La morìa di api in corso e quanto questi insetti impollinatori siano importanti per gli ambienti naturali sono noti. Per la prima volta nei giorni scorsi alcuni campi sono stati sequestrati in Friuli per disastro ambientale provocato dall’utilizzo di pesticidi. Del resto perfino l’Ue ha da poco approvato lo stop di tre pesticidi nocivi per le api. La situazione è talmente fuori controllo che recenti studi dimostrano come gli spazi verdi urbani forniscono un nutrimento per le api più vario rispetto agli spazi rurali, aggrediti dalle sostanze chimiche delle colture intensive. Tra i molti che si prendono cura delle api e ripensano la relazione tra comunità urbane e natura ci sono diversi gruppi di apicoltori artisti, come Parti Poétique a Parigi: producono miele, promuovono laboratori per imparare a stare vicini alle api, installano arnie sui tetti, collocano installazioni artistiche in strada nelle zone vicine ai centri finanziari per ragionare di economia ed ecosistemi e offrono anche un conto di deposito sulle api che, a fronte di un piccolo contributo, dà diritto a una percentuale del raccolto di miele prodotto dalle api che i correntisti hanno direttamente sostenuto, invece del ricavato in moneta dalle vendite del miele. Arte e apicoltura urbana per ribellarsi al dominio del denaro e dei pesticidi
di Sarah Waring
Olivier Darné. Apicoltore artista, Parti Poétique, St. Denis, Parigi, Francia
Osservo i modellini che ho di fronte, torreggiando rispetto alla loro minuscola scala, e abbraccio con lo sguardo tutto lo sviluppo urbano di Parigi nei secoli. Sono in città per incontrare un gruppo di artisti che ha allestito degli apiari negli spazi urbani e, trovandomi di strada, vado a visitare il Muséum National d’Histoire Naturelle, dove alcune cartine illustrano la crescita demografica della città. I modelli davanti a me non sono recenti: Parigi, rappresentata da piccoli palazzi dipinti singolarmente, è passata già da tempo dal verde al grigio, dato che la città ha rapidamente divorato quella terra una volta fertile che ne aveva sostentato i residenti. L’edificio in cui mi trovo, che nel modellino è un blocchetto tra i tanti, sollevato dal piano con montanti di ferro battuto, copre un terreno che una volta sarebbe stato apprezzato per la coltivazione, non per collezionare esemplari museali.
Scendendo al piano di sotto, passo davanti alle giraffe metodicamente allineate a lato di elefanti, iene e altri animali imbalsamati nel salone centrale, e trovo rassicurante la loro grandezza naturale. I discreti distanziatori espositivi intorno agli animali accentuano la concretezza delle raccolte di storia naturale: qui non ci sono teche o fondali pitturati per attenuare il macabro effetto di una sala piena di animali morti.
Mentre esco dal museo, ancora incantata dalla sua rappresentazione, sono attratta dal verso di quella che presumo sia un’altra riproduzione di un esemplare per la didattica della storia naturale. Il suono mi rammenta uno dei dinosauri animatronici di Londra, ma, andando a rintracciare quel brontolio con una certa nostalgia, mi trovo davanti al Dodo Manège, una giostra da luna park che orbita lentamente intorno a un asse arrugginito. Mentre gira e sussulta, la vecchia giostra mi svela poco a poco un bimbo in equilibrio tra le braccia di un panda finto e, sul posto dietro di lui, un bambino più grande siede precariamente a cavalcioni di un dodo gigante. È ormai ora di tornare alle api.
Prendendo il treno dai quartieri centrali per raggiungere Saint-Denis, sto attraversando l’incerto confine tra due luoghi collegati ma distinti. Saint-Denis, una volta famosa grazie alla basilica che conserva le spoglie dei re e delle regine di Francia, è stata fagocitata da Parigi, da cui è peraltro separata dalla tangenziale detta La Périphérique. Mi trovo in questo particolare quartiere per un incontro con Olivier Darné e Emmanuelle Roule, che vivono e lavorano qui, accanto alle loro api.
Nel 2004, insieme a un gruppo di colleghi, Olivier e Emmanuelle hanno costituito l’associazione culturale Parti Poétique, fondata sulla pratica artistica di Olivier, che dal 1996 ha come obiettivo il ricongiungimento delle comunità urbane con la natura. In questa tranquilla isola residenziale nell’urbanizzata Saint-Denis è possibile indovinare la porta del Parti Poétique grazie al suo design semplice e pulito, che sottende uno spazio di creatività. Quando Olivier apre la porta e m’invita a entrare, mi si apre davanti un mondo diverso: una piccola corte interna rivela una gallina dentro una conigliera intenta a covare uova e una bordura di piante che delimita il vialetto che porta allo studio. Lo stesso studio è uno spazio bene organizzato e ideato ad hoc che ricorda il magazzino di un apicoltore, con i vasetti di miele al posto dei quadri e delle sculture che penseremmo di trovare in un laboratorio artistico.
Il miele prodotto dal Parti Poétique – che reca la pertinentissima denominazione di Miel Béton (Miele Cemento), la medesima che compare sulla semplice etichetta – è fatto esclusivamente dalle api che vivono negli ambienti urbani. Dalle arnie, comprese le 50 installate sul tetto del municipio di Saint-Denis, si raccoglie un miele ricco, che riflette l’area di bottinamento delle api. È stato riscontrato che il Miel Béton, analizzato per un periodo di tre anni per verificare la varietà delle piante che vengono impollinate in città rispetto alla campagna, contiene nettare e polline provenienti da una varietà straordinariamente ampia di fonti. Arnold Gérard del Laboratorio di evoluzione, genomica e speciazione, chiamato da Olivier con l’appellativo di ‘Mr. Bee’, ha studiato in comparazione gli alveari di Saint-Denis e di un’area agricola a 80 km da Parigi, prelevando campioni ogni dieci giorni da aprile a ottobre. Ha anche monitorato quotidianamente il peso degli alveari, tramite alcune bilance collegate a un sistema gps. Olivier mi dice che Arnold, nel corso dell’esperimento, ha registrato l’incredibile numero di 250 tipi di fonti floristiche diverse a Saint-Denis, rispetto alle sole 65 del sito agricolo. L’eccellente e complesso sapore del miele, che combina tutte queste varie fonti cittadine, sembrerebbe indicare che le api bottinano una maggiore e più salutare diversità di risorse [1]. Le città possono essere rinomate più per l’haute couture (l’alta moda) che per l’orticoltura, ma i parchi e i giardini urbani forniscono un nutrimento per le api assai più vario rispetto agli usuali spazi rurali, nonostante il poco verde disponibile. La coltivazione in campagna tende a creare sempre più zone di coltura intensiva con fonti di bottinamento selezionate, soprattutto perché i prati, i frutteti, le siepi e in genere la diversificazione delle colture continuano a diminuire. Nelle aree rurali, poi, la pressione della produttività implica la necessità sempre più imperativa di usare sostanze chimiche invasive, rispetto all’uso più ridotto negli ambienti urbani.
Parlando con Olivier, egli chiaramente condivide l’opinione secondo cui la gestione della terra esclusivamente a favore di un aumento della produttività e della redditività è dannosa per una sana biodiversità. Egli definisce nature morte i nostri paesaggi rurali e agricoli: ambienti in cui la natura è morta in senso sia pratico sia filosofico, a causa del trattamento che riserviamo alle colture senza preoccuparci affatto della fertilità a lungo termine del suolo. Nelle parole di Olivier, le api sono un indicatore di vita e, quando mostrano segnali di stress, dovremmo essere in grado di ammettere che siamo responsabili contemporaneamente della gestione del loro benessere e della causa della loro morte. Comunque gli scopi politici del Parti Poétique s’inseriscono nel dibattito ecologico urbano e il gruppo, come suggerisce il nome, è anche impegnato dal punto di vista artistico per rivalutare l’importanza del concetto di natura per le comunità cittadine.
Uno tra i principali progetti del gruppo, per esempio, è la Banque du Miel, che con lo slogan Time is Honey (il tempo è miele)* comunica in termini concettuali un sentimento imperativo e al tempo stesso gioioso. Peraltro, l’impatto della moderna economia sugli ecosistemi non è estraneo a questo collettivo impegnato nel sociale e nel politico, dato che le loro installazioni vengono spesso collocate nelle zone vicine ai centri finanziari, come la Borsa di Parigi. La Banque du Miel offre un conto di deposito sulle api come investimento alternativo. Ciascun conto, a fronte di un piccolo contributo, dà diritto agl’investitori – che nel 2012 erano già 1.000 – a una percentuale del raccolto di miele prodotto dalle api che i correntisti hanno direttamente sostenuto, invece del ricavato in moneta dalle vendite del miele. Infatti la promozione del Miel Béton lo presenta come un modo per assaggiare la città più che un prodotto da cui trarre profitto, e un’alta percentuale del miele che la Banque du Miel produce resta alle colonie di api. Dal punto di vista fisico, la banca non è che una struttura realizzata con materiali pratici, robusti e trasportabili, appositamente ideata per essere installata nelle zone centrali della città. Di fatto si tratta di un alveare raffinato, costruito in modo da rispettare le norme sull’apicoltura urbana a Parigi, secondo le quali le arnie devono essere isolate da una barriera alta almeno 2 metri, e ampia quanto basta per permettere ai visitatori di entrare a osservare le api senza provare disagio fisico, lasciando ancora spazio a una certa inquietudine: infatti, tra i primi obiettivi di Olivier era un riavvicinamento a ciò che della natura ci affascina e al contempo ci spaventa. Nelle città, la nostra lontananza fisica da un’ecologia concreta e quotidiana ci ha portato a un generale distacco dalla natura, e la Banque du Miel riconduce, seppur temporaneamente, a fare esperienza interiore di quanto solitamente non s’incontra che all’aria aperta.
Un altro tra i progetti di Parti Poétique, che vorrebbe offrire un’opportunità meno effimera per riavvicinarsi all’ecologia, è Zone Sensible, uno spazio aperto a Saint-Denis e di libero accesso dove le persone possono stare vicine alle api. Olivier spiega che Zone Sensible può ora sembrare un semplice cantiere, ma presto includerà dei giardini e un apiario sul tetto, con uno spazio dedicato a mostre ed eventi per artisti, botanici, urbanisti, antropologi, guide naturalistiche, apicoltori e residenti della zona. Allora ci spostiamo per andare a vedere come procedono i lavori. Dallo studio, dopo avere percorso solo qualche corta traversa, incontriamo i collaboratori Pierre Gardent e Sylvan Bonnet, che sono impegnati nella rivalorizzazione di un’area urbana in precedenza dismessa e abbandonata. Sicuramente Zone Sensible – che, tradotto con cura, suggerisce l’idea di bassofondi restituiti ai sensi – è del tutto mutata in occasione del mio successivo incontro con Olivier, quando possiamo sederci sulle sdraio e godere del sole primaverile prendendo una tisana di aromatiche della Zone Sensible, mentre le api sono in giro a bottinare nel vicinato.
Chiedo a Olivier se ci sono novità di rilievo intorno al progetto ‘Impollinare la Città’ e lui subito mi parla della Banque de Reine (Banca della Regina), un’iniziativa per allevare api regine da destinare agli alveari locali. Tramite un processo di sciamatura artificiale, il gruppo sta aumentando la quantità delle regine e delle giovani famiglie in numero di 100 all’anno, nell’ambito di un progetto ideato nel 2011 e lanciato nel 2014. La tutela delle api, con l’investimento nel progetto della banca, si è evoluta anche come forma di garanzia contro la perdita delle famiglie. Dato che la prima attenzione del gruppo, al momento, è la produzione di regine da sostituzione, la priorità di mantenere un sicuro numero di colonie è diventata indubbiamente più importante della produzione del miele. Se da un lato il miele simboleggia l’abbondanza di un prodotto naturale, dall’altro le regine e le famiglie sono indicatori della salute degli ambienti naturali. Inoltre, l’importanza di allevare api in salute per l’impollinazione, al meglio delle nostre capacità, suggerisce l’utile parallelo di voler ricreare un ambiente compatibile in cui diffondere nelle comunità urbane l’idea dell’interdipendenza tra gli elementi della natura. Mettendo insieme arte e apicoltura all’interno dell’ambiente urbano, Parti Poétique riesce a ricongiungere la gente con la natura attraverso un’esperienza diretta. Come molti altri residenti delle città, Olivier non ha nessuna conoscenza pregressa di agricoltura – infatti dice di avere appreso i fondamentali dell’apicoltura grazie a un vecchio manuale – e quindi all’inizio ha dovuto affrontare una curva di apprendimento molto ripida. Malgrado questo, o forse proprio grazie a questo, i progetti di Parti Poétique vengono affrontati sempre con entusiasmo a partire da un processo di formazione.
Osservando più da vicino le 25 arnie sul tetto di Zone Sensible, è rassicurante pensare come i bambini che vedo giocare nei dintorni, su erba artificiale, possano avvicinarsi alla conoscenza delle api grazie ai laboratori che si tengono qui tutte le settimane. In effetti, noto che quando le api sfrecciano sopra le nostre teste non creano alcuna apprensione: la rappresentazione della natura dentro la città, che Parti Poétique esplorava attraverso i suoi primi progetti, è stata palesemente sostituita dall’integrazione delle api in questo ambiente urbano. Attraverso un sostegno solido e a lungo termine del progetto, il lavoro di Parti Poétique a Saint-Denis è percepito, e apprezzato, come ottima opportunità per un rinnovato radicamento nell’ecologia, in un’epoca in cui il nostro impegno nei confronti della natura ha tanto bisogno di essere risvegliato.
[1] Naturalmente, dato che gli inquinanti aerotrasportati, come il piombo dei gas di scarico delle auto, possono depositarsi su polline e nettare, anche l’inquinamento è fonte di preoccupazione per la salute delle api
Tratto da Agricoltura per senza terra, edito da Pentàgora (titolo originale completo del paragrafo “Olivier Darné. Apicoltore artista, Parti Poétique, St. Denis, Parigi, Francia”). Il libro di Sarah Waring indaga le ragioni dell’avvelenamento delle api, racconta il ruolo delle lobby e la crescita delle proteste, descrive infine alcune soluzioni efficaci sperimentate da Parigi a Londra, dalla Slovenia alla Svezia, anche da agricoltori senza terra.
daniele barbieri dice
Bella questa storia. Vi ricordo che sulle api a fine 2016 è uscito «Bee Happy. Storie di alveari, mieli e apiculture», un libro molto politico/poetico – e pure femminista – di Barbara Bonomi Romagnoli. Se vi interessa saperne di più qui un’intervista di Andrea Mameli all’autrice: http://www.labottegadelbarbieri.org/?s=La+democrazia+delle+api
BUONA VITA E BUON MIELE
db (daniele barbieri)