di Alain Goussot*
In questo mondo dove domina il capitalismo basato sul denaro e sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sulle diseguaglianze e le ingiustizie, sulla competitività spietata tra esseri umani, sulla mercificazione di tutti i rapporti, l’individualismo egoistico i processi di disgregazione di tutti i legami umani e sociali sta disumanizzando la nostra società che sembra dovere piombare verso la barbarie, una barbarie con la tecnologia dove domina il mondo delle cose morti sulle cose vive, come affermava Karl Marx.
Eppure in modo impercettibile e capillare la dialettica della storia non va solo nella direzione della barbarie del primato del profitto sulla persona umana, ci sono tante persone che si organizzazione in modo comunitario, in comunione tra loro per rispondere con il dono di sé, la cooperazione e la solidarietà (al mettere in comune e al concetto di comunizares è dedicato questo splendido articolo di John Holloway: Mettiamo in comune, ndr). Questo accade in tanti luoghi del mondo ma anche vicino a noi: basta vedere la solidarietà di tanti cittadini verso il profughi, basta vedere la reazione del mondo della scuola che parla di bene comune e democrazia, d’istruzione accessibile a tutti, basta guardare le tante iniziative che nascono dal territorio per allevare le difficoltà e il disagio sociale dei tanti che dilaga per causa delle politiche neoliberiste. L’aiuto reciproco, la solidarietà, il mettere in comune energie, risorse e capacità, la comunione dei beni, l’aggregarsi per spezzare i muri della divisione e della solitudine, il vivere l’esperienza della relazione con l’altro essere umano e scoprire che, al di là delle nostre differenze, siamo simili e quindi eguali in quanto portatori di dignità e di diritti fondamentali.
Comunione, costruire una comunità solidale, accogliente, inclusiva di liberi e eguali: sono parole antiche che risalgono ai tempi dello stoicismo greco-latino, al primo cristianesimo, ai movimenti di lotta per la dignità e il riconoscimento degli oppressi in tutto il mondo, risale, come afferma Alain Badiou all’esperienza della Comune di Parigi del 1871, al movimento cooperativo della prima ora, risale alle esperienze comunitarie di tipo socialista in diversi momenti della storia umana. Quel comunismo che significa il comunicare insieme e distribuire la ricchezza in parti simili rispettando la dignità e il primo diritto dell’uomo cioè quello di esistere e vivere come soggetto portatore di umanità nella relazione con i propri fratelli e le proprie sorelle al di là dei nostri stessi confini. Comunismo come comunità degli eguali creata nel 1796 da Gracchus Babeuf il rivoluzionario francese che insieme a l’italiano Filippo Buonarroti pensano ad una grande federazione repubblicana europea di uomini e donne liberi e eguali; mettere in comune la nostra stessa umanità per produrre giustizia e, finalmente, felicità.
Oggi di fronte ai disastri del capitalismo finanziario occorre ripensare la parola comunismo riappropriandoci del senso profondo del principio di solidarietà e di eguaglianza solidale tra le libertà e quindi di accoglienza delle differenze che veicola questa utopia formidabile che, facendo i conti con la storia, può ridare speranza all’umanità!
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