, comprendente anche la Cappella Corsini, e nel piano superiore del Chiostro c.d. ‘Dei Morti’. L’evento, organizzato dai residenti dell’Oltrarno, dai comitati cittadini e dagli stessi agostiniani della Basilica di Santo Spirito, ha l’obiettivo di denunciare l’operazione speculativa che rischia di snaturare ulteriormente il centro storico, a discapito della comunità e della sua identità culturale.
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