Per prima cosa riprendere la competizione selvaggia sui mercati, a qualsiasi costo. Basta scherzare con la salute cagionevole e altre frescacce. Bisogna far fronte agli ordini, non perdere le commesse future e, soprattutto, impedire che ce le portino via altri. Che importa se si tratta di produzioni essenziali o no? Se si vuole evitare una recessione, o ridurne la gravità, tutte le fabbriche sono essenziali. E tutto deve riprendere come prima, forse anche peggio, perché bisogna recuperare, anche a costo di sacrificare la salute e la vita degli operai di cui per ora non ci si può disfare, delle loro famiglie, dell’intera comunità. Prima gli italiani? No, prima la produzione, il mercato, il profitto. La mission della fase due, al di là delle dichiarazioni di circostanza, è ai blocchi di partenza, anche se la produzione che conta, in realtà, non si era mai fermata
Il compito, la mission, del neonominato “doctor Wolf” Vittorio Colao e del suo team quasi tutto composto da manager e consulenti della grande industria è chiaro: accelerare il ritorno alla “normalità produttiva”: quella che ci conduce, in allegra compagnia con molti altri paesi, alla catastrofe climatica e ambientale prossima ventura. In gran parte la sua sarà mera opera di copertura, perché più di metà delle fabbriche ha già ripreso o non ha mai smesso di produrre. Ma per chi? E perché?
Per fare fronte a ordini già in corso; o per non perdere le commesse future; o per impedire che ce le porti via un altro; o per dimostrare che si è in grado di rispondere a futuri nuovi ordini, rispondono gli imprenditori. Non importa se si tratta di produzioni essenziali o no; se si vuole evitare una recessione, o ridurne la gravità, tutte le fabbriche sono essenziali. Tutto deve riprendere come prima, a costo di sacrificare salute e vita degli operai, delle loro famiglie, dell’intera comunità. Prima gli italiani? No, prima la produzione, il mercato, il profitto.
Ma proprio le imprese e i settori oggi in prima fila nell’imporre che si lavori costi quel che costi saranno anche, tra non molto, le prime a fare ricorso alla cassa integrazione e a mandare a casa gli operai che oggi costringono a lavorare.
Per la produzione di armi – F35, sottomarini e cannoni – forse il problema non si pone, perché i committenti sono lo Stato, che continuerà a indebitarsi per pagarle, e altri governi, che fino a che l’ultima goccia di petrolio sgorgherà dal sottosuolo ne useranno i proventi per armarsi fino ai denti. Poi, forse, si dovrà ridimensionare anche quel mercato di morte.
Ma chi comprerà le auto del 2020 e del 2021, quando gran parte di quelle prodotte nel 2018 e nel 2019 sono ancora nei piazzali in attesa – a prezzi scontati – di un compratore? E chi mai riuscirà a risollevare in pochi mesi o pochi anni un mercato crollato dell’83%?
Certo, con la fine dello lock-down ci sarà una corsa a riprendere in mano il volante: è quello che invitano il sindaco di Milano e quelli come lui, perché sui mezzi pubblici si viaggerà distanziati e loro non intendono potenziare il servizio e organizzare uno scaglionamento degli orari di ingresso e di uscita da fabbriche e scuole. Ma tra riprendere a guidare l’auto vecchia e comprarne una nuova il salto è grande; e non alle viste.
E dietro al mercato europeo dell’auto entrerà in crisi gran parte dell’industria meccanica e della siderurgia, imponendo, tra l’altro, ai lavoratori e ai cittadini (liberi e pensanti) di Taranto di trovare quello che in dieci e più anni Governo e sindacati non hanno avuto il coraggio o la capacità di cercare: un’alternativa occupazionale a un’impresa comprata – come tutti sanno – solo per chiuderla e accaparrarsene il mercato.
E la moda? Altro pilastro del cosiddetto “made in Italy”, opera per lo più del lavoro di altri paesi. Molti ci penseranno due volte prima di rinnovare il proprio guardaroba: se ne è accorto anche Armani. E senza una “ricaduta” popolare, l’alta moda delle sfilate rischia la fine di tutte le altre forme di turismo di lusso e dei “Grandi eventi”: fiere, expò, grandi mostre, campionati, grandi gare, olimpiadi. Il Giappone ne ha già avuto un assaggio.
De profundis, quindi, anche per l’aeronautica civile. E anche per le crociere, rivelatesi veri focolai di contagio (e per la cantieristica italiana, in gran parte votata a questo mercato). Ma anche per le vacanze esotiche: l’dea di ritrovarsi in mezzo a un contagio, un incendio, un uragano, una guerra, una rivolta di popolo, impossibilitati a tornare a casa, farà scegliere a molti mete più a portata di mano (e non è detto che sia un male). Reggerà forse il turismo religioso: c’è tanto bisogno di miracoli.
Il problema maggiore riguarda però agricoltura e alimentazione e ha poco a che fare con il coronavirus, ma molto con la crisi idrica, i cambiamenti climatici e la mancanza di manodopera schiava (quella fornita dagli immigrati “clandestini”, da sempre sfruttati, ma ora bloccati). Si rischia una vera e propria crisi alimentare (con supermercati semivuoti; e sarà sempre più difficile importare cibo dall’estero) che farà capire a tutti che times are a-changing.
Insomma, correre ai ripari non vuol dire massacrare lavoratori e comunità per riattivare le vecchie produzioni, ma mettere in cantiere quelle nuove: impianti per le rinnovabili e l’efficienza energetica, ristrutturazione del già costruito, gestione accurata di risorse e rifiuti, mezzi di trasporto collettivi o condivisi, agricoltura biologica e di prossimità, riassetto idrogeologico dei territori e tutto ciò che è legato alla prevenzione: ce n’è abbastanza per impiegare e riqualificare eserciti di disoccupati.
Gli operai delle produzioni “non essenziali” sono i primi a sapere che il loro posto è a rischio; per questo, quando possono, scioperano o si oppongono all’inutile apertura delle loro fabbriche. E se non lo sanno, è perché autorità (anche quelle che hanno dichiarato l’emergenza climatica e ambientale) e sindacati non gli hanno mai detto la verità. Gliela hanno nascosta per paura di dover cambiar tutto, a partire da loro stessi e dal loro ruolo.
Ma se non lo fanno loro lo devono fare movimenti come Fridays for future ed Extinction Rebellion. Partendo da scuole e università, oltre che dalle piazze, per coinvolgere di lì famiglie, quartieri, istituzioni e sindacati. Senza mai rinunciare però all’azione diretta, e all’appoggio – non solo per denunciare, ma anche per progettare – dei saperi di scienziati ed esperti.
Ce ne sono molti in giro, disoccupati o non valorizzati da chi li impiega, ma desiderosi, se gliene si offre l’occasione, di mettersi al servizio di una vera riconversione. Costruiamo insieme un futuro diverso.
stella gaetano dice
CONDIVIDO COMPLETAMENTE: MA CI SONO COSE DA FARE SUBITO PER “FERMARLI” E PER CREARE MOVIMENTO CONFLITTO RIBELLIONE RIVOLTA… costruiamo insieme con tutti i contati che abbiamo un contropotere diffuso di disvelamento e contro_informazione…senza mai dimenticare che la contro-informazione fu l’anima del 68….abbiamo bisogno di un collegamento mondiale…DIMISSIONI DI FONTANA E GALLERA …RIAPRIRE ? CON UNA CONVERSIONE ECOLOGICA
DIMISSIONI IMMEDIATE DI FONTANA (pres.) E GALLERA (Ass.) E COMMISSARIAMENTO DELLA REGIONE LOMBARDIA. Invito tutti/e a una rivolta generalizzata e alla richiesta di un atto del governo per cacciare subito questi due signori dal posto che occupano. Sono PERICOLOSI per la LOMBARDIA e per tutto il paese. Se quest’atto non ci sarà invito tutte le persone che si rendono conto della DRAMMATICITA’ della situazione a “gridarlo” dai balconi e dalle finestre e in tutti i modi possibili. ARCURI oggi ha detto :” Tra l’11 giugno 1940 e il PRIMO MAGGIO 1945, in 5 anni, ci furono a Milano 2000 morti sotto i bombardamenti. In 2 mesi ci sono stati 11851 morti, 5 volte di più….Dobbiamo agire con cautela e prudenza…senza salute la “ripresa” durerebbe un battito di ciglia…” Parole chiare misurate ed inequivocabili. Invece, in questi giorni, abbiamo assistito a una scorribanda di tutti i presidenti fascioleghisti in conbutta evidente con il nuovo capo eletto dai Padroni, tale BONOMI che chiama gli operai “collaboratori”, per forzare in tutti i modi la situazione e spingere all’apertura di tutto il prima possibile. D’altronde hanno praticato da tempo l’obiettivo. Perché le “fabbriche” a Milano Brescia Bergamo ecc. NON SONO STATE MAI VERAMENTE CHIUSE. Con il consenso più o meno esplicito della banda leghista. E questo ha già avuto un salto di qualità dopo l’ultimo “accordo” con i sindacati. Quell’accordo c’è stato perché c’è stata una rivolta operaia con scioperi spontanei. Ma i padroni e i loro servi hanno forzato l’accordo con la “pratica della richiesta delle DEROGHE e il silenzio-assenso”.LORSIGNORI non si nascondono, per loro IL PROFITTO viene prima ed é al di sopra della salute e della vita degli operai e del popolo italiano. E allora bisogna dire a lorsignori tutti che i responsabili del DRAMMA del nostro paese e non solo sono loro. La mobilità, che è stata anche misurata nel 40%-41% a Milano e la situazione delle fabbriche dove è quasi impossibile praticare il DISTANZIAMENTO ha diffuso il contagio. Ed inoltre , è assolutamente evidente che FONTANA e c. si sono mossi con ritardo rispetto alla gravità e entità del problema e che hanno SCELTO L’OSPEDALIZZAZIONE e non la TERRITORIALIZZAZIONE, come del resto hanno fatto notare i MEDICI, e non hanno fornito dispositivi a chi era in prima linea e ai MEDICI di base. Con i loro atti e gesti non hanno combattuto ma diffuso il contagio. L’apice è la DELIBERA DELL’8/3. Quella in base alla quale malati COVID sono stati “ricoverati” nelle RSA . QUESTO ATTO E’ LA CAUSA DELLA MORTE DI DIECINE DI ANZIANI. Ora il Sig. Fontana scarica sui “tecnici”la responsabilità . Ma è solo una vigliaccata. Perché era già successo che qualche medico piangendo aveva “confessato” che la linea praticata negli ospedali era quella di SALVARE I GIOVANI in caso di dover scegliere per mancanza di strutture o dispositivi sufficienti. Insomma si era già creato il clima per pèraticare LO STERMINIO DEI VECCHI. Che si è diffuso in ITALIA e nel mondo. Che è stato teorizzato in INGHILTERRA e in America e che si è diffuso nel mondo. Nessuno dice quanti sono i morti nelle RSA e negli OSPIZI. Si dice e non si dice, cifre approssimative…si nasconde LA BARBARIE L’ORRORE. NEL NOSTRO PAESE IL COMITATO TECNICO ha dato i numeri per giorni. Ma noi ancora non sappiamo quanti sono i morti nelle RSA ecc. INVITO TUTTI QUELLI CHE HANNO I GENITORI E I NONNI in queste strutture alla DENUNCIA ALLA MAGISTRATURA e alla denuncia pubblica. QUANTI SONO I MORTI DEL PIO ALBERGO TRIVULZIO? PERCHE’ SONO MORTI? PERCHE’ NON SONO STATI CURATI? E così per tutta l’ITALIA e tutto il mondo. Un’opera di disvelamento dello STERMINIO. Anche perché i dati dicono che IL DRAMMA NON E’ FINITO. E con questi signori c’è da aspettarsi di tutto. Ma la possibilità di USCIRE DAL DRAMMA nostro e mondiale presupporrebbe un’analisi dei perché della pandemia. Non c’è nessuna traccia di questo. E’ stato affidato a UN MANAGER EX VODAFONE , cioè di una MULTINAZIONALE il compito di “organizzare”. PER FARE QUELLO CHE SI FACEVA PRIMA? Cari signori i focolai si sono creati nelle zone più industrializzate e INQUINATE D’ITALIA. E’ assolutamente evidente che si muore di più dove per anni si è “RESPIRATO” veleni nelle fabbriche e nell’ambiente. Dove si è bevuta acqua inquinata e mangiato cibo pieno di pesticidi e fitofarmaci. Dove le monoculture e gli allevamenti intensivi hanno devastato i territori…cari SIGNORI la pianura padana è LA PIU’ INQUINATA AL MONDO. Le città del NORD sono irrespirabili perché piene di polveri sottili. Torino è un esempio cardine perché lì ha operato per anni la FIAT che ha condizionato tutto “lo sviluppo” del paese” dopo la guerra. …O SI CAMBIA PARADIGMA CULTURALE E SI ESCE DAL SISTEMA PER UNA CONVERSIONE ECOLOGICA O NON C’E’ FUTURO. Il cambiamento climatico (abbiamo avuto l’inverno più caldo della storia!) e L’INQUINAMENTO UNIVERSALE la deforestazione la distruzione di habitat e ecosistemi sono all’origine dei virus. Ma IL VIRUS E’ IL SISTEMA. La rifrangenza economico-sociale non si affronta se non con la rimessa in discussione del PROFITTO UBER ALLES (SU TUTTO). Smettere di produrre armi. Chiudere le fabbriche o riconvertirle. FERMARE TUTTE LE GUERRE. Energie alternative al 100%. Biologico e agricoltura contadina dappertutto. Mangiare meno carne. Bicicletta. Svuotare i paradisi fiscali e redistribuire la ricchezza nelle mani dell’1%. SOBRIETA’.SOLIDARIETA’. UGUAGLIANZA ASSOLUTA UOMO-DONNA. Dare a tutti un reddito minimo universale. Ridurre l’orario di lavoro e redistribuirlo. Reinventare il mondo la vita il rapporto tra gli umani che sono una sola razza e tutti i viventi.
Gaetano Stella – Lago di Chiusi 18
-passaparola!-http://blog.gaetanostella.it
Andrea Griseri dice
Tutto giusto.Ma rendiamoci conto che la transizione non potra avvenire dall’oggi al domani con un semplice decreto. Chiudere oggi tutte le attivita industriali nell’attesa di una loro futura riconversione porterebbe disoccupazione e disperazione e a pagarne il prezzo sarebbero coloro i quali vivono del loro lavoro