Un grande piatto con origini iberiche, incontrato a Buenos Aires e cucinato da argentini con radici molto italiane che sono in partenza per l’Europa. Il “puchero” ha una storia molto antica e molto popolare che, dal Novecento, è stata segnata profondamente dalle migrazioni. Irene e Marco sono partiti dal Piemonte per viaggiare, ascoltare, conoscere e raccontare le storie del continente che amano, l’América Latina. Questa volta sono andati in un mercato della capitale argentina e hanno cercato un incontro straordinario: i Sein Tempu, un gruppo che attraverso il suono e le danze mediterranee si diverte a giocare con le proprie origini. È lo stesso viaggio di Marco e Irene ma in direzione contraria, e di certo piuttosto ostinata. Come mettersi in comune davanti ai fornelli
di Irene e Marco Bertana
Il Puchero è un piatto di origini povere, ci spiega Bernardo, dopo aver suonato una sevillana nel baretto del Mercado del Progreso, che ci è appena valsa quattro empanadas di carne coperte di zucchero, offerte dal banco di fronte a noi. È un bollito di carne con verdure, di origine spagnola, che ha un percorso di migrazione, come la maggior parte degli abitanti della regione del Rio de la Plata.
Migrazione e contaminazione sono anche le parole d’ordine dei Sein Tempu, un gruppo di musiche mediterranee, che nasce da un fascino per gli strumenti e i suoni del folklore mediterraneo misto ad un desiderio di scoperta delle proprie origini attraverso la musica, ci spiega Claudia, che nei Sein Tempu canta e suona chitarra e violino. Claudia è argentina e ha vissuto qualche anno in Italia, da bambina, Bernardo è argentino, originario di Mondovì.
Per concretizzare questa ricerca, molto presto partiranno per un viaggio-tour per il Mediterraneo che toccherà Spagna, Italia, Marocco, Grecia e forse anche la Turchia. Anche per questa vicinanza nella differenza ci siamo avvicinati a loro, che hanno acconsentito con entusiasmo a cucinare con noi.
La giornata viene scandita dai suoni della fisarmonica di Bernardo, alla quale si aggiungeranno quella di Marina, una ragazza di Roma che è ‘ospite’ nel gruppo, la voce di Claudia e, in un primo tempo, il battere di mani e strumenti improvvisati da parte delle persone che popolano il piccolo mercato coperto. Sentire tammuriate, pizziche e tarantelle nel cuore di Buenos Aires fa uno strano effetto a noi che ancora non ci siamo abituati alla cumbia ma allo stesso tempo sembra tutto molto naturale ed è sicuramente alto l’apprezzamento di chi ci sta intorno. Tant’è che torniamo a casa con due chili di carne regalata,
Soddisfatti dalla spesa musicata, non ci facciamo mancare un piccolo show in metropolitana, per promuovere il concerto di domenica prossima. L’ultimo prima della partenza per l’Europa.
A casa la musica continua, insieme a chiacchiere e racconti in italiano e in spagnolo. Una buenissima onda, sarà per questo che il risultato è squisito.
Ma passiamo alla ricetta. La preparazione è abbastanza facile, ma richiede un po’ di tempo. Le dosi vanno bene per 6-7 persone.
Ecco gli ingredienti:
– 1.5 kg di carne bovina (spalla, ossobuco, costato ma, volendo, anche lingua, coda..)
– 2-3 salsicce
– 2 carote
– 2 patate
– 2 patate dolci
– 2 gambi di sedano
– 2 pannocchie
– 300 grammi di zucca
– prezzemolo
– sale grosso
– olio d’oliva
Procedimento:
1. Riempire una grossa pentola di acqua a 3/4
2. Aggiungere la carne, le salsicce e il sale grosso (le salsicce noi le abbiamo fatte a parte, in un’altra pentola, ma questo dipende dai gusti)
3. Tagliare le verdure a pezzettoni.
4. Aggiungere nell’ordine pannocchie, patate e patate dolci dopo una mezz’ora
5. Togliere la schiuma ogni volta che si forma
6. Dopo un’altra mezz’ora aggiungere le altre verdure
Il puchero cuoce in tutto un paio d’ore, prima di mangiarlo si può bere il brodo. Noi l’abbiamo bevuto e ri-bevuto. Poi s’impiatta, facendo attenzione a non disfare le verdure, si condisce con sale e olio e si mangia togliendo il grasso dalla carne. Si accompagna a vino rosso.
Unica controindicazione: per i non amanti delle grandi sudate a tavola è meglio cucinarlo d’inverno. Per i bruxellesi non c’è problema, va bene anche a luglio!
Buon appetito y hasta la proxima!
DA VEDERE:
Il puchero Sein Tempu
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Il blog di Marco e Irene. Storie dell’altro mondo
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