Lo sapete che Roma ha un «museo» del riciclo? L’idea sembra interessante perché intreccia riuso-riciclo e arte, anche se a promuoverlo è un consorzio non piccolo e non proprio alterconomico, Ecolight, che si occupa della gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche e raccoglie oltre mille aziende (il 90 per cento della Grande distribuzione organizzata). Il museo è in realtà un portale internet che racconta le iniziative (arte, design, moda, architettura, musica) di coloro che, attraverso un’idea, danno nuova vita agli oggetti «da buttare». Il risultato può essere un quadro o un’istallazione, un oggetto di design o uno strumento musicale oppure una maglia da indossare.
Il portale, tra le altre cose, in questi giorni segnala che la mostra «Re-Cycle Strategie per l’architettura, la città e il pianeta» al Maxxi – museo nazionale delle arti del XXI secolo (via Guido Reni 4) -, è stata prorogata fino al 20 maggio. L’esposizione dà spazio all’architettura e al riciclo creativo, con oltre ottante opere tra disegni, modelli, progetti di architettura, urbanistica e paesaggio. Segnaliamo, in particolare, come nella sala Carlo Scarpa, al piano terra, c’è la mostra fotografica Permanent Error di Pieter Hugo (Johannesburg 1976, vincitore del World Press Photo 2006): 28 scatti che raccontano l’enorme discarica tecnologica in Ghana. Si tratta di un progetto che ha come protagonista la baraccopoli di Agbogbloshie, una delle discariche hi-tech più grandi del mondo dove pc, monitor e schede madri vengono bruciati per ricavare rame, ottone, alluminio e zinco producendo residui tossici che contaminano l’aria, l’acqua, la terra e le persone. Uno scenario catastrofico che lancia nel titolo un ulteriore monito (orari: martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e domenica 11-19, sabato 11-22).
Città invisibile è un piccolo collettivo attento ai temi sociali e della decrescita, nato all’interno dell’omonima libreria (info [at] editoriadellapace [dot] org) dell’ex mattatoio di Testaccio.
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