Molti ricordano l’azione di protesta di Luca Abbà nel 2012 in Val Susa, quando la polizia lo fece cadere da un traliccio del cantiere dell’Alta velocità, provocandogli un coma profondo e tre mesi di degenza. Dal 14 settembre Luca è in carcere per scontare una pena definitiva di un anno per resistenza a pubblico ufficiale durante uno sgombero di una casa occupata a Torino, risalente al 2009. Il giudice di sorveglianza ha disposto la semilibertà, una misura insolita per chi deve scontare una pena breve. Le motivazioni del rigetto degli affidi ai servizi sociali e dei domiciliari, spiegano i No Tav, “sono allarmanti, perché sono di natura politica e non giuridica. Il giudice infatti ha ritenuto che: «La collocazione geografica del domicilio del soggetto (Cels frazione di Exilles) coincide con il fulcro di uno di questi movimenti No Tav»…”
Sabato 14 settembre Luca è stato portato dai carabinieri di Chiomonte in carcere alle Vallette, per scontare una pena definitiva di un anno per resistenza a pubblico ufficiale durante uno sgombero di una casa occupata a Torino, risalente al 2009. La difesa aveva chiesto di applicare una misura alternativa al carcere – a cui possono accedere tutti i condannati ad una pena inferiore ai quattro anni – come l’affidamento in prova o gli arresti domiciliari con la possibilità di lavorare, per permettere a Luca di mantenersi. Il giudice di sorveglianza, invece, ha disposto la semilibertà, una misura che solitamente è usata per permettere a chi sta scontando una lunga detenzione di uscire dal carcere, comunque insolita per chi deve scontare una pena breve. Tale misura prevede la possibilità di uscire dall’istituto di detenzione per poter svolgere attività lavorative durante il giorno e farvi rientro la notte.
Le motivazioni del rigetto degli affidi e dei domiciliari sono allarmanti, perché sono di natura politica e non giuridica. Il giudice infatti ha ritenuto che: “La collocazione geografica del domicilio del soggetto (Cels fraz. di Exilles) coincide con il fulcro di uno di questi movimenti (NO TAV), il quale ha eletto il cantiere di Chiomonte per la realizzazione della futura linea ad Alta Velocità, come teatro per frequenti manifestazioni e scontri con le Forze dell’Ordine”. Il Tribunale prosegue sostenendo che il fatto di continuare a vivere a casa sua esporrebbe Luca “al concreto rischio di frequentazione di soggetti coinvolti in tale ideologia e di partecipazione alle conseguenti iniziative di protesta e dimostrazione, che a tutt’oggi divengono via via più frequenti, in misura proporzionale alle decisioni programmatiche del Governo Centrale in merito alla prosecuzione dei lavori sulla linea ferroviaria e che nell’ultimo periodo hanno avuto un’ulteriore rescrudescenza in occasione dello scontro fra i partiti della Lega e del Movimento 5 Stelle, per la necessità o meno di realizzare l’opera”.
Luca in questo momento si trova in carcere e vi rimarrà finché non verranno definite le concrete modalità di esecuzione della pena.
Ci sembra evidente che tale misura abbia il solo scopo di isolare un compagno da un contesto di lotta e di solidarietà. Tocca a noi adesso far sì che questo non avvenga, attraverso una mobilitazione specifica e attraverso la continuazione con maggiore convinzione della lotta.
Luca libero, tutte libere, tutti liberi.
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