Accogliere le ragazze e i ragazzi di origini non italiane in una classe di una scuola in un quartiere ad alta demografia di immigrati non è più il lavoro più difficile. Lo è ancora, facendo una statistica di questi miei anni di scuola, nelle classi terze; non lo è nelle classi prime. Probabilmente la ricaduta finale del Grande Bla Bla sull’immigrazione (che sappiamo enormemente più allarmato dei reali dati di afflusso) ha delle varianti locali; rilevo che in questo momento essere nati due anni dopo rende la coscienza “italiana” nelle classi molto più diffusa.
Gli undicenni sono decisamente oltre i loro genitori: sia i figli di origini non italiane, sia i figli di italiani di modesta estrazione sociale che qui vivono si sentono tutti italiani. Quando spiego che invece esiste purtroppo una legge piuttosto iniqua in merito alla cittadinanza dei minorenni (ius sanguinis invece di ius soli) tre-quattro per classe scoprono con dolore di non essere proprio uguali agli altri, e i loro compagni sono indignati per questa ingiustizia per loro insensata. Nelle classi terze, invece….
Nella terza gli episodi di villania mortificante dei maschi che induce alle lagrime la vittima femmina abbondano….
Una mattina Azeeza arriva e mi dice che si è presa in prestito in biblioteca Piccole donne, e se lo sta leggendo! (…) Come mai una ragazza che urla come al banchetto di un mercato tutto il giorno per rintuzzare le villanie dementi dei compagni arriva spontaneamente a Louisa May Alcott? (…) Ho invitato anche gli allievi della prima a leggersi durante le vacanze di Natale Piccole donne o La guerra dei mondi di H.G. Wells. I maschi sono arrivati ovviamente senza aver letto nulla, alcune ragazzine sono arrivate con Piccole donne già letto per metà…
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