A leggerli con attenzione i numeri dicono tanto, ma non tutto: ad esempio, se una Ong come il GUS – con i suoi progetti di accoglienza diffusa di persone titolari di protezione internazionale e richiedenti asilo, ma anche progetti educativi e attività di cooperazione internazionale – sceglie di utilizzare l’energia fornita da ènostra (la prima cooperativa che in Italia fornisce energia rinnovabile ed etica attraverso un approccio partecipativo) significa mettere in gioco 25 punti di fornitura (quelli delle sedi presenti in quattro regioni): sulla base dei consumi annuali recenti del GUS vuole dire tagliare almeno 35 tonnellate di CO2 l’anno. Insomma, quel taglio equivale a quanto generato da circa 160 viaggi in auto a benzina da Milano a Reggio Calabria…
Tuttavia quella scelta è arricchita ben oltre quei numeri importanti dalla consapevolezza di dover cercare modi diversi di fare accoglienza e di prendersi cura allo stesso tempo di un pianeta sempre più ferito, dal desiderio di non delegare il cambiamento ad altri e di raccontarlo, dal bisogno di sperimentare qui e ora nei propri territori la costruzione di mondi altri.
In realtà, si tratta anche di dare significati nuovi a una parola abusata e maltrattata come democrazia. “È un piccolo passo verso la democrazia energetica che deve essere alla base della transizione ecologica”, dice Cristina Martella del GUS. Del resto, a pensarci bene, anche vivere l’accoglienza di richiedenti asilo in abitazioni situate all’interno dei paesi e città per favorire il percorso di autonomia delle persone accolte è, in questo momento storico, un modo per creare ogni giorno territori più democratici.
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