I poveri sono sempre più inutili al mercato, devono restare invisibili, se e come sopravvivono non è un problema nostro. La devono smettere di dare senso alla vita, di ribaltare il nostro mondo, di diffondere speranza
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di Alessandro Ghebreigziabiher*
Terra, qui Jalousie, baraccopoli di Haiti. Oltre i confini della follia, viviamo per vocazione, sopravviviamo per necessità. Scriviamo storie vere, per amore di chi ci aspetta, oltre l’orizzonte che avrà la fortuna di vedere l’alba. Dopo il terremoto, dopo tutto il male che la faccia peggiore del crudele dado chiamato destino ci ha mostrato, siamo qui, insieme.
E così, mentre dalle vostre parti vi ritrovate governi che non riescono a mettersi d’accordo neppure sul potere conquistato sull’odio e le bugie, noi cerchiamo di imparare come cambiare le regole del gioco. Quando accadrà, perché accadrà, non ringraziateci.
Aiutateci ora. Siamo ottantamila, in case fatiscenti e fragili che si tengono su a fatica, un po’ come l’empatia che ancora vi lega l’un l’altro. L’igiene dei luoghi destinati al vivere è carente. E fiumi di plastica scorrono indifferenti, accompagnando il nostro andare come se fosse normale.
Le stanze sono svuotate di tutto, tranne che di speranza. Eppure, malgrado alle vostre latitudini vi sentiate inermi di fronte all’ennesimo aggravarsi del conflitto tra i soliti nemici, a loro volta manovrati come eterne marionette dal famigerato mostro mangiapetrolio, noi balliamo, sì, balliamo sul nulla. Che paradossalmente, non sempre, ma almeno per un giorno, diviene meglio di tutto.
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Ciò malgrado, non crediate sia facile, conquistare l’indomani. Non lucriamo sulle menzogne, noi altri. Il tempo per la verità delle cose è prezioso come l’acqua, qui. Ecco perché ancora oggi non riusciamo a comprendere come non vediate che il peso che scegliamo di portare sul capo, trascurando pettinature e pensieri futili, è a rischio ovunque.
Nessuno si senta dissetato a tempo indeterminato. Nondimeno, mentre nel lato più gradevole del quadro vi gettate quotidianamente nella mischia, sperando di raggiungere i cinque secondi di viralità, a forza di incessanti upload delle vostre più personali intimità, noi scegliamo invece di farci carico solo dell’essenziale. Che questo sì, davvero sempre, ogni sacrosanto istante della nostra esistenza. È tutto. Poi cala la notte, e con essa la naturale conseguenza, ovvero sua maestà il buio, sovrano volubile, il quale, ogni volta gli aggradi, ci costringe ad avvalerci del combustibile più economico sul mercato, per farci luce.
Leggi pure come il bruciante desiderio di vedere l’altro, al termine di un altro viaggio insieme. E sebbene al di là del recinto innalzato a protezione della vostra sicurezza, vi sentiate ogni tramonto più in pericolo, ci riempiamo il cuore di gioia innanzi a una lampadina che fa solo il suo dovere. Quindi, nel silenzio che man mano si fa padrone del tempo del riposo, riusciamo finalmente a comprendere. Che non siamo solo ombre e comparse, su questo assurdo pianeta. E a meno che non lo si scelga volontariamente. Nessuno di noi lo è mai.
*Attore e scrittore, questo il suo blog
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