Oltre novemila cittadini hanno chiesto, firmando tra il marzo e l’agosto dello scorso anno, di riconoscere l’economia sociale e solidale in Lombardia con una legge. Le crisi che stiamo vivendo hanno portato sotto gli occhi di tutti i rischi insiti in un’economia iperfinanziarizzata e indifferente a valori diversi da quelli del profitto, ma hanno anche messo in luce la resilienza e le potenzialità di alcuni modelli alternativi di produzione, distribuzione, consumo e risparmio, hanno messo la solidarietà al centro dei processi economici, hanno restituito centralità alla persona e alla partecipazione sociale in stretta relazione con il territorio

In questi giorni è stata recapitata una lettera a tutti i rappresentanti istituzionali di Regione Lombardia.
A firmarla, chiedendo che il Consiglio discuta e approvi in tempi certi la legge voluta da più di 9.000 cittadini lombardi, sono stati il Forum del terzo settore, Cittadinanza Sostenibile, il Bio-Distretto dell’agricoltura sociale di Bergamo e Res Lombardia, in rappresentanza delle numerose realtà della società civile lombarda che nel 2017, con la collaborazione della Presidenza della Provincia di Bergamo e della facoltà di giurisprudenza dell’Università di Bergamo, hanno avviato il percorso per la stesura di una proposta di legge regionale di iniziativa popolare per il riconoscimento dell’economia sociale e solidale in Lombardia.
Da quell’impegno è scaturito il testo di legge sul quale sono state raccolte, tra marzo e agosto del 2019, più di 9.000 firme, depositate in Regione il 2 settembre dello stesso anno.

Si è trattato di un risultato importante, non solo perché è andato ben oltre il numero di sottoscrizioni necessarie a presentare la proposta (il numero più alto di firme mai raccolto in Regione per una proposta di legge popolare), ma anche perché ha reso evidente un consenso largo e trasversale verso i contenuti della legge.
Tra i promotori dell’iniziativa anche il compianto Claudio Bonfanti, già assessore e presidente del Consiglio regionale, commemorato dal Consiglio lo scorso 8 settembre.
“Durante gli ultimi mesi – scrivono i promotori – il dramma della pandemia e il lockdown hanno reso di fatto impossibile mantenere una relazione costante tra i promotori e il Consiglio, utile sia per approfondire le proposte sia per dare evidenza ai sottoscrittori di eventuali passi in avanti. Eppure, proprio il periodo e le esperienze che abbiamo vissuto, hanno messo più che mai in evidenza la necessità di un nuovo modello di sviluppo sostenibile e solidale.
Le molteplici crisi che si sono susseguite negli ultimi dieci anni hanno generato mutazioni traumatiche e attraversato in profondità i sistemi territoriali: la crescente disoccupazione, l’insicurezza sociale, la polarizzazione estrema dei redditi delle famiglie, hanno deteriorato le relazioni economiche, sociali e culturali.
Queste crisi, se da un lato hanno portato sotto gli occhi di tutti i rischi insiti in un’economia iperfinanziarizzata e indifferente a valori diversi da quelli del profitto, dall’altra hanno messo in luce la resilienza e le potenzialità di alcuni modelli alternativi di produzione, distribuzione, consumo e risparmio basati su modalità di produzione e distribuzione ambientalmente e socialmente sostenibili, che hanno dato visibilità ai produttori, hanno messo la solidarietà al centro dei processi economici, hanno restituito centralità alla persona e alla partecipazione sociale in stretta relazione con il territorio”.
Cosa è l’ESS (economia sociale e solidale): “L’Economia Sociale e Solidale è una forma di economia che ha fatto della sostenibilità ambientale, della giustizia sociale e della democrazia economica la sua bandiera. Si basa sui valori di equità, centralità della persona e partecipazione sociale in stretta relazione con i territori“.

Il percorso: Il 17 dicembre del 2019 i promotori della legge (Cittadinanza Sostenibile, Res Lombardia, Forum del terzo settore, Bio-Distretto dell’agricoltura sociale di Bergamo) hanno inviato una lettera ai capigruppo consigliari per avviare il confronto nelle sedi istituzionali previste.
La proposta è ora denominata “PDL 90” – numero fascicolo 2018/XI.2.2.2.90 – “Norme per la valorizzazione, la promozione e il sostegno dell’economia sociale e solidale”, ed è stata affidata alla IV Commissione permanente – Attività produttive, istruzione, formazione e occupazione e alla I Commissione permanente – Programmazione e bilancio.
La legislazione in materia ad oggi: Il legislatore (nazionale e regionale) ha dato riconoscimento ad alcuni profili di questo modello di economia, ad esempio da un lato dando riconoscimento giuridico a modelli di economia solidale praticati da soggetti che fanno economia subordinando quasi totalmente il loro agire economico alla dimensione etico-valoriale come i Gruppi di Acquisto Solidale (che hanno trovato un riconoscimento istituzionale con la Legge finanziaria 244/2007 o come è avvenuto con la legge della Regione Lombardia sul commercio equo e solidale (L.r. 30 aprile 2015, n. 9
“Riconoscimento e sostegno delle organizzazioni di commercio equo e solidale”), nella quale l’attività commerciale, a vocazione internazionale, è volta a garantire al produttore e ai suoi dipendenti il pagamento di un prezzo giusto, oltre che a tutelare il territorio di produzione e valorizzare l’attività lavorativa delle persone coinvolte nella produzione, caratterizzata dalla vendita direttamente al cliente finale dei prodotti, eliminando passaggi intermedi, che si rivelano sovente a detrimento del produttore e dei lavoratori.

O ancora – su altro versante – riconoscendo e incentivando modelli imprenditoriali non orientati al profitto, come è avvenuto con la nuova disciplina dell’Impresa sociale – oggi ricompresa nel novero degli enti del terzo settore- dettata dal combinato disposto dei d.lgs 112 e 117 del 2017: un’impresa che opera in settori ritenuti di interesse generale (elencati dal legislatore) e che è tenuta a prevedere forme di partecipazione dei lavoratori e meccanismi di ascolto e coinvolgimento degli interlocutori esterni.
La Legge Regionale n. 36 del 2015 infine, partendo dal riconoscimento costituzionale della funzione sociale della cooperazione non a fini di lucro, ha ritenuto di promuovere il suo peculiare contributo all’interno del sistema imprenditoriale lombardo.
“Tutti i provvedimenti decisi fin qui – continuano i promotori – si intersecano con i contenuti della proposta di legge, ma non rispondono all’esigenza di normare l’economia sociale e solidale mediante un provvedimento legislativo ad hoc.
Proprio per questo riteniamo importante provare a colmare questo vuoto legislativo facendo un passo avanti nella discussione e nell’iter istituzionale, anche per costruire una nuova alleanza tra istituzioni e società civile. Sono infatti decine e decine i consiglieri comunali, gli assessori, i sindaci e i funzionari che hanno presenziato ai banchetti nelle piazze e contribuito alla autenticazione delle firme raccolte.
Finora, in Regione Lombardia non è mai passata una legge di iniziativa popolare, ma c’è sempre una prima volta e oggi più che mai in tanti abbiamo offerto alle commissioni del Consiglio regionale l’occasione per un cambio di passo nella direzione dell’innovazione sociale, per aprire un confronto costruttivo tra l’istituzione regionale e i soggetti operanti nei vari ambiti dell’Economia Solidale e Sociale”.
Cosa succede in bergamasca: Il territorio bergamasco è stato il luogo di innesco di questa iniziativa legislativa, un territorio che ha generato nel tempo molte forme di mutualismo locale.
Una dimensione locale dove le relazioni tra le persone diventano solidali ed è più facile accorciare la catena del valore, sia nella produzione che nel consumo. In attesa della discussione della legge, in bergamasca si è deciso di dare il via ad un percorso per la costituzione di un Distretto per l’Economia Sociale e Solidale (DESS). Numerose le adesioni ad oggi: Bio-Distretto, Confcooperative, Csa Coesi, Solidarius Italia, Mercato&Cittadinanza, Legambiente, Ressolar, Cittadinanza Sostenibile, Cooperativa Ruah, Associazione generale di Mutuo Soccorso, Cooperativa Amandla, Associazione Terza Piuma, Mag2 Finance, Associazione etica sviluppo ambiente Adriano Olivetti, Il sole e la terra, Istituto Mario Rigoni Stern, Pandemonium Teatro, Edoomark, Cesc Università di Bergamo, Rete Gas Bergamo.

Cosa prevede in sintesi la proposta di legge
Riteniamo che quella proposta, trasformata in legge, possa costituire un piccolo ma importante passo verso la giusta direzione: incrementare la sostenibilità sociale ed ecologica dei sistemi economico – produttivi, generare democrazia economica, tutelare i valori dell’impresa cooperativa, promuovere l’agricoltura sociale, promuovere i beni comuni partendo dalle pratiche concrete e dalle esperienze già in essere, offrire un riconoscimento giuridico all’intero movimento dell’economia sociale e solidale, creare spazi di confronto e progettazione per le varie componenti dell’E.S.S e offrire ad essa ulteriori opportunità di crescita nella nostra regione.
La proposta prevede il riconoscimento da parte della Regione dei soggetti operanti nell’E.S.S. e la promozione di interventi volti a sostenere lo sviluppo del modello di economia solidale e sociale; l’istituzione di un forum regionale dell’economia sociale e solidale con il compito di elaborare pareri e proposte, organizzare attività di divulgazione e sensibilizzazione e fornire dati per le strategie di sviluppo; l’istituzione di un comitato scientifico dell’economia sociale e solidale, per svolgere ricerche e indagini di settore su richiesta del forum; la creazione di distretti territoriali per favorire l’incontro tra le istanze della società civile e ciò che l’E.S.S. offre in termini di beni e servizi per la collettività nel rapporto con gli enti locali; l’organizzazione di iniziative sui territori per promuovere l’E.S.S. con le scuole e favorire l’emergere di un mercato del lavoro che indirizzi studenti e studentesse verso lavori o iniziative di auto imprenditorialità.
“Nella storia dell’umanità – concludono i promotori – l’azione dal basso è sempre stata fondamentale per ridisegnare il volto del mondo, per vedere un ‘cambiamento’, ma occorre anche il sostegno delle istituzioni per far funzionare le cose, per cambiare le politiche governative. Insieme si è più forti. Insieme si possono raggiungere risultati che singolarmente mai riusciremmo a sognare”.
In allegato la lettera ufficiale inviata a Regione Lombardia
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