Per poter utilizzare la violenza contro i cittadini la polizia ha bisogno di una fonte di legittimazione? Chi o cosa gliela può fornire? È uno dei temi rilevanti che affronta il libro Polizia e migranti in città. Negoziare il confine nei contesti locali di Giulia Fabini, uscito per Carocci editore. Viene presentato a Roma sabato 1 aprile nella libreria I fiori blu (via Antonio Raimondi, 35), a partire dalle ore 18 e 30, nell’ambito del ciclo di incontri “Lo stato della polizia”, organizzato da Acad, I fiori blu e Monitor. Con l’autrice intervengono Yasmine Accardo, Michele Colucci ed Enrico Gargiulo. Qui sotto, due brevi stralci tratti dal secondo capitolo
(…) La polizia, più che controllare la commissione di un reato, fa opera di contenimento della criminalità tenendo gli esclusi a loro posto e, allo stesso tempo, raggiunge anche un altro scopo: mandare un messaggio rassicurante a chi si trova in una posizione dominante all’interno della società che non deve temere i custodi del monopolio legittimo della forza da parte dello Stato né di perdere la propria posizione di privilegio. Nel frattempo, concentrano la propria attenzione verso i marginals and dispossessed, perché pongono una minaccia ai valori dominanti della società e, nel farlo, di fatto li privano proprio della loro cittadinanza.
In questo senso, la polizia sorveglia i confini della cittadinanza: la cittadinanza dei “rispettabili” è assicurata, mentre coloro che in varie maniere attaccano lo Stato escludono sé stessi da questa. Tra questi estremi, ci sono coloro la cui cittadinanza è insicura e deve essere rinegoziata continuamente: questi sono “proprietà di polizia” e gli operatori di polizia sono de facto arbitri della loro cittadinanza.
(…) ciò che preme rilevare è il paradosso per cui l’applicazione e la riaffermazione della legislazione sull’immigrazione irregolare viene massimamente affidata ad un’istituzione il cui compito principale non è quello di applicazione della legge ma di mantenimento dell’ordine. Anzi, se riaffermazione della legge avviene, avviene più che altro per via incidentale. La legge, cioè, nell’attività di controllo del territorio, viene usata dalla polizia più che altro come “strumento per risolvere certi urgenti problemi pratici” (Bittner, 1967) e non come fine in sé. Il compito di order-maintenance – o di mantenimento del disordine entro certi confini di tollerabilità (Palidda, 2000) – non richiede la compresenza dell’attività di law-enforcement, ma può comunque utilizzare il diritto per produrre e riprodurre un certo ordine.
fonte: Monitor
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