Il tempio del moderno sistema alimentare è il supermercato, dove non scegliamo realmente il nostro cibo ma è il cibo a scegliere noi. Del resto, i signori che sono dietro i supermercati e le catena alimentare mondiale non fanno altro che spingere verso l’agricoltura industriale, le monocolture, il sistema intensivo e la grande distribuzione. Non ci deve essere spazio per altro. Tuttavia non smettono di nascere storie che aprono crepe in quel sistema. Tra le colline tra le Marche e la Romagna, ad esempio, l’idea di acquistare collettivamente una piccola azienda (progetto “Destinazione Pastore”) per far sì che non finisca nelle mani sbagliate si è presto diffusa tra gruppi d’acquisto, mercati contadini e reti di economia solidale: C.I.U.R.M.A., Comunità Integrata Urbana e Rurale di Mutuo Appoggio è oggi una comunità che si interroga su cosa significano “autodeterminazione” e “sovranità alimentare” e lo fa cercando una mano di tanti e tante. Per dirla con Raj Patel “è venuto il momento di organizzarci, assaggiare, rivendicare e ricominciare da zero…”

Quella che raccontiamo è la storia di Luca Pala, un pastore che, con la madre Sebastiana e il fratello Marco, produce latte e formaggi sulle colline di Tavoleto, nel Montefeltro, sul confine tra Marche e Romagna. Una storia mirabile fin dall’inizio, da quando, negli anni Sessanta del secolo scorso, la famiglia dei nonni di Luca, non volendo più sopportare l’arroganza dei “Signori della terra”, lascia la Sardegna per emigrare nelle Marche, dove avvia l’azienda che ottiene la certificazione biologica già nel 1994 per poi abbandonarla, ma solo sul piano formale e burocratico, nel 2015. Dal 2003 Luca assume la titolarità dell’azienda, che da allora inizia un percorso di crescita insieme ai GAS e alle reti dell’agricoltura contadina e dell’economia solidale del territorio. La dignità e l’ostinazione nel voler continuare a produrre cibo in modo ecologico e non artefatto si incontrano e si intrecciano con quelle esperienze diffuse sul territorio che danno voce e gambe al bisogno di strappare il cibo alla mercificazione e i nostri destini all’individualismo, ricominciando a cercare risposte collettive ai problemi e agli ostacoli che incontriamo e che solo una retorica falsa quanto mortifera ci ha ridotti a raccontare come fossero insuccessi, “fallimenti”, personali.
È il 2020 quando l’azienda va incontro, appunto, al fallimento. E proprio questa parola, che suona come cupa inappellabile sentenza nella società della performance ininterrotta e del successo a una dimensione, Luca invece la rivendica con la responsabilità di chi conosce le ragioni del “fallimento” e decide di renderle pubbliche, per condividere il destino della sua azienda – e della sua famiglia – con la comunità e le reti cui appartiene, cui apparteniamo: per rivendicarne il senso collettivo e politico.
Le ragioni del “fallimento” sono quelle che già tutte/i possiamo immaginare. Nelle vicende particolari, su cui qui non ci soffermiamo – ma rimandiamo per una loro disamina puntuale all’articolo pubblicato sulla rivista Malamente e disponibile qui, dove vengono fornite anche informazioni precise sull’azienda e la sua storia – riconosciamo le solite epifanie di un sistema che nei suoi diversi livelli premia e spinge ancora e sempre, e nonostante tutto, verso l’agricoltura industriale, le monocolture, l’intensivo e la grande distribuzione, intralciando e umiliando chi ancora si ostina a perpetuare un modello ricalcato invece sulla civiltà contadina, e sull’ecologia vera anziché sull’abbaglio green. Sono le storie note di un meccanismo di indebitamenti necessari per mettersi a norma e modernizzare, che poi si scontra con le inefficienze dello stesso sistema burocratico e finanziario – emblematico il ritardo nell’erogazione dei fondi che avrebbero dovuto permettere all’azienda di fare fronte agli ingenti danni causati dal “nevone” del 2012 – dando seguito ad insolvenze, e quindi incapacità di pagare le rate del mutuo, e ulteriore indebitamento. Un sistema malato dove devi indebitarti per produrre obbligatoriamente di più, solo per poi restituire più soldi alle banche: il tutto reso ancora più colpevole da una serie di omissioni e mancate assunzioni di responsabilità da parte di chi avrebbe avuto la possibilità di deviare gli eventi lungo una diversa direzione, ma non l’ha fatto.
L’azienda va all’asta la prima volta a febbraio 2020, base di partenza 1.840.000 euro. Per 15 volte l’asta va deserta. Ora il valore, tra base d’asta e spese accessorie, è sceso a circa un decimo del suo valore: 220.000 euro. È ora di agire.
Il territorio inizia a parlare e a mobilitarsi, a partire dalle distribuzioni nei vari gruppi d’acquisto, dai mercati contadini, nelle riunioni serali e nei momenti conviviali e si alimenta il pensiero condiviso che insieme si può fare! Cercando un giusto equilibrio tra rispetto delle pluralità e responsabilità viene individuato un soggetto collettivo come garanzia della fattibilità: C.I.U.R.M.A., Comunità Integrata Urbana e Rurale di Mutuo Appoggio. Oltre che un’associazione questa è un’assemblea aperta, un’esperienza di rete dal basso che mette in connessione e dialogo città e campagna ed i progetti autogestiti. È così che si parte con un’impresa più che ambiziosa, visionaria! L’idea è quella di raccogliere questa cifra, tramite donazioni, crowdfunding e prestiti infruttiferi, e acquistare noi, collettivamente, l’azienda. Per restituirla, una volta completato il percorso di esdebitamento, al pastore e alla sua famiglia.
Un progetto folle e realizzabile insieme; visionario ma capace di mettersi alla prova con l’attenzione alla concretezza e alla complessità dei conti e dei meccanismi finanziari, anche grazie alla partecipazione e al sostegno di Mag6.
Un progetto che vuole costruire una soluzione per il pastore e la sua famiglia; e che vuole essere il segno tracciato da una comunità che si interroga su cosa significano, davvero, concetti come “autodeterminazione” e “sovranità alimentare”, in mezzo a un mondo dove tecnologie e digitalizzazione segnano ancora una tappa sulla lunghissima strada verso atomizzazione, sfilacciamento dei rapporti, riduzione di problemi strutturali in “colpe” individuali.
Siamo a buon punto nella raccolta dei fondi necessari, ma ora abbiamo bisogno della partecipazione e della solidarietà di tutte e di tutti voi! Attualmente siamo a quota 125.000 euro, ma rimangono poche settimane per arrivare a coprire il resto della cifra.
In fondo, tutte le informazioni su come partecipare.

La Ciurma così riunita e le altre intervenute sperano di coinvolgere con entusiasmo ancora nuove amicizie in questa impresa mutualistica a energia circolare ed effetto immediato. Innanzitutto si stabilisce indispensabile per il nostro territorio l’esistenza del Cacio così come finora lo abbiamo conosciuto, libero da condizionamenti e ansie di controllo. E questo è auspicabile per la baldoria e il sostentamento alimentare delle nostre reti.
Così come al Cacio il casaro e il Pastore alla bestia, con la nostra associazione acquisteremo l’azienda per far sì che non finisca nelle mani sbagliate. Questa azienda è così preziosa che per un po’ di tempo sarà di tutte noi e sarà restituita a chi di dovere quando non sarà più in pericolo. Lo stesso avverrà per l’abitazione. La casa è di chi l’abita, la terra è di chi la lavora.
Oggi inauguriamo una campagna per raccogliere fondi finalizzati a raggiungere l’importo richiesto dalla procedura di liquidazione, così da poterci aggiudicare la cessione all’asta. Possono contribuire tutte le persone fisiche o giuridiche, associate o future socie. Le modalità sono varie e si adattano alle esigenze differenti. Dovremo mettere insieme una cifra molto importante quindi cerchiamo sicuramente contributi generosi, ma sappiamo anche che buona parte dell’operazione sarà fatta da piccole somme, quello che ognuna di noi si sentirà di versare. È possibile effettuare donazioni, è possibile prestare una quota stabilendo i termini della restituzione, è possibile fare prestiti infruttiferi con un ordine temporale che si aggira intorno ai dieci anni.
Il mutualismo funziona perché non toglie niente a nessuno ma redistribuisce a chi ne ha più bisogno, prendendo da ognuna a seconda delle possibilità.
Stiamo raccogliendo 220mila euro.
CHI SIAMO
CIURMA – Comunità Integrata Urbana e Rurale di Mutuo Appoggio è una Associazione di Promozione Sociale, in fase di iscrizione al RUNTS.
CIURMA è un progetto territoriale di produttori e coproduttori, inseriti nel tessuto dell’economia solidale, dei GAS e dell’autoproduzione.
CIURMA è un percorso condiviso ed inclusivo, che attraverso il contributo di tutti/e crea una trasformazione che radica dentro di noi e diventa sociale, economica e politica, basandosi sul rispetto, l’equità e l’aiuto reciproco per l’autorealizzazione dell’individuo come parte di una comunità. Di questo percorso fanno parte i mercati contadini di Fano e di Pesaro, il GAS Nomade in tutta la nostra provincia (facciamo anche parte dei GAS territoriali), la nostra rete di crediti mutuali che usa la moneta sociale ORA, e tanti altri progetti mutualistici piccoli e grandi.
COSA FAREMO
Una volta raccolta la cifra necessaria, tramite donazioni e prestiti infruttiferi, come CIURMA riacquisteremo l’azienda, all’asta o tramite aggiudicazione diretta. L’associazione farà poi un contratto di gestione con il pastore, ovviamente di tipo mutualistico, per il tempo necessario al disbrigo delle pratiche di esdebitamento che libererà il pastore dalle catene del debito e gli permetterà di rientrare nella proprietà dell’azienda. Nel frattempo l’attività produttiva continuerà con le sue caratteristiche di autonomia solidale che l’ha contraddistinta finora.
La gestione dei piani di rientro dei debiti verranno decisi, come abitudine di CIURMA, in fase assembleare tenendo conto degli interessi individuali e collettivi; le donazioni raccolte costituiranno la base di cassa mutua per futuri progetti mutualistici.
PERCHÉ LO FACCIAMO
Lo facciamo perché Luca non è fallito per una cattiva gestione, né solo per un insieme di sfortunate contingenze. È stato messo in questa situazione, lui come tante altre aziende che abbiamo conosciuto negli anni, da un modello agricolo-produttivo malato, che usa i contributi a fondo perduto per spingere verso l’agroindustria e aumenta la ricattabilità economica di chi lavora. Da un perverso intreccio tra burocrazia e finanza. E Luca è uno di quelli che ha resistito, che continua a resistere, e vuole continuare a lavorare in dimensioni rispettose dell’ambiente e delle relazioni.
Lo facciamo perché Luca è un pezzo importante del nostro territorio, non solo da un punto di vista geografico e produttivo ma anche umano e politico.
Lo facciamo perché l’azienda di Luca, anche se deve restare di Luca, è roba nostra, è il nostro cibo e il nostro progetto.
COME PUOI PARTECIPARE:
-Puoi fare “semplicemente” una donazione a Ciurma, tramite bonifico (IBAN IT17P0306967684510779785781), Paypal o in contanti (in questo caso ovviamente ti verrà restituita adeguata ricevuta): la cifra contribuirà all’acquisto dell’immobile e, una volta portato a termine il progetto, non verrà restituita ma resterà a costituire un fondo di cassa mutua che verrà utilizzato per altri progetto mutualistici che verranno decisi dall’assemblea
– Puoi fare un prestito infruttifero (per fare questo devi associarti a CIURMA; ma la tessera annuale costa 5 euro 🙂
– il prestito non dà luogo a interessi ma sarà restituito in un orizzonte temporale abbastanza negoziabile, a scadenza nominale di un anno rinnovabile fino a 10 anni.
– MAG 6 di Reggio Emilia sostiene questo progetto: se non conosci questa esperienza di finanza etica dal basso attiva da 30 anni: guarda il loro sito https://www.mag6.it/: puoi entrare nel loro capitale sociale finalizzando il tuo investimento al sostegno del nostro progetto e/o entrare nella rete di fidejussori a sostegno del progetto.
Per partecipare contatta la segreteria al 320 8581985 che potrà fornire tutte le informazioni del caso e il modulo di contratto da personalizzare per il prestito.
[C.I.U.R.M.A. – Comunità Integrata Urbana e Rurale di Mutuo Appoggio]
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