Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Slovacchia hanno chiesto “nuovi strumenti che permettano di evitare le gravi conseguenze di sistemi migratori e di asilo sovraccarichi”. Una vergognosa richiesta di finanziare la costruzione di nuovi muri e recinzioni a difesa dell’ideologia sovranista che però – meglio ribadirlo con chiarezza nella palude mediatica che tutto confonde e rimuove in poche ore – non è purtroppo certo una novità nelle politiche dei governi europei. Anzi, come rileva in modo assai opportuno Filippo Miraglia in questo articolo, è la naturale evoluzione di quanto la Commissione propone con il Patto Europeo su Immigrazione e Asilo
C’era una volta il muro di Berlino. Tra i 12 governi dell’Ue che hanno chiesto alla Commissione Europea di tornare a erigere muri intorno ai nostri confini, molti sono i nostalgici del nazismo. «La scimmia del quarto Reich ballava la polca sopra il muro», scriveva Faber. L’ideologia dei muri e delle divisioni, che pensavamo di aver scacciato dalla nostra comune storia europea quel 9 novembre del 1989, torna prepotentemente a minare la pace e la convivenza tra i popoli del vecchio continente.
Siamo di fronte a un pesante rafforzamento del campo sovranista e razzista, soprattutto in assenza di un soggetto altrettanto forte e determinato che promuova i diritti e la democrazia. L’attacco delle destre, sempre più determinate e organizzate, ai principi dell’Ue e del diritto internazionale potrebbe far capitolare le forze democratiche, in assenza di un orizzonte comune e di una classe dirigente all’altezza della sfida che abbiamo davanti.
Questa vergognosa richiesta di finanziare la costruzione di muri e recinzioni a difesa dell’ideologia sovranista non è purtroppo una novità nelle politiche dei governi europei ed è la naturale evoluzione di quanto la Commissione propone con il «Patto Europeo su Immigrazione e Asilo».
Da anni intorno ai confini dell’Ue in Grecia, in Bulgaria, in Slovenia come nell’enclave africana della Spagna, a Ceuta e Melilla, i governi hanno eretto mura e realizzato sofisticati sistemi di controllo, simili a quelli tra Messico e Usa che tanto piacevano a Trump, per impedire che le persone possano entrare nell’Ue.
Muri e sistemi di controllo finanziati dall’Europa sono stati implementati anche lontano dalle nostre frontiere al sud della Libia come in Niger, nell’illusione di fermare le persone.
Anche l’invenzione della Sar libica e della cosiddetta guardia costiera fanno parte di questa strategia sulla quale il nostro governo e l’Ue non sono disponibili a tornare indietro neanche di fronte alla recente denuncia della Commissione indipendente delle Nazioni Unite che ha confermato quanto sostengono da anni le Ong e molte istituzioni internazionali: in Libia si compiono crimini contro l’umanità, gli stessi crimini che vediamo in queste ore alla frontiera tra Croazia e Bosnia ad opera dei corpi speciali croati. Quei crimini perpetrati dalla polizia alla frontiera tra Polonia e Bielorussia contro persone in cerca di protezione. Violenze, torture, stupri e, ancora in Libia, anche fosse comuni.
L’Europa, che fino ad oggi ha chiuso gli occhi davanti alle prove schiaccianti dei crimini commessi in nome della retorica della difesa dei confini, sceglie, con l’ipotesi di modifica delle norme che regolano l’asilo e l’immigrazione contenute nella proposta di «Patto Europeo», di cancellare esplicitamente i fondamenti della civiltà giuridica europea, in primo luogo il diritto d’asilo, sposando la rappresentazione strumentale e distorta dei sovranisti.
Per questo oggi una coalizione di destra a trazione esplicitamente razzista, sapendo di inserirsi dentro un quadro politico e culturale favorevole, come quello determinato da quella proposta di Patto, può permettersi di chiedere che l’Ue sia circondata da un nuovo grande «muro di Berlino». Un’idea che punta a consolidare un’identità europea costruita sulla figura dello straniero come nemico, che va combattuta senza se e senza ma. I muri e il filo spinato, così come la criminalizzazione dei migranti, possono rappresentare la tomba dell’idea stessa di Europa unita.
I partiti e i governi sono impegnati a conservare i loro interessi e sembrano incapaci di proporre un’alternativa: le politiche messe in campo in questi anni, tutte centrate sull’obiettivo di esternalizzare, hanno favorito e alimentano a loro volta lo spazio del razzismo e delle destre.
Per questo serve una coalizione della società civile europea, una mobilitazione dal basso per l’accoglienza e i diritti, da contrapporre alla vergogna del «Patto europeo» proposto dalla Commissione. Una alleanza che possa rappresentare una alternativa al pensiero unico sovranista che oggi si presenta come l’unica proposta in campo per un futuro dell’Europa sempre più nero.
Fonte: il manifesto
Simonetta Bernardi dice
Ottimo articolo.
Dobbiamo però fare di più, molto di più per denunciare, fare inchieste sul livello di sfruttamento delle risorse dei cosiddetti “Paesi poveri” da parte dell’Occidente… compresa l’Italia?? e sul livello di ingerenza nella politica dei popoli di questi Paesi.
Certo nel breve termine è necessario non chiudere le porte alla migrazione e fermare la cieca politica dei respingimenti. Occorre tuttavia pensare ad una seria politica di equa distribuzione delle ricchezze a livello globale.
Grazie.
Filippo Miraglia dice
Assolutamente d’accordo. Ma in tema di cooperazione e solidarietà internazionale, otre al fatto che quelli di “aiutiamoli a casa loro” hanno tagliato i fondi della cooperazione, c’è da sapere che la crescita e lo sviluppo nel breve e medio periodo aumentano la spinta all’emigrazione e non la riducono. Sul lungo periodo come dimostra anche la nostra storia, il risultato è una riduzione delle partenze. Ma sul breve periodo, quando nel Paese cominciano a circolare più risorse e ci sono più opportunità, aumentano il numero di persone che possono partire e decidono di farlo. Questo dimostrano tante ricerche e parecchi decenni di storia dell’emigrazione.