di Scup, Sport e cultura popolare
I due imprenditori Morelli e Pagliuca, proprietari dell’immobile di via Nola 5, occupato dal 2012 sotto il nome di SCUP, hanno anche altre proprietà a Roma. Una di queste ospita “Best House Rom”, il centro d’accoglienza finito nel mirino del dossier dell’Associazione 21 Luglio. La zingarata, dice il vocabolario italiano, è un termine che indica uno scherzo condotto con animo goliardico e anticonformista, e, in maniera poco politically correct, ha origine come estensione di “azione da zingaro”, ovvero la capacità di raggirare, truffare, ottenere effetti inconsueti o sconcertanti, ricorrendo al trucco e alla beffa.
Forse non è un termine adatto a descrivere la condotta dei due imprenditori che acquistarono dal FIP, il fondo immobili pubblici, lo stabile dell’ex Motorizzazione Civile di via Nola 5, ora occupato e centro polifunzionale col nome di SCUP. Del resto truffa e raggiro sono tali quando la magistratura lo afferma; quanto alla beffa e agli effetti sconcertanti, ripercorrendo la storia della loro scampagnata romana, il grottesco non manca.
Vediamoli così, come in uno scorcio da “Amici Miei”, questi imprenditori siciliani, in viaggio per Roma tra le risate spensierate all’idea di come porteranno a casa dei buoni affari, in barba al buon senso e a spese dei cittadini. È in atto una campagna che dipinge gli spazi occupati come un costo, come mancato guadagno, come atti illegali che celano attività illecite, a danno della collettività.
Un completo ribaltamento di quello che è la narrazione di questi spazi, che si raccontano come avamposti contro le speculazioni e i danni di una politica poco attenta al bene comune. Proviamo allora un confronto, tra due storie, due immobili, stessi proprietari, destini diversi: l’uno segnato da un acquisto legale, l’altro dall’illegalità dell’occupazione.
Siamo nel 2012: a Roma a via visso 14 un magazzino, così è registrato al catasto, viene venduto all’asta e acquistato dai due imprenditori F. Morelli e F. Pagliuca. Colpo di fortuna vuole, che pochi mesi dopo, a seguito dell’emergenza nomadi creata con lo sgombero dei campi dell’amministrazione Alemanno, proprio quel magazzino, che una casa non è, viene individuato e ritenuto idoneo per ospitare i nomadi sgomberati con un atto di Angelo Scozzafava, del Dipartimento delle politiche sociali del Comune di Roma.
Il lavoro viene affidato alla cooperativa Inopera, che prende in affitto il locale, e lo stipa di ospiti per i quali riceve un finanziamento pubblico di oltre 600 euro a persona al mese. Questi dati ce li fornisce un dossier a cura dell’Associazione 21 Luglio, che ha denunciato e messo in evidenza lo spreco di fondi e il circolo vizioso che si cela dietro la gestione dei campi nomadi, sistema condannato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ma mai lasciato alle spalle dalle amministrazioni capitoline.
Un sistema ben descritto dalle carte di Mafia Capitale, e sintetizzato dai celebri auguri di Salvatore Buzzi “di un 2013 pieno di monnezza, profughi, immigrati, sfollati, minori”, destinato tra gli altri proprio ad Angelo Scozzafava. I due onesti imprenditori del resto, altro non fecero che acquistare un immobile, e farsi trovare pronti per affittarlo per nobili motivi. A che cifra sarebbe interessante saperlo.
Potremmo così quantificare quanti soldi pubblici di affitto sono arrivati nelle tasche dei due onesti, sommandoli a quelli che ricevano invece dall’altro affare nella capitale, quello dell’Ex Motorizzazione Civile. Per il quale il Demanio ha corrisposto ai due, ben 20mila euro di affitto mensile, in attesa del passaggio di proprietà ad asta avvenuta. Un 2012 pieno di soddisfazioni. Tutto nel pieno recinto della legalità, ci mancherebbe.
La storia dell’illegalità è invece quella di SCUP. Nato nel 2012 a seguito dell’occupazione a danno degli onesti imprenditori, è un progetto che si propone di riqualificare un bene pubblico, e riportarlo alla sua originaria funzione di utilità sociale, attraverso servizi di sport e cultura per il territorio: corsi di sport a prezzi popolari, come quelli delle tariffe comunali, corsi di lingua, come quello di italiano gratuito; e poi biblioteca, aula studio, sportello psicologico, attività per bambini e un elenco di progetti in continuo aggiornamento.
Tra chi ne usufruisce, anche i ragazzi africani richiedenti asilo del vicino centro d’accoglienza di viale Castrense, anch’esso finito nella bufera Mafia Capitale, tenuti nel business dell’accoglienza in attesa dell’intervista per ottenere lo status di rifugiati, e nel frattempo tenuti lontano da qualsiasi forma di integrazione, benché tale compito sia pagato profumatamente dall’amministrazione capitolina. Attività e servizi insomma per i quali il Comune in altri luoghi spende tantissimo, forse troppo, tant’è che il bilancio si propone di continuare a tagliare in tutte le direzioni.
Bisogna ridurre gli sprechi, dice l’austerity. Ma di fronte a questi due immobili, “Best House Rom” e SCUP, uno legale e l’altro illegale, a conti fatti, quale dei due andrebbe chiuso? E’ proprio una zingarata, ma in questo caso è una di quelle volte in cui prendi la strada della ragione, e non sai mai dove ti porterà.
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