Non abituarsi alla violenza, proporre analisi, promuovere manifestazioni di protesta sulla mattanza chiamata femminicidio non basta. A volte occorre prima di tutto trasformare il dolore in rabbia per cercare vie d’uscita dal ricatto, dalla disperazione, dalla paralisi
L’amazzone ferita si rialza, nuove frecce per il suo arco. Avvelenate. Il cielo si copre, nuvole pesanti, grigie e gonfie si affacciano basse in cielo mentre turbiniamo intorno in movimento antiorario. Nemesi. Via dalla disperazione, dal ricatto e dalla rapina, via dal caos del buonsenso, via dalla paralisi, dalla pacificazione inerte, dal pianto sommesso, dalla fiducia sconfinata, via dalla parola contraddetta, dai parassiti e dall’inganno, via dai circoli viziosi che ti sedano e seducono, via, via, balza via dal vampiro.
Diventa astuta, non volere la carezza, lo sai che domani sarà lo schiaffo, il calcio, la spinta che ti farà cadere, il mignolo stritolato, il morso, il pugno nello stomaco, la coltellata. Non è vero che quell’odio lì è amore, lui ti vuole convincere che quando lo odi è perché lo ami, no, tu lo odi perché non c’era quando eri sola, quando eri zoppa, quando pensavi adesso farà qualcosa, adesso avrà capito, adesso smetterà. Quando volevi essere libera. Tu lo odi perché ha bloccato i tuoi poteri, perché ti fa collaborare con la tua autosconfitta, perché ti concede riconoscimento e prestigio per convalidare sé stesso, perché ti fa pensare doppio, ti disorienta, ti mette paura bloccandoti la parola portandoti via il pensiero, perché ti minaccia che resterai sola, povera e indifesa e frigida, e che se vai avanti così sarete in due, tre e quattro, e che qualcuno si spaccherà le ossa, meglio tu che io, ti dice.
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Fai finta di non aver sentito, dici che era solo un momento di rabbia, che sì quel giorno anche tu eri molto nervosa. Ma poi metterà in atto tutto quello che ha detto, ti spaccherà le ossa. Guardalo: ha gli occhi infidi, cinquemila anni di boria e tronfiaggine nel corpo, il pensiero impazzito di menzogne, il sesso morto che resuscita a forza di espedienti, è decrepito ma non si rassegna, come un rabdomante cerca acqua sacra che lo tenga in vita. E quando non sarai più tu a versargliela, sarà un’altra, così siamo state programmate.
Ti hanno confinata in un destino d’amore oblativo dove il tuo piacere è prima di tutto compiacere. Lo vedi, ora? Ti hanno attirata in un incantesimo che ti costringe da qualche millennio a una guerra invisibile. Lui non mantiene lo spazio aperto, vedi? Non c’è faccia a faccia, solo raggiri e meandri senza sbocco, nessuna luce e respiro. Solo lui si mostra pur non comparendo mai, ma è lì, già e per sempre oscuro a garantirsi il nutrimento della tua energia rubata. Una storia che viene da lontano, miti di maschi divini che si autogenerano sputando fuori figlie maschi. Col tuo sangue, che sta all’inizio della storia di questa umanità, ha riempito il vaso del Graal e alimentato la sua tradizione di riti rossi per appropriarsi della tua esperienza sacra. Sacer mens, mestruazione sacra, l’oracolo di Delfi veniva annunciato una volta al mese, ricorda! Smaschera la bugia!
Guardalo come si avvicina con estrema simpatia, intimità anche, come si tiene nel mezzo per intercettarti con parole criptiche e oracolari portandoti dentro nella sua economia speculare e speculativa, lasciando le tue pulsioni senza segni né simboli. È così che ti marchia giorno dopo giorno in un paziente lavoro di autodistruzione pulsionale lo sfruttatore, la sanguisuga , il vampiro.
Vorresti piangere adesso, no non farlo, non hai motivo di sentire tutta questa pena, non autocommiserarti, non chiedergli perché mi fai male. Trasforma il dolore in rabbia, giusta rabbia, che diventi un fuoco furioso, non aver paura di quello che senti. Lo so, ti hanno insegnato che è sbagliato inveire e maledire, che poi ti si ritorcerà contro, che è peccato, ma tu non ascoltare, lo dicono solo per paralizzarti perché hanno paura di quello che tu puoi nominare. Cos’è che ti angoscia, ti frena nel lasciare andare tutto quello che ti fa male, ti inebetisce, ti fa piagnucolare, ti confonde, ti esaspera, ti fa tornare sempre sui tuoi passi sbagliati come in un loop?. Bisogno d’amore, dici. Sì certo, ma adesso sposta lo sguardo altrove, l’amore è sguardo che muta, vita che non vuole morire.
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