In fondo, poi, le rivendicazioni di Confindustria non sono mai state troppo diverse. Semmai, di tanto in tanto, per indicare i propri obiettivi l’associazione delle imprese industriali italiane ha adottato un’eloquenza un po’ meno diretta. Il presidente di turno, Carlo Bonomi, ha invece uno stile spregiudicato, quello degli uomini della frontiera più spavaldi che sanno guardare dritto negli occhi il proprio destino così come il proprio nemico: i poveri. Così, Bonomi grida che il Belpaese è diventato un Sussidistan, che le imprese – cioè la sola chance di rilanciare l’economia – vengono discriminate per favorire chi non ha alcuna intenzione né capacità di far fruttare il denaro elargito, e pretende tutto il bottino per sé. Lo dividerà, poi, quando sarà il momento, tra i dividendi degli azionisti e la ricapitalizzazione delle grandi aziende in difficoltà, ma quel che deve essere chiaro, virus o non virus, è che il tempo delle vacche grasse novecentesche per i pezzenti è finito per sempre. Semplice, no?

Si dice che ami le immersioni davanti alle più belle isole del mondo, la musica degli anni ’80, la buona tavola e le visioni in anteprima dei film in uscita, ma la vera passione di Carlo Bonomi (un ossimoro per cognome), presidente di Confindustria, sembra il disprezzo per i poveri che non perde occasione per esternare.
Ha ribattezzato l’Italia “Sussidistan”, gridando a squarciagola che nei decreti del Governo c’è solo denaro a pioggia per sussidiare i poveri e nulla per le imprese, “le uniche che possono rilanciare l’economia”.
Bonomi sa che, in questa fase di estesa capacità produttiva inutilizzata, dovuta ai mesi di lockdown, nessuna impresa si azzarderebbe a investire o anche solo a tornare alla produzione pre-Covid, oltre ad essere consapevole che, essendo aumentata esponenzialmente la povertà nel Paese, si è proporzionalmente ridotta la fascia di popolazione con capacità d’acquisto.
Infatti, non chiede piani industriali strategici – per esempio, una radicale trasformazione ecologica della produzione alimentare, manifatturiera, delle reti energetiche e infrastrutturali – ma solo che tutti i soldi a disposizione vadano alle imprese, e più precisamente – data la difficoltà ad investire – ai dividendi degli azionisti.
Ma corrisponde a realtà l’analisi di Bonomi? Guardando i dati non si direbbe proprio: dei 112 miliardi messi a disposizione dal governo per contrastare gli effetti economico-sociali dell’epidemia, alle imprese in senso stretto è andato il 48%, pari a 53 miliardi, sotto forma di agevolazioni ed esenzioni fiscali, contributi a fondo perduto e garanzie pubbliche ai finanziamenti bancari.
Se ai sostegni diretti aggiungiamo anche quelli indiretti, la cifra sale a 67 miliardi, ovvero il 60% del complessivo stanziato. Se, infine, calcoliamo anche i 44 miliardi per il Fondo patrimonio della Cassa Depositi e Prestiti, che ha il compito di ricapitalizzare aziende di grandi dimensioni in difficoltà, il quadro diviene ancor più netto: siamo di fronte al più classico “chiagne e fotte”, la vera cifra della cultura d’impresa di questo Paese.
Non contento, il prode Bonomi si è cimentato su un tema ben conosciuto nella corte dei poteri dominanti: le tasse.
Vi aspettereste un mea culpa sulla gigantesca e cronica evasione ed elusione fiscale, che ogni anno sottrae 110 miliardi alla ricchezza sociale prodotta?
Certo che no; serve “(..) una visione alta e lungimirante, una prova che lo Stato mette tutti sullo stesso piano, senza più alimentare pregiudizi divisivi a seconda della diversa percezione di reddito”.
E quale sarebbe? Che anche i lavoratori dipendenti paghino le tasse da soli “sollevando le imprese dall’onere ingrato di continuare a svolgere la funzione di sostituti d’imposta addetti alla raccolta del gettito erariale e di essere esposti alle connesse responsabilità”.
Praticamente, l’estensione della possibilità d’evasione fiscale all’intera società, divenuta uguale nello smettere di pensarsi tale, bensì una somma di interessi individuali in competizione tra loro.
Da ultimo, ecco la “rivoluzione” del lavoro, secondo il Bonomi – pensiero:”Certo che vogliamo i contratti, ma li vogliamo ‘rivoluzionari’; senza scambi novecenteschi tra orari e salari, con l’attenzione all’occupabilità della persona più che al posto di lavoro, con accordi locali o addirittura individuali invece che gli obsoleti contratti nazionali”.
E, naturalmente, senza aumenti salariali dato che non c’è inflazione.
C’è un filo logico immediato che sottende a tutte queste dichiarazioni: arriveranno decine di miliardi dai fondi europei e Bonomi si mette alla testa dell’assalto alla diligenza. Tutti quei soldi – pubblici – devono andare alle imprese e sul loro utilizzo nessuno deve mettere bocca.

Ma c’è anche il tentativo di riassestare le crisi sistemiche del capitalismo, attraverso un modello sociale basato sulla solitudine competitiva, sulla separazione autoritaria e gerarchica, sulla divisione tra vite degne e vite da scarto.
L’esatto opposto di quanto le piazze e le strade di questi giorni, animate dalle azioni dirette di Fridays For Future ed Extinction Rebellion e dalla ribellione di una giovane generazione che chiede giustizia climatica e sociale, provano a mettere in campo:
una società della cura, che metta al centro la vita e la sua dignità, che sappia di essere interdipendente con la natura, che costruisca sul valore d’uso le sue produzioni, sul mutualismo i suoi scambi, sull’uguaglianza le sue relazioni, sulla partecipazione le sue decisioni.
La partita è aperta e drammatica, nessun* potrà permettersi di fare da spettatore.
Eppur si muove!
Mai analisi fu più lucida e coerente. Col “dividi et impera” Confindustria si acchiappa tutta la posta e ci lascia i cocci di un mondo ormai in rovina. E’ ora della sveglia!
Complimenti a Marco Bersani! Approvo in toto.
Ciao a tutti, sono un uomo che fornisce prestiti in contanti a persone in estremo bisogno e alla società che ha bisogno di finanziamenti. Contattami per tutte le tue richieste di prestito da € 10.000 a € 7.000.000. Per ulteriori informazioni, contattami tramite il mio indirizzo email: ( )
Buonasera a tutti, mi chiamo Jean-Pierre e offro prestiti di denaro in tutto il mondo. Contattami per tutte le tue richieste di prestito da 10.000 € fino a 7 milioni di euro per persone bisognose e aziende in difficoltà finanziarie. Ecco il mio indirizzo e-mail ( ) () Non dimenticare di inviarmi il tuo indirizzo e-mail nella tua richiesta.
Volete i soldi pubblici per le vostre imprese, va bene però voi pagate tutte le tasse arretrate con gli interessi che in questi anni non avete pagato, poi forse e dico forse se ne potrà parlare.
Sì, va tutto bene quel che dice Marco che le cose le sa e le sa dire. Ma Bonomi fa il suo, fa l’interesse di chi lo paga e lo ha nominato e non a caso dice queste cose ora con un governo che di fatto è dalla sua e con la triplice alleanza – non specifico tanto si sa chi è – che sempre di fatto non esiste e non sa che sia la lotta di classe. O il termine è troppo audace?