di Salvatore Iaconesi*
Non mi avrete mai.
Non saprete mai cosa voto.
Non mi costringerete mai a prendere parte a questa ridicola e indignitosa danza ubriaca e molesta.
Anzi, farò l’esatto contrario.
Amandovi tutti, cercherò di farvi notare come questa cosa – questo tipo di cose, i referendum, le cose che costringono a sceglier tra sì e no, A e B, ni e so – sono fatte per dividere. E, dividendo, non fanno il gioco delle persone, dei cittadini, dei migranti, degli uguali e dei diversi. Fanno solo il gioco di quei pochi che, dall’alto, sono in grado di decidere (e imporre) quali siano questi A e B tra cui si deve scegliere.
Beh, io non vedo democrazia in tutto questo. Vedo paternalismo. Vedo i cittadini trattati come bambini, spauracchi e minaccette comprese, da tutte e due le parti (“mangia le verdure, che sennò arriva il BauBau). Il tutto, non dimentichiamolo, dividendo. E non solo dividendo, ma anche utilizzando – ora che si può, con la rete, con la conoscenza dei grafi sociali – mezzucci per insinuarsi nelle coscienze: dagli influencer, i profili fake e le pagine massivamente co-optate, fino all’affiancare figuri impresentabili, con cui fino a ieri si era d’accordo, per creare così, artificiosamente, accozzaglie altrettanto impresentabili (e non sto parlando solo del sì, ovviamente).
Volete il “nuovo”? Beh, stiamo guardando e facendo qualcosa di estremamente vecchio.
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La logica del consenso, in cui l’obiettivo è convincere, con qualsiasi modo, il 51 per cento delle coscienze, come fossero dei bambini. Chiusi nelle nostre bolle, le nostre coscienze e percezioni circondate, con un A e B tra cui scegliere, senza sapere nulla, senza poter sapere a quali strette di mano, cene, gentlemen agreement corrispondano; senza dati, informazioni, conoscenza; senza, praticamente, poter esprimere una opzione C, addirittura quasi sempre senza la possibilità il tempo e la distensione sociale per immaginare che C possa esistere. Bambini da convincere, magari anche con la promessa di un bel premio.L’alternativa? Trattare le persone da adulti, da pari, da fratelli. E prendersene cura.
Di tutti i modi in cui si potrebbe usare la rete, stiamo utilizzando forse i più stupidi. L’immaginario sui dati ne è un esempio: dati per monitorarci, tutti, formichine, colonie di batteri sul vetrino. Per poi creare strategie in laboratorio, per far sì che le formichine si comportino in qualche modo.
E invece, ora, finalmente, avremmo tutti gli strumenti per ragionare in modo differente. Non sulla logica del consenso, ma su quella della coesistenza. Non sulla separazione, ma sulla differenza che coesiste nell’ecosistema, e ne rappresenta la sostenibilità e la resilienza.
Da adulti civili, insomma.
Manca un immaginario.
giuseppe dice
Apprezzo il suo sdegno. La farsa di questa contrapposizione non coglie i problemi styrutturali della nostra democrazia, che impedisce la partecipazione. Guardi se questo la può interessare. http://www.centropgm.unifi.it/cache/quaderni/45/0625.pdf
L’autore ha scritto anche un saggio sulle autonomie come modo di ripensare la democrazia, oltre il sì o il no alla riforma.
Cordiali saluti
Roberta Cafarotti dice
Sono perfettamente d’accordo. Tra le signore del te della brexit, gli indecisi ignoranti cronici, i mutanti del voto dell’ultima ora occorre ripensare il concetto di democrazia relegato ad oggi a delle elezioni basate sul 50% +1, che tra l’altro non servono mai a rappresentarci. Voto questa volta come sempre, ma non mi schiero.
Angelo dice
nondirci che voti… ma vota!