Troppa fretta, signor prefetto di Potenza (e colleghi)! Le circolari che impongono ai titolari di protezione umanitaria di lasciare i centri di accoglienza in seguito al varo del rovinoso decreto Salvini sono illegittime, perché non possono avere in alcun modo valore retroattivo. Lo ricordano l’Associazione per gli Studi giuridici sull’immigrazione e le altre che hanno inviato una lettera ai “distratti” funzionari di Potenza affinché le intempestive misure di allontanamento siano revocate. Intanto, il Parlamento Europeo a Strasburgo ha dato il suo via libera (con la maggioranza assoluta) a favore della proposta di introdurre i visti umanitari europei, al fine di tentare almeno di ridurre il numero delle morti in mare
di Cronache di ordinario razzismo
Quello che oramai è stato ribattezzato “effetto dl Salvini” sta producendo i suoi danni a vari livelli. I migranti, da sempre trattati come numeri e percentuali, e non come persone, si ritrovano a subire, è proprio il caso di dirlo, oltre al danno anche la beffa. “Con l’abolizione della protezione umanitaria del #dlimmigrazione, entro il 2020 in Italia avremo 60.000 nuovi irregolari. Da aggiungersi agli oltre 70.000 nuovi irregolari nello scenario di status quo. Totale: 130.000 nuovi irregolari in Italia”, stimava già a settembre, con toni catastrofici, l’Istituto per gli studi di politica internazionale. “Quattro domande di asilo su cinque respinte (a novembre la percentuale di domande respinte è stata dell’80%). Solo il 5% di permessi per protezione umanitaria rilasciati (a novembre, su 7.716 domande esaminate, 356, dati del Viminale)”, scriveva ieri il Sole24ore.
E poi ci sono state le varie circolari emanate dalle Prefetture (noi lo avevamo accennato qui), in particolare quella diffusa dalla Prefettura di Potenza (del 15.11.2018, prot. n. 0052497) che era stata molto criticata anche sui social, e che, come altre, invitava, tramite gli enti gestori, i titolari di protezione umanitaria a lasciare i rispettivi centri di accoglienza in ottemperanza alla nuova legge. Due giorni fa, l’ASGI, con la sua sezione Basilicata, insieme alla Campagna LasciateCIEentrare, Melting Pot Europa, ed altre due associazioni locali, Optì Pobà e Libera Basilicata, ha inviato una nota proprio alla Prefettura di Potenza, affinché la circolare venga revocata. Nelle lettera inviata alla Prefettura, si legge che: “coloro che avevano presentato domanda di protezione internazionale prima del 5.10.2018 avrebbero avuto pieno diritto di accedere allo SPRAR e solo un fatto contingente (persistenti deficienze organizzative della pubblica amministrazione), non da loro dipendente, quale la mancanza di posti disponibili, ha impedito che nei confronti di parte dei richiedenti asilo la norma trovasse piena e corretta applicazione. Ma ciò non significa che queste persone non abbiano diritto di accedere allo SPRAR oggi o, comunque, che alle stesse non debba essere garantito, pur dentro una struttura diversa, il godimento di diritti identici a quelli di chi era già accolto o trasferito in un centro afferente allo SPRAR, perché il diritto all’accesso nel sistema è sorto al momento della presentazione della domanda di protezione”.
Risulta chiaro, come ribadito a chiare lettere anche da Gianfranco Schiavone, vicepresidente ASGI, in una sua intervista pubblicata ieri su Altreconomia, che il cosiddetto “decreto sicurezza” non può avere un valore retroattivo e che non può espellere dai centri di accoglienza i migranti in maniera indiscriminata e neanche mantenere in accoglienza soltanto i cosiddetti casi ”vulnerabili”. Pertanto circolari come quella della Prefettura di Potenza sono illegittime.
E’ evidente che tale norma non può applicarsi né a chi sia già titolare di un permesso di soggiorno per motivi umanitari (con domanda presentata prima del 5 ottobre 2018), né a coloro che otterranno un permesso per “casi speciali”, ma con una domanda esaminata con la normativa previgente ed un permesso di soggiorno rilasciato dopo il 5 ottobre 2018.
Sarebbe auspicabile, secondo ASGI, che tanto i richiedenti e i beneficiari, quanto gli enti gestori, avviassero una serie di ricorsi per rivendicare la corretta attuazione della legge, con la cessazione immediata degli allontanamenti illegittimi dai centri. Purtroppo, questi allontanamenti, oltre che illegittimi, avvengono nella maggior parte dei casi in modo informale, demandando all’ente gestore l’ingrato compito di “metterli fuori”, senza che non vi sia neanche uno straccio di provvedimento da impugnare singolarmente.
Fortunatamente, dall’emanazione della circolare, a Potenza e provincia, nessun migrante ha dovuto lasciare i centri di accoglienza, ma questo grazie alla “disobbedienza” degli enti gestori che hanno deciso, nella fase di grande confusione e di stallo, di non metterli in strada da un giorno all’altro senza nulla in mano, malgrado la non corresponsione della diaria giornaliera (come da circolare).
Dalla Prefettura di Potenza è giunta, per oggi pomeriggio, una convocazione delle associazioni firmatarie della nota per dei chiarimenti. Ci auguriamo che prevalga non solo il buon senso, ma anche la legge, senza interpretazioni distorte di sorta. Questo anche in attesa di una nuova circolare applicativa annunciata ieri dal Ministro dell’Interno in una riunione nazionale con tutti i Prefetti dei capoluoghi di Regione, con l’obiettivo di dare un’interpretazione uniforme sul territorio nazionale alle novità contenute nel provvedimento firmato dalla stesso ministro.
Il tutto mentre, sempre ieri, il Parlamento Europeo a Strasburgo ha dato il suo via libera (con la maggioranza assoluta) a favore della proposta di introdurre i visti umanitari europei, al fine di tentare di ridurre il numero delle morti in mare. Una buona notizia, all’indomani dei richiami al governo italiano da parte di Amnesty International (ne abbiamo parlato qui) e della mancata firma del governo italiano al Global Compact (ne abbiamo scritto qui), che denota come l’Italia si trovi molto spesso su posizioni divergenti rispetto agli altri alleati europei.
Una tendenza molto pericolosa e preoccupante, destinata a diventare insostenibile nel lungo periodo.
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