Rosa Parks, Mario Savio, Greta. Solo in pochi casi la storia è così generosa da offrire al gesto individuale la possibilità di aprire una porta verso un mondo che esiste nascosto, ma pronto ad esplodere. Oggi grazie a quei milioni di ragazze e ragazze e ai loro cartelli fatti a mano abbiamo più di una speranza: è nato un movimento mondiale, con tutte le straordinarie potenzialità e limiti che ogni movimento si è sempre portato dentro. “Non esiste un prima e un dopo – scrive Mirco Pieralisi, maestro – Senza ribaltamento e protagonismo sociale non ci sarà svolta ecologica, senza svolta ecologica sarà comunque la fine. Il tempo delle celebrazioni è finito, grazie a quei ragazze e ragazze e ai loro cartelli fatti a mano. Ora non ci sono alibi…”
Ci saranno stati altri, prima di Mario Savio, figlio di migranti italiani, a commettere il sacrilegio di salire sul tetto di un’auto come ha fatto lui all’Università di Berckley nel 1964? Altre prima di Greta Thumberg hanno sollevato un cartello in solitudine, altre, come Rosa Parks, si sono rifiutate di cedere il posto a un bianco in un autobus nel 1955? Forse sì, ma solo in pochi casi la storia è così generosa da offrire al gesto individuale la possibilità di aprire una porta verso un mondo che esisteva nascosto, soffocato ma pronto ad esplodere in una pluralità di gesti di rivolta.
Forse oggi dieci milioni di ragazze e ragazzi del pianeta (che tanto somigliano a quelle e quelli che meno di due anni fa hanno invaso le piazze degli Stati Uniti per cercare di fermare la strage quotidiana da arma da fuoco), ci danno una possibilità, una speranza, qualcosa in più di quella inesorabile luce in fondo al tunnel in testa al treno che sta per travolgerci. Con tutte le straordinarie potenzialità, radicalità, ragioni, limiti e contraddizioni che ogni movimento si è sempre portato dentro, questa grande mobilitazione planetaria, finalmente senza confini, indica l’urgenza del cambiamento. Ogni gesto, ogni piccola azione concreta, ogni cambiamento nella nostra vita sono importanti, perché innestano cultura e riflessioni, oltre che togliere un po’ di spazzatura inquinante e guai a sottovalutare i piccoli gesti e qualche timida politica di “contenimento”.
Ma l’urgenza e la radicalità dei provvedimenti necessari per salvare il mondo in cui viviamo necessitano del protagonismo non di milioni ma di miliardi di persone. Per queste persone (oltre che per un po’ di ricchi e di miliardari sparsi per il mondo a cui si fa la lista degli incentivi) l’ecologia dovrà essere “conveniente”, anche per chi nella nostra casa mediterranea come in tutto in mondo, soffre di povertà come di acqua e aria malate. Ma qual è il loro “incentivo” se non una vita degna di essere vissuta? Qual è la loro speranza se non si combatte contro un destino segnato di precarietà e miseria? No, non esiste un prima e un dopo: senza ribaltamento e protagonismo sociale non ci sarà svolta ecologica, senza svolta ecologica sarà comunque la fine. Il tempo delle celebrazioni è finito, grazie a quei milioni di ragazze e ragazze e ai loro cartelli fatti a mano. Ora non ci sono alibi.
*Insegnante
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