Il quaderno Ci vuole il tempo che ci vuole. Imparare a perdere tempo (scaricabile nella versione pdf) è uno scrigno destinato in primo luogo a insegnanti, educatori, genitori e a tutti coloro che vogliono ragionare sull’opportunità di perdere tempo e vogliono imparare a farlo insieme a bambini e ragazzi. C’è bisogno di riconoscere la nostra frenesia e ciò che essa ci fa perdere ogni giorno
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di Comune
“Il capitalismo si è imposto come sistema produttivo imponendo sulla vita un unico tempo: quello del lavoro. La diffusione degli orologi ha sancito questa distruzione della crono-diversità: il tempo del pasto diventa la pausa-pranzo di un’ora, il tempo di una pisciata in fabbrica viene quantificato, il tempo libero è dalle-alle”
(Wu Ming2)
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Che il nostro presente sia l’epoca della fretta, ovvero dell’esperienza del tempo che manca, è noto. Viviamo un’accelerazione in ogni ambito della vita quotidiana, nella comunicazione come nei processi di apprendimento. In Consigli per diventare ricchi, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, Benjamin Franklin, era stato chiaro: “Il tempo è denaro”. Purtroppo continuiamo in molti modi a dare ragione a Franklin, l’uomo il cui volto è stato impresso sulla banconota da cento dollari: siamo al tempo stesso le vittime e coloro che nutrono quel dominio.
Tuttavia possiamo perdere tempo, rallentare, ascoltare, passeggiare, cogliere sfumature, difenderci da quel dominio e gettare sabbia negli ingranaggi, per dirla con Serge Latouche, della megamacchina. L’obiettivo del quaderno Ci vuole il tempo che ci vuole. Imparare a perdere tempo (qui scaricabile nella versione pdf, chiediamo il contributo di 1,5 euro), che raccoglie articoli pubblicati su Comune, è offrire una cassetta degli attrezzi a insegnanti, educatori, genitori, a chi vuole ragionare sull’opportunità di perdere tempo e vuole imparare a farlo insieme a bambini e ragazzi. C’è bisogno di riconoscere la nostra frenesia e ciò che questa ci fa perdere e ci occulta.
![civuoleiltempochecivuole](https://comune-info.net/wp-content/uploads/2016/10/civuoleiltempochecivuole-4.jpg)
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Nella prima parte, Gridare, con Alain Goussot, Paolo Mottana, Filippo Trasatti, Rosaria Gasparro, Serge Latouche, Silvia Funaro, Roberto Latella e Franco Lorenzoni indaghiamo i modi con cui viene sottratto tempo alla vita, ma anche perché e quando abbiamo cominciato ad andare troppo in fretta.
Nella seconda, Pensare, esploriamo in profondità cosa accade ai più piccoli (Luciana Bertinato, il suo bellissimo articolo ha ispirato il titolo del quaderno), come città e scuole sono sempre meno a misura di bambine e bambini (Gianluca Carmosino), come cancelliamo il tempo biologico e quello storico (Lea Melandri). E mettiamo al centro il bisogno di saper ascoltare come Momo nella fiaba di Michel Ende (Ivano Calaon), il bisogno di ricomporre relazioni nell’era del web (Alain Goussot), il bisogno di rallentare (Emilia De Rienzo) e quello di rifiutare categorie rigide (Giusi D’Urso).
Infine, in Fare, raccontiamo di maestre e maestri che hanno smesso di correre (Franco Lorenzoni, Rosaria Gasparro, Luciana Bertinato, Giampiero Monaca, Lina Prinzivalli, Rosetta Cavallo, Sabina Bello, Anna Foggia Gallucci), di percorsi e giochi sulla lentezza (Sandra Dema), di come le banche del tempo tentano di ribaltare la dittatura del tempo-denaro (Flavia Giampetruzzi).
Una cosa è certa: perfino la lettura di questo quaderno e le conversazioni che possono accompagnarla sono momenti sottratti alla frenesia della produzione e del consumo. E allora buona lettura.
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È possibile inviare il contributo proposto (1,5 euro) via paypal (link in fondo) oppure con un bonifico (in questo secondo caso, appena lo avete effettuato scrivete ad ). Grazie
Questo è l’iban:
Versamenti sul: c/c bancario dell’associazione Persone Comuni
IBAN IT58X0501803200000000164164; Banca Pop. Etica, Roma;
causale donazione “Ci vuole il tempo che ci vuole”
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INDICE DEL QUADERNO
PRIMA PARTE: GRIDARE
La ribellione della lentezza e dell’ozio, Alain Goussot
Ritmo, quantità, rapidità, Paolo Mottana
Tempo rubato, Filippo Trasatti
Il cronometro non lo avevo considerato, Rosaria Gasparro
Hanno svenduto tutto, anche il tempo, Serge Latouche
Rallentare per andare più lontano, Silvia Funaro e Roberto Latella
No Sav, Scuola ad Alta Velocità, Franco Lorenzoni
SECONDA PARTE: PENSARE
Ci vuole il tempo che ci vuole, Luciana Bertinato
Città e scuole senza orologi, Gianluca Carmosino
Sappiamo chi sono gli uomini grigi, Ivano Calaon
Il tempo virtuale, un battito di ciglia, Lea Melandri
Serve ancora educare nell’era del web?, Alain Goussot
La scuola, il mondo e il bisogno di lentezza, Emilia De Rienzo
La pazienza per noi stessi, Giusi D’Urso
TERZA PARTE: FARE
Il tempo dell’asilo nel bosco, Sabina Bello
Se tutti corrono, Franco Lorenzoni
Semi, lentezza e profondità, Rosaria Gasparro
Si riparte, con passi leggeri, Luciana Bertinato
Lasciamoci guidare dai ritmi dei bambini, Giampiero Monaca e Lina Prinzivalli
La scuola? Ascoltare e condividere, Rosetta Cavallo
Scambiamo tempo e relazioni, Flavia Giampetruzzi
Appello alle emozioni, Anna Foggia Gallucci
Elogio del tempo perso, Sandra Dema
Bibliografia
Notizie sugli autori
se è la scuola a pubblicare questo articolo con libro annesso allora questa è la farsa scolastica più tragica che venga esposta!!! la scuola a riguardo de: ” ci vuole il tempo che ci vuole” non ha nessun parametro reale. avanzo il resto dei commenti poichè dovrei partire direttamente dall’anno scolastico che inizia per tutti nello stesso tempo e termina per tutti nello stesso tempo
lasciamoci guidare con i ritmi dei bambini? si ma in una classe che non ha nulla a che vedere con il mondo del bambino sia lo spazio adoperato in asilo che quanto meno quello delle classi elementari – medie. ascoltare e condividere? scambiare tempo e relazioni? Ma di cosa state parlando quando i docenti sono i primi corrotti in un sistema ideologico totalmente, globalmente errato ( partendo dalla stessa struttura in quanto ambiente…poi in automatico viene tutto il resto)
mense scolastiche che sono insulto all’educazione del BON TON,senza contare il servizio e qualità di cibo, lezioni buttate ad insalata in un marasma di ore buttate a caso in un calendario scolastico che è marcato esclusivamente dalle feste nazionali….lezioni di psicomotricità o ginnastica generale lasciate al buio( basta vedere la percentuale di obesità) docenti nella pigrizia da cattedra mentre il parco giochi rimane là fuori impraticabile perchè: o fa troppo freddo, c’è neve, c’è già un’altra classe, deve essere sistemato…..” Per quanto riguarda la lentezza…bè la scuola c’è in pieno nella considerazione ovvia sia ferma da sempre ( ancora con le aule ABCD) dietro ai banchi da piu di 1000 anni. e per quanto riguarda la sentenza: “ci vuole il tempo che ci vuole” se uno ha materia e conoscenza per smuovere una realtà ( come succede durante una semplice odierna giornata) si attiva a conseguenza. Ci vuole il tempo che ci vuole a capire quanto la scuola di oggi sia tutta da rifare.
Non avendolo visto tra gli autori, volevo segnalare alcune frasi prese da un testo di di Emilio Rigatti:
ELOGIO DELLA LENTEZZA:
…LA VELOCITÁ È D’OSTACOLO ALLA PERCEZIONE PROFONDA DELLA BELLEZZA: QUELLA INTERIORE CHE RIVELA QUELLA ESTERIORE E VICEVERSA.
…LA LENTEZZA CI DÁ LA SICUREZZA CHE SALVA O RICOSTRUISCE QUELL’INDICIBILE RAPPORTO CHE C’È FRA NOI E LA BELLEZZA.
…CREDO CHE IL BRUTTO IN CUI STIAMO PRECIPITANDO ABBIA QUALCHE LEGAME CON LA VELOCITÁ.
Saluti
Mario Repetto (Genova)