Parlano di sostituzione etnica, propongono di bocciare gli studenti che protestano, limitano la libertà di stampa… Non si tratta di richiamare il fascismo di Mussolini, ma di essere consapevoli della storica capacità del fascismo di rinascere in forme diverse. Umberto Eco, ricorda Marco Aime, ha parlato di UR-Fascismo che si presenta sotto le spoglie più innocenti: abbiamo bisogno di smascherarlo e di puntare l’indice “su ognuna delle sue nuove forme ogni giorno, in ogni parte del mondo…”
Continuiamo pure a dire che non è vero che ci sono fascisti, che il fascismo è una cosa del passato, che figuriamoci se oggi… La sostituzione etnica? Ma sono modi di dire, non pensava davvero a quello; la limitazione alla libertà di stampa? In fondo a chi interessa, i giornalisti poi si sa, sono antipatici ai più. Bocciare gli studenti che protestano? Censurare ogni voce che non corrisponda al dettato del governo? Infischiarsene delle regole (me ne frego!); ostentare frasi razziste (“È ora che gli italiani si proclamino francamente razzisti” recitava il punto 7 del Manifesto della razza).
No, si fa finta di niente, si sminuisce, si ha quasi paura di dire che il dettato democratico si sta incrinando e dalla crepa che si apre inizia fuoriuscire un alito pericoloso, infetto. Non solo in Italia, in tutta Europa. In una bellissima lezione sugli ultimi mesi prima della Seconda Guerra Mondiale, Alessandro Barbero metteva in rilievo come i primi atti di Hitler fossero stati sottovalutati, sminuiti, fino a trovarsi poi travolti da un conflitto planetario. Anche in Italia si sottovalutò l’ascesa di Mussolini o peggio la si agevolò, purché non vincesse la sinistra, per poi trovarsi per vent’anni sotto una dittatura. Oggi purtroppo non è certamente la paura della sinistra a favorire l’ascesa delle destre, è la perdita della memoria, la stanchezza del pensiero, l’ignavia collettiva, la privatizzazione delle nostre vite. “C’è solo la strada…” cantava il compianto Giorgio Gaber, ma le strade sono percorse da auto frettolose di tornare nelle case. Gli sguardi sono fissi sullo smartphone, non sulle piazze.
È in questo disinteresse, in questa tendenza a non dare importanza, che rinasce il pericolo di un tempo. Quello che Umberto Eco ha chiamato l’UR-Fascismo, quello per cui il disaccordo è tradimento, che guarda con sospetto la cultura – abbiamo un ministro delle Infrastrutture che si vanta di non avere letto libri -, che privilegia il binomio “terra e sangue”, che parla una lingua povera o peggio la neolingua di orwelliana memoria: dire una cosa pensandone un’altra, camuffare la realtà con parole false.
“L’UR-Fascismo può ancora ritornare sotto le spoglie più innocenti” scrive Umberto Eco, parafrasando Primo Levi (“È accaduto, può accadere ancora”), ma conclude: “Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme ogni giorno, in ogni parte del mondo…”.
Inviato anche a ilfattoquotidiano.it
Fiorella Palomba dice
La storia non si insegna, la storia non insegna!
Noi, nati dopo la guerra, non abbiamo idea della tragedia: solo chi ha ascoltato i racconti dei nonni, chi ha avuto in famiglia partigiani (il fratello di mia madre disperso in quel di Modena ha causato la morte di mia nonna per crepacuore) può avere la dimensione del male.
Aiutate i vostri figli e i vostri nipoti a preservare questa memoria perché non accada ancora, scrivere i racconti (io ci sto provando). Non facciamo delle nuove generazioni dei Smombie, per favore!🌸
Giuseppe dice
Non lasciamoci fregare. Il postfascismo può essere decisamente peggio del fascismo. Si aggiorna in senso deteriore dissimulando una ideologia antidemocratica e antipopolare più subdola e gregaria del liberismo nazional popolare.
Giorgia Meloni è “neo” o “post”-fascista?
Il “post” è più comodo perché implica una novità che inscrive il presente in un’esplicita negazione del passato per riproporlo in chiave moderna e per certi versi peggiore. È curioso poi che il partito post/facho non si sia nemmeno preso la briga di modificare il logo che tutti sanno essere il segno storico dell’adesione al Duce di coloro che, naturalmente, vennero dopo il regime fascista nella speranza di ripristinarne i principi.“
https://researt.net/?p=17511
ANNAEMME dice
Anche la scuola viene utlizzata in questo senso,prona ai diktat ministeriali, ai vari “giorni del ricordo” senza approfondimento storico- critico. In + con la follia di accorpare storia, la cui conoscenza sarebbe ora + che mai utile, e geografia, in un’epoca in cui” se una farfalla sbatte le ali…” in un pietoso libriccino
Ambra Prearo dice
L’ antifascismo si tramanda. Io ci sono cresciuta dentro, e lo testimonio ogni giorno. Sono insegnante, mi fa orrore la pappa che si spaccia oggi a scuola. Finché sarò al lavoro – ancora per poco, limiti di età – insegnerò chiamando le cose con il loro nome.