Si è tenuta il 29 ottobre presso il Teatro Orione a Roma e contemporaneamente in tutte le regioni e province autonome d’Italia, la presentazione del 34° Dossier Statistico Immigrazione a cura di IDOS, in collaborazione con Confronti e l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”. Il Centro Studi e Ricerche Idos quest’anno celebra il ventennale della costituzione e oggi si può considerare un punto di riferimento per chi studia e opera nel settore grazie al contributo di oltre cento studiose e studiosi, garantendo un ampio pluralismo di competenze e approcci analitici, numerose infografiche e tavole statistiche.
Le politiche migratorie oggi in Italia e in Europa sono caratterizzate da interventi repressivi e vessatori, parlare di accoglienza e integrazione diventa sempre più difficile eppure i dati che emergono dal Dossier statistico dovrebbero richiedere ben altro approccio. Nel nuovo Patto europeo su migrazione e asilo, approvato dal Consiglio Ue nel dicembre 2023 e dal Parlamento Ue nell’aprile 2024, si accentua l’idea che l’immigrazione sia una minaccia alla sicurezza per le economie europee. Quindi tutto si incentra sul respingimento; si prevedono accordi bilaterali anche con governi autoritari, nuovi finanziamenti alla cosiddetta Guardia costiera libica, chiusura di vie di accesso legali e conseguente militarizzazione ed esternalizzazione dei confini. Vengono introdotte misure per limitare gli ingressi e le richieste di asilo, trattenimenti in zone extraterritoriali e per i rimpatri. Una fortezza Europa difesa tramite il rafforzamento di Frontex (l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera), l’adozione di muri e barriere fisiche e tecnologiche oltre alla ormai collaudata “esternalizzazione delle frontiere” già in atto con gli accordi con la Libia, la Turchia e la Tunisia.
Diamo i numeri sull’Europa
Nel 2023, a fronte di 3,5 milioni di nuovi permessi di soggiorno rilasciati, l’Ue ha registrato oltre 385.000 attraversamenti di frontiera non autorizzati. I siriani costituiscono il gruppo più numeroso (107.830 attraversamenti), seguiti da guineani (21.693), senegalesi (20.089), afghani (19.942) e tunisini (18.210). Le rotte più battute restano il Mediterraneo centrale (42,2%) e i Balcani occidentali (25,7%), sebbene rispetto al 2022 siano diminuiti gli arrivi lungo quest’ultima (-31,3%) e aumentati quelli dal Mediterraneo centrale (+54,1%), orientale (+57,9%) e dall’Africa occidentale (+156,6%), diventata la rotta più letale al mondo con 6.618 morti nel 2023. Gli ingressi non sembrano perciò arrestarsi mentre aumenta il rischio di morte per chi decide di mettersi in viaggio verso l’Europa.
Se si analizza l’andamento dei flussi migratori negli anni si vede che è determinato da fattori imprevedibili mantenendo un range abbastanza contenuto, almeno in Europa. Non bisogna dimenticare infatti che la maggior parte delle migrazioni avviene nei territori confinanti dove i numeri e le percentuali sono decisamente diversi. Secondo Unhcr il 55% dei rifugiati è ospitato in soli dieci Paesi: Iran (3.4 milioni), Turchia (3.4M), Germania (2.5M), Colombia (2.5M), Pakistan (2.1M), Uganda (1.5M), Federazione Russa (1.2M), Polonia (989.900), Perù (987.200), Bangladesh (961.800). La maggior parte (il 69%) delle persone in fuga da conflitti e persecuzioni rimane nei pressi del proprio Paese d’origine. A inizio 2023 i cittadini stranieri regolarmente residenti nell’Ue sono 41,4 milioni (9,2% della popolazione), di cui 14 milioni provenienti da Paesi dell’Unione. Oltre i due terzi risiedono in Germania (12,3 milioni), Spagna (6,1 milioni), Francia (5,6 milioni) e Italia (5,1 milioni). Considerando anche i nati all’estero e i naturalizzati, le persone con background migratorio salgono a 60 milioni. A fine 2023 si contano 8,4 milioni di rifugiati e richiedenti asilo nell’Ue, il 7,2% del totale planetario.
L’invasione che non c’è
Secondo i dati provvisori Istat le persone straniere residenti in Italia sono 5,3 milioni a fine 2023 (+166mila in un anno), il 9% della popolazione complessiva. Le comunità maggiormente rappresentate restano quella rumena e albanese dal 1989 in poi con l’esodo generato dalla caduta dei regimi filo sovietici.
La popolazione italiana è diminuita negli ultimi cinque anni, per eccesso di morti sui nati, di 1,7 milioni di persone, mentre quella straniera è aumentata di 236mila. Le acquisizioni di cittadinanza italiana sono state 213.716 nel 2022 e 213.567 nel 2023 mentre la crescita dei cittadini non Ue titolari di permesso di soggiorno scende da 3,6 milioni alla fine del 2023 a oltre 120mila in un anno e calano anche i soggiornanti di lungo periodo (-103mila), titolari di un permesso di durata illimitata. Anche i nuovi permessi rilasciati nell’anno, sono in calo (331mila: -26,4% rispetto al 2022).
I migranti ci rubano il lavoro?
Nel 2023 l’occupazione straniera risulta stabile, con poco più di 2,3 milioni di lavoratori (il 10,1% del totale), di cui 994mila donne (41,9%). Queste continuano ad avere un tasso di occupazione più basso delle italiane (48,7% vs 53,0%), mentre in media il tasso di occupazione dei lavoratori stranieri (61,6%) è in linea con quello degli italiani (61,5%). Più di 6 lavoratori stranieri su 10 svolgono mansioni operaie o non qualificate (61,6% vs il 29,5% degli italiani) e non vedono migliorare le loro condizioni con l’anzianità occupazionale, mentre meno di 9 su 100 esercitano una professione qualificata (8,7% vs il 38,6% degli italiani) e le loro retribuzioni sono più basse del 30,7%: 16.392 euro annui a fronte di 23.643 per gli italiani (dati Inps).
Quasi il 79% delle inchieste sullo sfruttamento lavorativo (267 su 338) riguarda richiedenti asilo o titolari di protezione, confermando la loro vulnerabilità e la loro cooptazione per lavoro nero su cui le istituzioni poco o niente fanno. Dei 249 casi di sfruttamento registrati dal Laboratorio L’Altro Diritto nel 2022-2023, trasversali a tutto il territorio nazionale (229 al Nord, il 28%; 225 al Centro, il 27%; 378 nel Meridione, il 45%), il settore agricolo si conferma quello più coinvolto (oltre il 50%); seguono il comparto manifatturiero (112 casi) e, nel terziario, la vendita al dettaglio (54), la logistica (48), la ristorazione e le attività turistico-ricettive (35). I dati del Dossier Statistico evidenziano quanto gli immigrati contribuiscano all’economia italiana e il rapporto tra le entrate e le uscite attribuibili a questa voce è decisamente a favore dei conti pubblici: a fronte di una spesa stimata in 32,4 miliardi nel 2022, le entrate sono state di 35,6 miliardi, con un saldo positivo di 3,2 miliardi di euro. Eppure, in un Paese dal debito pubblico abnorme e crescente, un così importante contributo viene ancora largamente trascurato.
Accoglienza questa sconosciuta
L’accoglienza è considerata dalla istituzioni sempre più in un’ottica emergenziale che tende ad escludere tutele e diritti e soprattutto integrazione. In questa visione i centri “straordinari” – Cas – sono in costante aumento: alla fine del 2023, su 139.388 migranti accolti (+31.711 sul 2022), solo il 25,0% è inserito in un progetto del sistema “ordinario” in capo ai Comuni (Sai), mentre la maggioranza si concentra nei Cas, dati in affidamento dalle Prefetture a privati, in cui si è tornati a relegare tutti i richiedenti asilo e a ridurre al minimo i servizi. Inoltre si sta investendo sull’apertura di grandi strutture collettive– Cpr e hotspot per affidamenti diretti (passati dal 35,3% del 2020 al 66,4% dei primi otto mesi del 2023, secondo il monitoraggio di ActionAid e openpolis) con la possibilità di derogare ai parametri di capienza arrivando fino al doppio dei posti previsti e l’istituzione di ulteriori centri temporanei, caratterizzati dall’azzeramento dei servizi. Il modello SAI (sistema accoglienza e integrazione) figlio dello Sprar (sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati) che fondava i suoi principi sull’accoglienza diffusa, l’inclusione sociale, la partecipazione attiva delle persone accolte alla vita comunitaria è sempre più osteggiato. Il governo italiano sta operando nella direzione di repressione del fenomeno migratorio adottando misure e provvedimenti – come stiamo vedendo anche in questi giorni sulla questione Albania – dall’altissimo impatto economico e spesso in evidente contrasto con regolamenti europei. Con la norma approvata il primo dicembre 2023 (L. 176/2023) che consente di inserire provvisoriamente nei Cas per adulti anche i “Minori stranieri non accompagnati” di età superiore ai 16 anni (il 73% del totale) fino a un massimo di 150 giorni, è stata formalizzata una pratica che alimenta il rischio che i minori soli siano inseriti in contesti di sovraffollamento e promiscuità, condizioni per le quali, tra il 2022 e il 2023, la Cedu ha già emesso tre sentenze di condanna per l’Italia.
Anche il diritto all’abitare è pesantemente negato agli immigrati: discriminazioni negli annunci di affitto, dove i locatori scrivono espressamente di rifiutarlo a immigrati (salvo poi affittare loro in nero e a canoni rialzati) e degli istituti di credito che spesso pretendono garanzie aggiuntive proibitive. Inoltre anche le istituzioni applicano una politica discriminatoria con il requisito di cinque anni di residenza per concorrere all’assegnazione di alloggi pubblici, inserito in molte leggi regionali e puntualmente bocciato dalla Corte costituzionale, insieme all’escamotage di innalzare, nella valutazione, il punteggio relativo alla lunga residenza.
A conclusione sembra evidente che in un contesto in cui la popolazione di origine straniera integra e arricchisce il tessuto sociale, culturale ed economico del Paese, è “sempre più urgente affrancare le questioni migratorie da distorsioni, strumentalizzazioni e approcci ideologici, per promuovere politiche di valorizzazione e sviluppo di una società aperta, plurale, coesa e quanto più partecipata. Il Dossier Statistico Immigrazione si offre come uno strumento di conoscenza per tutti coloro che sono impegnati a raggiungere questo obiettivo”.
Marco Daffra dice
Molto interessante,
suggerirei di vedere il docu-film “Un mare di porti lontani” che approfondisce la questione con molte interviste e testimonianze.
Ulteriori info
Marco Daffra dice
“Un mare di porti lontani”
https://www.facebook.com/profile.php?id=61556850041337
Marco Daffra dice
Molto interessante,
suggerirei di vedere il docu-film “Un mare di porti lontani” che approfondisce la questione con molte interviste e testimonianze.
Per ulteriori info: https://www.facebook.com/profile.php?id=61556850041337