Martedì 4 aprile una notte di preghiera si è trasformata in una notte di brutalità israeliana. Le testimonianze dei palestinesi descrivono come i pestaggi e le violenze inflitte ai fedeli siano stati perfino peggiori di quel che si vede nei filmati online

Il filmato dei soldati israeliani, pesantemente armati, che abbattono i loro manganelli e il calcio dei loro fucili sui fedeli palestinesi accucciati nella sala di preghiera Al-Qibli della Moschea Al-Aqsa durante il Ramadan, ha scatenato mercoledì mattina l’indignazione in tutto il mondo.
La realtà, ha detto Abdullah Jaber, un adolescente di Gerusalemme che è stato aggredito nella sala di preghiera e detenuto dalle forze israeliane martedì sera, è stata molto, molto peggiore.
“Ci hanno tenuti a terra, ammanettati, per molto tempo, e chiunque alzasse la testa veniva colpito con il calcio di un fucile”, ha raccontato Jaber a Middle East Eye.
“Mi faceva male una gamba, allora l’ho detto a un soldato, ma lui mi ha colpito sul petto e ha imprecato contro di me”.
Parlando dopo il suo rilascio, Jaber ha descritto il momento terrificante in cui gli israeliani hanno forzato l’ingresso nel luogo sacro di Gerusalemme Est occupata, dove i palestinesi stavano praticando la preghiera contemplativa dell’Itikaf.
Granate stordenti e gas lacrimogeni sono stati sparati all’interno del millenario edificio, prima che i soldati gettassero i Palestinesi a terra, li prendessero a pugni e legassero con forza le loro mani dietro la schiena.
Jaber ha detto che le percosse non si sono fermate una volta che i detenuti sono stati allontanati dalla sala di preghiera. Gli israeliani hanno colpito i palestinesi con i manganelli mentre li conducevano fuori dalla sala e li stipavano in uno spazio vicino alla moschea. Circa 400 Palestinesi sono stati arrestati martedì sera.
Anche dopo che sono stati portati alla stazione di polizia, gli attacchi e gli insulti sono continuati, ha detto Jaber. Ora è libero, ma il ragazzo è comunque scosso e ammaccato dopo che una notte di preghiera è diventata una notte di brutalità.
Molti dei detenuti sono stati costretti a firmare dei documenti che vietano loro l’accesso alla Moschea Al-Aqsa per una settimana, come condizione per il loro rilascio.
Le madri temevano per i loro figli
Per le madri di giovani come Jaber, che sono stati coinvolti nell’assalto, la notte di martedì è stata piena di ansia e di tensione.
Sanaa Al-Rajabi era in costante contatto con suo figlio Ammar mentre gli israeliani prendevano d’assalto la moschea, fino a quando la linea è caduta. Ammar era stato arrestato e portato in un centro di interrogatorio con decine di altri fedeli.
“Ero preoccupata a morte per mio figlio. All’inizio, i fedeli si trovavano nella sala di preghiera di Al-Qibli e si rifiutavano di lasciarla; poi è iniziato l’assalto brutale da parte di decine di agenti di polizia israeliani, che hanno usato ogni forma di repressione”, ha detto a MEE.
“Bombe sonore e gas lacrimogeni sono stati sparati contro di loro mentre erano intrappolati all’interno della sala di preghiera, e poi sono stati usati anche proiettili di gomma che hanno colpito molti di loro”.
Le forze israeliane hanno iniziato a rimuovere i Palestinesi dai cortili di Al-Aqsa intorno alle 22.00. In precedenza, decine di migliaia di persone avevano recitato le preghiere Taraweeh, come è consuetudine durante il Ramadan, e molte persone erano rimaste per praticare l’Itikaf.
L’Itikaf è una pratica religiosa non obbligatoria, comune durante il Ramadan, in cui i fedeli rimangono all’interno delle moschee durante la notte per pregare, riflettere e recitare il Corano.
Sebbene Israele abbia rifiutato quest’anno di permettere ai Palestinesi di eseguire l’Itikaf e abbia sgomberato le persone dalla moschea dopo le preghiere Taraweeh, non aveva usato una violenza così eccessiva prima dell’assalto di martedì.
La festività della Pasqua ebraica è iniziata mercoledì, e ci si aspetta che gli Israeliani ebrei si riuniscano al Muro Occidentale, accanto ad Al-Aqsa.
La Società della Mezzaluna Rossa Palestinese e i media locali hanno detto che decine di Palestinesi sono stati feriti durante l’attacco. Agli operatori sanitari è stato negato l’accesso ai feriti e uno è stato aggredito fuori dalla moschea.
Mentre la violenza israeliana si intensificava, dai minareti risuonavano su tutta Gerusalemme le grida di aiuto dei fedeli. I palestinesi si sono riuniti per protestare in tutta la Cisgiordania occupata, nella Striscia di Gaza e nella città palestinese di Umm al-Fahm, nel nord di Israele. Da Gaza sono stati lanciati razzi, provocando attacchi aerei israeliani sull’enclave assediata.
Mentre la situazione si deteriorava nella moschea, Sanaa Rajabi e altri palestinesi si sono diretti verso Al-Aqsa, cercando di proteggere i loro cari e lo stesso sito sacro, ma sono stati accolti da granate stordenti e manganelli presso uno dei cancelli della moschea.

Sanaa Rajabi non ha più notizie di Ammar da ieri sera. Si pensa che sia ancora in custodia israeliana, mentre sua madre è stata in grado di identificarlo nei violenti filmati della moschea.
“L’ultima cosa che mi ha detto è che i soldati li hanno spruzzati con gas lacrimogeni all’interno della sala di preghiera e li hanno picchiati con il calcio dei fucili e con sedie di metallo. Poi li hanno ammanettati e portati fuori”, ha detto.
Mercoledì mattina, molte famiglie dei detenuti si sono riunite davanti alla stazione di polizia Atarot di Gerusalemme. La polizia israeliana ha cercato di trattare con i parenti per il loro rilascio, hanno detto i testimoni.
Khalid Zabarqa, un avvocato che rappresenta alcuni dei fedeli detenuti, ha detto a MEE che si aspetta che la maggior parte dei palestinesi venga rilasciata, ma che alcuni potrebbero essere trasferiti altrove.
“Li hanno trasferiti in questo centro in autobus e poi li hanno numerati”, ha detto, mostrando come i palestinesi siano stati segnati a penna sulle spalle. “Questa è una cosa nuova”.
Fonte: Middle East Eye ripresa e tradotta da Assopace Palestina
Gli israiliani non ancora emulano Hitler perché non riescono a nascondere al mondo le loro atrocità.
Maledetti! poveri palestinesi inermi davanti a tanta violenza ingiustificata…
Aggiornamenti 7 aprile (da Pagine Esteri https://pagineesteri.it/2023/04/07/medioriente/israele-bombarda-la-striscia-di-gaza-e-il-libano-del-sud/) ORE 13.30 Le Forze armate israeliane stanno richiamando riservisti, piloti, avieri e della difesa antiaerea e antirazzi. Una decisione che sembra preludere alla ripresa con più intensità dei raid aerei su Gaza.
ORE 11.30 Due giovani colone israeliane, dell’insediamento di Efrat, sono state uccise e un’altra, la madre, ferita gravemente in un attacco armato palestinese nella Valle del Giordano
ORE 5.15 La polizia israeliana è di nuovo entrata con forze ingenti nella Spianata della moschea di Al Aqsa e ha caricato i fedeli presenti. Poco prima centinaia di palestinesi avevano scandito slogan a sostegno di Hamas e contro l’attacco israeliano a Gaza e in Libano.
ORE 5 Sono andati avanti per tutta la notte i raid aerei israeliani. Oltre ad aver colpito ripetutamente la Striscia di Gaza – dove si segnalano alcuni feriti tra cui un bambino di 12 anni – l’aviazione israeliana ha bombardato anche il Libano del sud prendendo di mira presunte postazioni del movimento islamico Hamas alla periferia del campo profughi palestinese di Rashidiye, nei pressi di Tiro. Avrebbe aperto il fuoco anche l’artiglieria israeliana. Un abitante di Rashidiye ha riferito che due proiettili sono caduti vicino al campo. Altri testimoni riferiscono di un colpo su una piantagione. Da parte loro Hamas e altre formazioni armate palestinesi hanno risposto sparando decine di razzi verso il territorio meridionale israeliano, prendendo di mira centri nei pressi di Gaza e la città di Ashkelon. Prima dell’alba un razzo ha colpito un edificio a Sderot ferendo un israeliano.