di Marco Bersani
Dopo la grande manifestazione nazionale contro il TTIP dello scorso 7 maggio, qualcosa si è mosso sui finora impenetrabili media, e del Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti fra Usa e Unione Europea anche nel nostro Paese si inizia a discutere pubblicamente. Un effetto di tutto questo è stata l’apertura, da parte del ministro Carlo Calenda, della sala di lettura nazionale a disposizione dei parlamentari che volessero visionare i documenti del negoziato.
Un atto per “garantire la massima trasparenza e la massima diffusione delle posizioni negoziali” è scritto in premessa alla Direttiva del ministero dello Sviluppo Economico (prot. 0011206 dell’11/05/2016). Tralasciando per un momento il concetto di diritto all’informazione per tutti i cittadini, soprattutto in merito a un trattato che, se portato a termine, inciderà pesantemente sulla vita quotidiana di ciascuno e sull’assetto dell’intera società, la lettura della Direttiva è addirittura istruttiva per capire cosa si intenda per trasparenza, informazione e democrazia ai tempi del TTIP.
La sala di lettura è stata attivata il 30 maggio presso la sede ministeriale di Via Veneto 33. La gestione è affidata a un Funzionario alla Sicurezza che si avvale della Segreteria Principale Nato/Ue, a un Funzionario della Direzione Generale per la politica commerciale, a un Responsabile della sala lettura e all’Ufficiale Superiore Addetto che si avvale del Nucleo Carabinieri del ministero.
Più che l’ingresso in una sala lettura sembra l’entrata di una cella di massima sicurezza. E per chi pensasse che sia una battuta, la smentita arriva dalle regole della consultazione cui i parlamentari devono sottoporsi: non possono introdurre
“telefoni cellulari, smartphone, tablet o altre apparecchiature in grado di riprodurre o registrare immagini o parole”; sono unicamente autorizzati alla “trascrizione manuale con note che non possono comunque riprodurre integralmente il documento originale”.
Bontà loro, per chi lo richiedesse sarà disponibile un dizionario di traduzione inglese-italiano. E, da ultimo ma non per importanza, i parlamentari si impegnano, sottoscrivendo apposita dichiarazione, a non divulgare all’esterno quanto appreso nell’ora di lettura dei documenti negoziali. Come se la lettura avesse finalità di arricchimento culturale individuale e non quello inerente alla rappresentanza popolare, unica ragione per cui i parlamentari si trovano nelle istituzioni. Non c’è che dire: un esempio esaustivo della progressiva dissociazione tra liberismo e democrazia, che con il TTIP si vorrebbe far divenire normale assetto giuridico. D’altronde, se non si ha il consenso si può solo agire attraverso il potere.
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Qui l’archivio di Comune con oltre quaranta articoli dedicati al Ttip (tra gli altri, di Alex Zanotelli, Monica Di Sisto, Francesco Martone, Bruno Amoroso, Alberto Zoratti, Marco Bersani, Andrea Baranes): i lettori si impegnano a divulgare all’esterno quanto appreso
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