Annunciata sei mesi fa e lungamente preparata, domani 3 maggio del ventunesimo anno del ventunesimo secolo, comincia la traversata dell’Atlantico della prima delegazione zapatista che inaugura gli incontri tra le ribellioni dei cinque continenti. Dall’Isla de las Mujeres, nello stato messicano del Quintana Roo, salpa un veliero chiamato “La Montagna”. A bordo, con l’equipaggio, l’Escuadrón 421. È composto da 4 donne: Lupita, 19 anni, Ximena, 25, Yuli, 37 e Carolina, 26; 2 uomini: Darío, 47 anni e Bernal, 57: e una transgender: Marijose, 39 anni, designata a essere la prima a calpestare il suolo europeo. Il veliero arriverà in Galizia a metà giugno. Un viaggio che ripercorre in direzione contraria la conquista coloniale spagnola di cinque secoli fa. Diverse altre delegazioni partiranno più avanti, anche in aereo, a inizio luglio. I prossimi saranno mesi di intense attività, incontri e scambi in tutta Europa, perché gli zapatisti hanno annunciato di aver ricevuto e accettato inviti da molte “geografie”: Germania, Austria, Slovenia, Catalogna, Sardegna, Cipro, Croazia, Danimarca, Stato spagnolo, Finlandia, Francia, Grecia, Paesi Bassi, Ungheria, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Baschi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Romania, Russia, Serbia, Svezia, Svizzera, Turchia, Ucraina. Per tutti gli aggiornamenti e le notizie anche sull’organizzazione dell’accoglienza in Italia, si possono consultare la pagina facebook della Libera Assemblea Pensando/Praticando Autonomia Zapatista- Italia, il sito europeo Un viaggio per la Vita e il blog nazionale Viaggio zapatista. La Montagna si sta muovendo

Quando gli zapatisti hanno pubblicato il loro comunicato “Una montagna in alto mare”, il 5 ottobre 2020, c’è stata gran sorpresa per la notizia che stavano preparando un tour dell’EZLN (Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale) attraverso i cinque continenti, a cominciare dall’Europa. È la prima volta (con una sola eccezione) che lasciano i confini del loro paese.

Poi, il primo gennaio, le zapatiste e gli zapatisti hanno redatto e firmato con centinaia di persone, collettivi e organizzazioni, una Dichiarazione per la vita spiegando le ragioni di questo viaggio: contribuire alla lotta contro il capitalismo – inseparabile dalla lotta per la vita – essere pienamente consapevoli delle sue differenze e allontanarsi da ogni desiderio di omogeneizzazione o egemonia. Negli ultimi sei mesi è iniziato un ampio processo di organizzazione a scala europea, ma anche in ogni paese o “geografia”, secondo la terminologia zapatista. È sorto anche un coordinamento francofono (Baschet vive in Francia, ndr) e, al suo interno, otto coordinamenti regionali, che includono collettivi e iniziative locali. Nello stesso tempo, l’EZLN ha confermato che stava preparando una numerosa delegazione composta da più di un centinaio di partecipanti, tre quarti dei quali erano donne. Questa delegazione sarà accompagnata da dieci membri del Congreso Nacional Indigena – Consejo de Gobierno Indigena, che riunisce le lotte indigene del Messico nel suo insieme, nonché una delegazione del Frente de Ciudades en Defensa del Agua y la Tierra di Morelos, Puebla e Tlaxcala, costituita contro la realizzazione di una doppia centrale termoelettrica che minaccia di deviare risorse idriche indispensabili per gli agricoltori della regione.

Il 10 aprile, giorno dell’anniversario dell’assassinio di Emiliano Zapata, è stata annunciata la partenza della prima delegazione zapatista a compiere il viaggio via mare. Ci si aspettava di vederla partire, quel giorno, dal caracol di Morelia, i cui componenti si stavano preparando da mesi. Poi c’è stata una cerimonia, nella dovuta forma, con tanto di musica tradizionale, incenso e riti di purificazione, il tutto sulla riproduzione della prua di una barca; ma la montagna non si era ancora spostata. È stato infatti annunciato che la delegazione era stata messa in quarantena per quindici giorni per assicurarsi che non portasse un virus diverso da quello della ribellione, una scelta che ribadisce la decisione dell’EZLN di prendere (da solo e lontano da ogni mandato dello Stato o ingiunzione) tutte le misure sanitarie preventive necessarie a prevenire la diffusione del SARS-Cov-2. Dal 15 marzo 2020, infatti, un allarme rosso ha chiuso l’accesso a tutti i caracoles zapatisti.

Si è anche saputo che questa delegazione marittima era stata chiamata “Escuadrón 421“, perché composta da quattro donne, due uomini e una persona transgender (“unoa / otroa” nel lessico zapatista), presentati uno per uno in una dichiarazione del Subcomandante Galeano. [5]. Dopo un altro festeggiamento per la partenza, domenica 25 aprile, con l’esposizione di numerosi dipinti e sculture, parole di incoraggiamento della Junta de Buen Gobierno e danze popolari, lunedì 26 è stato finalmente il giorno della partenza da Morelia. Da lì la delegazione ha raggiunto il porto messicano di Isla Mujeres, nello Stato messicano di Quintana Roo, dove l’attendeva un gran veliero chiamato “La Montaña”. Il 3 maggio gli zapatisti lasceranno gli ormeggi per intraprendere la traversata dell’Atlantico. L’Escuadrón 421 sarà soggetto a circostanze oceaniche imponderabili, sotto la guida competente dell’equipaggio del veliero. Si prevede che raggiungerà le coste europee intorno alla metà di giugno (il paese di approdo verrà informato solo più tardi).
Nel frattempo, in questi ultimi giorni, sono state organizzate piccole feste al suono di tamburi e incoraggiamenti di ogni genere per celebrare la partenza di altri membri della delegazione zapatista, residenti nella Selva Lacandona, che di tanto in tanto stanno scendendo lungo i fiumi della regione tropicale, al confine con il Guatemala, in piroghe. Faranno parte di gruppi della delegazione che, nel loro caso, arriverà in aereo nel vecchio continente dall’inizio di luglio.

Saranno mesi di intense attività, incontri e scambi in tutta Europa, perché gli zapatisti hanno annunciato di aver ricevuto e accettato inviti da molte “geografie”: Germania, Austria, Slovenia, Catalogna, Sardegna, Cipro, Croazia, Danimarca, Stato spagnolo, Finlandia, Francia, Grecia, Paesi Bassi, Ungheria, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Baschi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Romania, Russia, Serbia, Svezia, Svizzera, Turchia, Ucraina.

Agli zapatisti sono stati proposti centinaia di incontri e attività, che sono attualmente in preparazione. I collettivi e le organizzazioni interessate li faranno conoscere quando sarà il momento. È possibile che ci siano grandi raduni, coinvolgendo tutte le lotte del periodo attuale: dai Gilet Gialli alle ZAD e altre resistenze territoriali contro grandi progetti distruttivi, dai collettivi femministi a tutte le forme di sostegno ai migranti, dalle lotte contro la violenza della polizia a quelle volte a sconfiggere il dominio coloniale, e poi le reti di mutuo aiuto nate nelle aree metropolitane e nelle regioni rurali dove stanno emergendo altri modi di vivere, senza dimenticare la mobilitazione prioritaria a cui siamo obbligati, come sottolineano gli zapatisti, il tragico singhiozzo del nostro pianeta ferito. L’elenco è lungo (e qui incompleto) nella galassia delle ribellioni contro tutti gli aspetti della barbarie capitalista e della resistenza per realizzare altri mondi più desiderabili.
Le zapatiste e gli zapatisti hanno spiegato che viaggeranno soprattutto per confrontarsi – cioè per parlare, e ancor più per ascoltare – con tutti coloro che li hanno invitati “a parlare delle nostre storie reciproche, dei nostri dolori, della nostra rabbia, delle nostre conquiste e dei nostri fallimenti”. Saranno incontri su piccola scala, per prendersi il tempo per conoscersi e iniziare a imparare gli uni dagli altri, da quelli. Gli zapatisti hanno insistito a lungo sul fatto che le nostre lotte non possono rimanere isolate l’una dall’altra, sottolineando la necessità di costruire reti planetarie di resistenza e ribellione. Inutile ricordare qui tutti gli incontri internazionali organizzati in Chiapas, dagli Incontri Internazionali per l’Umanità e contro il Neoliberismo (chiamati “Intergalattici”), nel 1996, fino al seminario “Pensiero critico contro l’idra capitalista”, nel 2015. Si può notare, tuttavia, che nell’agosto 2019, al momento di annunciare un nuovo passo avanti nell’autonomia, con la creazione di 4 nuove comunità autonome e 7 nuovi Consigli di Buen Governo, non avevano più bisogno di proporre di organizzare grandi riunioni, ma di tenere “incontri con gruppi, collettivi e organizzazioni che lavorano [lottano] nelle loro geografie“. A quel tempo non si parlava di viaggiare nei cinque continenti, ma ora questa occasione potrebbe essere, oltre agli altri motivi per intraprendere un viaggio del genere, un modo per innescare questo processo. Tuttavia, se una tale prospettiva può creare risonanze con la necessità che molti sentono di creare più legami tra le lotte esistenti, è chiaro che richiede in anticipo non solo lo scambio, che permette di capire ciò che si condivide, senza negare differenze e divergenze, ma anche e soprattutto l’incontro che crea una reale conoscenza reciproca.


Il viaggio per la vita sarà quindi l’occasione per un maggior numero di persone di conoscere gli zapatisti e di approfondire le conoscenze su questa esperienza di autonomia e dignità che dura da un quarto di secolo malgrado i venti e le maree ostili. Si spera possa essere anche l’occasione per lasciarsi trasportare dal contagio ribelle di cui gli zapatisti sono potenti portatori. Speriamo che tutte e tutti coloro che riconoscono la Dichiarazione per la vita e per i quali l’autonomia zapatista brilla nel cielo delle nostre aspirazioni (e ispirazioni) siano pronte e pronti ad accogliere e sostenere la loro iniziativa itinerante (ad esempio, contribuendo e facendo circolare la piattaforma di crowdfunding creata a questo scopo) e a partecipare, nel modo che meglio si adatta a ciascuno, al VIAGGIO PER LA VITA.
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Tornando all’Escuadrón 421. Dall’annuncio del viaggio in Europa, gli zapatisti hanno sostenuto che si tratta di rifare il processo di conquista. Apprezzano l’idea di un’invasione rovesciata (e questa volta con il consenso). È il loro stato d’animo, ovviamente (ma è solo humor?). In ogni caso, hanno annunciato che il 13 agosto 2021 sarebbero stati a Madrid per celebrare a modo loro i 500 anni della conquista del Messico-Tenochtitlan da parte dell’esercito di Hernán Cortés. Gli indigeni del Chiapas, come quelli dell’intero continente americano, stanno sperimentando sulla propria pelle da cinque secoli cosa significano la colonizzazione e tutte le forme di colonialismo interno e di razzismo, che sono la sua estensione. Però gli zapatisti hanno detto chiaramente che non sarebbero andati a Madrid per esigere che lo Stato spagnolo o la Chiesa cattolica chiedano perdono. Rifiutano la condanna di un “Occidente” demonizzato e completamente assimilato ai colonizzatori, così come l’attitudine a rinchiudere i colonizzati nella posizione di vittime. Al contrario, vogliono far sentire agli spagnoli “che non ci hanno vinto [e] che continuiamo nella resistenza e nella ribellione”. Rifare il viaggio nella direzione opposta significa smantellare l’idea di una storia conclusa, indicando a vincitori e vinti luoghi congelati e univoci. Si tratta di aprire la possibilità di un’altra storia.
Rifare il viaggio nella direzione opposta significa smantellare una storia pronta, indicando a vincitori e vinti luoghi congelati e inequivocabili. Si tratta di aprire la possibilità di un’altra storia.
Quando la delegazione marittima zapatista approderà in un punto ancora sconosciuto del continente europeo, sarà Marijose, quello/a dello squadrone 421 che sbarcherà per prima. Ed è così che il subcomandante Galeano descrive in anticipo la scena, in un rovesciamento del gesto di Cristoforo Colombo – che tuttavia non sbarcò il 12 ottobre 1492, conquistando, e nemmeno scoprendo, perché cercò solo di ritrovare le terre già note del Giappone e della Cina, e si affrettò a conficcare la sua croce e a imporre il nome di San Salvador all’isola di Guanahaní:Così il primo piede che si poserà sul suolo europeo (chiaro, ovviamente, se ci faranno sbarcare) non sarà quello di un uomo, né quello di una donna. Sarà di unoa altroa.

In quello che il defunto SupMarcos avrebbe descritto come “uno schiaffo con una calza nera all’intera sinistra eteropatriarcale”, è stato deciso che la prima persona a sbarcare sia Marijose.
Non appena metterà entrambi i piedi sul territorio europeo e si riavrà dal mal di mare, Marijose griderà:
“Arrendetevi, visi pallidi eteropatriarcali che perseguitate il diverso!”
No, sto scherzando. Eppure non sarebbe male, no?
No, calpestando la terraferma, l@ compagn@ zapatista Marijose dirà, con voce solenne:
“A nome delle donne, dei bambini, degli uomini, degli anziani e, naturalmente, di altr@ zapatisti, dichiaro che il nome di questa terra, che i suoi nativi ora chiamano” Europa “, sarà d’ora in poi: SLUMIL K´AJXEMK´OP , che significa “Terra insubordinata”, o “Terra che non si rassegna, che non si accascia”. E così sarà conosciuta dalla gente del posto e dai forestieri finché qui ci sarà qualcuno che non si arrende, non si vende e non esita”.
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Benvenuti, compagn@, compagne e compagni zapatisti, nelle diverse geografie del continente presto ribattezzato Slumil K’ajxemk’op.
Il testo originale in francese è stato pubblicato in lundimatin n. 285, il 26 aprile 2021. Traduzione per Comune-info: marco calabria

Hola compañer@s
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Os estábamos esperando desde hace tiempo y ahora por fin esta noticia nos alegra el corazón. Ya es ora de acabar con este capitalismo que está matando y creando situaciones insostenibles. Junt@s seremos más que nunca fuertes y determinados.
Esta pandemia también agravó las ya probadas condiciones de l@s que nadie escucha. El fascismo se alarga cada día más, no podemos permitir que aplasten el pueblo otra vez.
Tendremos entonces ocasiones para hablar de las luchas que tenemos en común. Que sea el comienzo de un buen camino de unión por el conseguimento de la libertà, la justicia y la igualdad de tod@s . Somos uno. Hasta la victoria siempre
Buon vento
GRANDE! L’invasione rovesciata.
E questa volta.. con il consenso degli “invasi”. ?