Non c’è di mezzo la protezione civile (eppure ogni settimana, da sempre, in Italia ci sono almeno due femminicidi). Non ci sono circolari e conferenze stampa quotidiane del governo per ricordare le cause strutturali o almeno i numeri di emergenza dei centri antiviolenza. Non ci sono neanche proposte per il numero improvvisamente ridotto di chiamate ai centri. Scrive Non una di meno Messina: “Una studentessa è stata strangolata dal fidanzato con cui condivideva l’abitazione dentro la quale è rimasta rinchiusa per via delle disposizioni sanitarie disposte per l’emergenza Covid-19. Lorena Quaranta è stata uccisa”
Martedì 31 marzo si è consumato l’ennesimo femminicidio. La vita di un’altra donna è stata spezzata dalle mani di un uomo. Nel comune di Furci Siculo (Messina) una studentessa è stata strangolata dal fidanzato con cui condivideva l’abitazione dentro la quale è rimasta rinchiusa per via delle disposizioni sanitarie disposte per l’emergenza Covid-19. Lorena Quaranta è stata uccisa.
Da settimane ripetiamo che la quarantena sta causando la convivenza forzata di tante donne con i loro aguzzini. Per questo abbiamo incentivato la diffusione online dei numeri dei centri antiviolenza; per poter dare aiuto e supporto alle vittime, soprattutto in questo momento di emergenza e restrizioni. Nonostante ciò, abbiamo appreso che le chiamate sono diventate di molto inferiori rispetto a prima. Ma NESSUNO ha dato importanza alla cosa! Il problema – come sempre – è stato preso sottogamba. Nessun accenno alla questione, neanche una pubblicizzazione ufficiale degli aiuti, tanto meno un decreto che accennasse a possibili precauzioni. La vita delle donne non conta!
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Dobbiamo stare a casa. Tutte e tutti dobbiamo farlo! La casa è un luogo sicuro; siamo fortunate se possiamo condividerlo coi nostri cari, in un momento come questo. Viene completamente ignorato che per tante donne stare a casa non è sicuro, che molte, troppe, si trovano costrette a subire per ventiquattro ore – senza vie di fuga – le ingerenze e le violenze che portavano già addosso come catene. Esistono vite di serie A e vite di serie B. La vita delle donne appartiene alla seconda categoria.
Il femminicidio di Lorena Quaranta ne è la dimostrazione, purtroppo l’ennesima.
Aggiungiamo – per attribuire a ognuno le proprie responsabilità – che in un società in cui la donna viene sempre colpevolizzata, in cui la narrazione tossica che i giornali fanno delle violenze tende sempre a giustificare l’assassino, le donne colpite si sentono più che mai sotto pressione e attacco. Sottovalutare un messaggio come questo – come da più parti si sta facendo – aumenta la possibilità che le donne si sentano “in colpa”, come se – in un momento in cui l’emergenza Covid-19 copre tutti gli altri problemi – esporre una situazione di violenza possa risultare fuori luogo.
Ed è dimostrazione ancora una volta che il problema è strutturale e non si può più ignorare di fronte a tanta evidenza. La cultura patriarcale continua a essere insita in ogni aspetto e ambito. Il femminicidio è l’atto finale del ciclo della violenza maschile contro le donne che comprende la violenza economica, psicologica, linguistica e culturale.
Il patriarcato è una prigione culturale e sociale da cui è possibile sfuggire solo lottando insieme, tutte le donne, ogni giorno, per le strade, nelle piazze, nei luoghi di lavoro e in quelli pubblici, in tutti quelli che viviamo e attraversiamo quotidianamente.
Abbiamo imparato che le violenze che ci infliggono non sono fatti intimi e privati. Marchiano i corpi di tutte noi e attraversano le vite di tutte. Ma ora possiamo affrontarle insieme. E mai nessuna di noi potrà definirsi libera finché non lo saremo tutte. Noi continueremo a farlo per gridare a gran voce che la violenza patriarcale non passerà illesa sui nostri corpi!
Non smettiamo di incontrarci, condividere esperienze, ragionamenti, sviluppare pratiche di lotta contro la violenza di genere in tutte le sue forme. Sono questi i nostri mezzi per organizzarci; sono questi i mezzi che useremo tutte insieme contro questa società!
Se toccano una toccano tutte. NON UNA DI MENO.
❌ NUMERO D’EMERGENZA 1522 ATTIVO 24H
A Messina puoi contattare il CEDAV Onlus:
3452630913 (anche messaggi WhatsApp)
0909011121 (solo segreteria telefonica)
A Barcellona PG puoi contattare Centro Antiviolenza Frida Onlus:
327 987 9516 (anche messaggi Whatsapp e Telegram)
(anche chiamate Skype)
A Messina e a Gaggi puoi contattare Eva Luna Onlus
3476993034 (disponibile anche su WhatsApp)
A Villafranca Tirrena puoi contattare Associazione “Una di Noi Onlus” 3426239473
A Roccalumera puoi contattare Al tuo fianco Onlus
3296235252
A Capo d’Orlando puoi contattare Centro Antiviolenza Pink Project
3478987147 (anche attraverso messaggistica SMS e Whatsapp)
0941/054182
Centro Antiviolenza Pink Project (comunicazioni via Skype)
Centro Antiviolenza Pink Project (canale Telegram)
centropinkproject (messaggistica instagram)
#nonunadimeno #nonunadimenomessina
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