
Le guerre in corso sono assurde: nel 2024 accade, soprattutto in Palestina, uno sterminio come ai tempi di Hitler. La Palestina, la Mezzaluna Fertile, è stata in realtà il primo teatro di guerra nel neolitico. È importante ragionare intorno alla parola-concetto guerra intrecciando l’etimologia, la storia – in particolare quella del neolitico – e le metafore. La ricerca di fonti attendibili, da questi punti di vista, è complessa, ma può aiutare a capire, soprattutto a ragazzi e ragazze.
Su etimoitaliano.it si legge:
“L’etimologia della parola guerra si ricollega all’antico tedesco werra che esprime l’idea della mischia, del groviglio, della scontro disordinato in cui si avviluppano i combattenti in un vero e proprio “macello” (la stessa radice si trova nell’inglese war). Questo modalità di combattimento, tipico delle popolazioni germaniche antiche, si contrapponeva al bellum, modalità di combattimento ordinato tipico dei Romani”.
Gli studiosi sono concordi nell’affermare che la guerra è legata alla rivoluzione agricola nel neolitico. L’archeologo Vere Gordon Childe a fine Ottocento coniò l’espressione “rivoluzione neolitica” e molti studiosi approfondirono le modalità di questo cambiamento.
L’archeologa Marija Gimbutas e l’antropologa Riane Eisler hanno scritto che i Kurgan, orde nomadi venute dal sud della Russia, portarono la guerra ponendo fine al modello egualitario/comunitario e imponendo il patriarcato. L’umanità diventa stanziale e l’agricoltura necessita di irrigazione, quindi i villaggi sono vicino ai grandi fiumi: la valle del Nilo in Egitto, il bacino del Tigri e dell’Eufrate nella cosiddetta Mesopotamia, corrispondente all’odierno Iraq, i bacini dell’indo in India e del fiume giallo in Cina. Nel villaggio si vuole proteggere le riserve di cibo e
“le prime guerre dell’umanità nascono probabilmente da questo: contese per il possesso dei territori, territori che con la nascita dell’agricoltura assumono un grande valore. Così la guerra – scrive storiadeuropa.com – entra nella storia umana: è una conseguenza della vita stanziale, della lotta per le risorse sempre più legate, con la nascita dell’agricoltura e l’allevamento, al possesso di un territorio specifico. Certamente anche l’aumento della popolazione umana gioca un ruolo in tutto ciò. E la guerra arriva per restare: sarà indubbiamente la grande protagonista della storia umana”.

E le metafore cosa raccontano? Il calcio è “la metafora della guerra” scriveva Jean-Paul Sartre. George Orwell diceva invece che il calcio è “una guerra senza pallottole…”. Interessante anche quanto spiega Treccani.it:
“Già nel 25° secolo a.C., l’imperatore cinese Xeng Ti obbligava gli uomini del suo esercito a praticare, fra i vari esercizi di addestramento militare, un gioco imperniato sul possesso di un oggetto sferico, molto simile a un pallone di oggi, formato di sostanze vegetali, tenuto insieme e ammorbidito in superficie da crini annodati (secondo una versione più poetica, da soffici capelli di fanciulla)…”.
Fiorella Palomba, insegnante e formatrice
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