di Francesca Santarelli
Secondo una tradizione consolidata ma ancora mai messa a sistema, nasce a Trani, in Puglia, una nuova declinazione di quel modo di concepire la missione della biblioteca pubblica come creatrice di nuovi lettori, piuttosto che come luogo esclusivamente consacrato a quel piccolo manipolo di studiosi e lettori forti che l’Italia mestamente ospita.
È il BiblioApeCar, che come dice il nome è un motocarro (purtroppo a benzina) che porta in giro libri (fino a 609 chilogrammi).
Lo slogan del nuovo BiblioApeCar di Trani è “Siete pronti a farvi pungere dalla voglia di leggere?” e lo scopo è diffondere la voglia di leggere e la cultura del libro tra i bambini e i ragazzi, andandoli a cercare dove si trovano, ovvero nei centri commerciali, nelle piazze, nelle spiagge, nelle scuole.
Altro obiettivo correlato è stimolare la frequentazione della biblioteca comunale, la “Giovanni Bovio”. Ed è per questo che l’associazione di promozione sociale Bee-bibliocar, vincitrice del bando regionale “Bollenti Spiriti 2012 Giovani idee per una Puglia migliore” ha anche ideato una gara di lettura tra i circoli didattici tranesi, “Il Tesoro delBiblioApeCar”, che premia gli studenti che prendereranno in prestito (e leggeranno) il maggior numero di libri dalla BiblioApeCar o dalla Biblioteca.
BiblioApeCar non è la prima biblioteca “on the road”: ci sono altri casi, come la Biblio Ape di Pisa, o le librerie mobili come Bibliolibrò, Ottimomassimo, poi ci sono le versioni a due ruote, ma anche bibliobus, bibliocammelli, bibliofrigoriferi, biblioalberi…
Una decina di anni fa ci fu il tentativo di coordinare questi sforzi a livello nazionale sotto il nome “biblioteche fuori di sé”. Tuttavia l’idea non si trasformò mai in pratica, perché le varie biblioteche alla fine preferirono continuare ad agire ognuna per proprio conto, sia per la difficoltà economica di sostenere un coordinamento nazionale sia per la difficoltà a immaginare un progetto comune che tenesse conto di tutte le specificità locali, caratteristiche dell’utenza e della morfologia urbana in testa.
Il punto su cui tutti sono sempre più d’accordo in ogni caso è che la cultura nella sua forma più vitale non può essere confinata in un luogo, ma va messa in circolo, perché sia possibile trovarla nel mondo, mentre si vive, senza che la si sia necessariamente cercata.
Da poco a questo scopo è stato creato un atlante della cultura viva, perché si renda possibile a tutte le iniziative, grandi e piccole farsi trovare, e allearsi tra loro. Si chiama Open Culture Atlas, è un progetto non profit e fino al 12 marzo potete sostenerlo con un voto o divenendo soci.
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