Di seguito, alcuni stralci di un articolo pubblicato da Adnkrons.com. Il tema dello scambio di beni e servizi viene qui raccontato in termini un po’ «commerciali», ma ci sono comunque elementi interessanti – ad esempio il ruolo del web – che vale la pena conoscere. Di certo, alcuni principi e pratiche di fenomeni come le banche del tempo (qui il sito della rete nazionale), il book crossing, il trueque (il baratto sperimentato in Argentina dieci anni fa e recentemente in alcune città della Grecia), lo scambio della casa, le forme vecchie e nuove di mutualismo, ma anche i mercati per lo scambio del riciclo e del riuso si diffondono, tra limiti e contraddizioni, in modi nuovi e in spazi diversi dai tradizionali. E cercano di costuire nuove relazioni sociali, per aprire fessure nel capitalismo senza far girare il Pil.
È boom del baratto in Italia. La crisi attanaglia sempre di più le famiglie, costrette a scambiare merci e servizi per andare avanti. Si tratta di oltre un milione di persone all’anno, dal nord al sud. A causa del crescente impoverimento si barattano ogni mese più di 100 mila prodotti. Ma non solo. Per poter continuare a esistere, oltre 2.000 imprese di 160 settori diversi, offrono macchinari in cambio di manodopera. Un trend in forte crescita, trainato dalla rete e registrato dai maggiori siti di baratto online.
«Negli ultimi mesi – dice all’Adnkronos Paolo Severi, responsabile del sito Zero relativo – c’è stato un forte incremento negli scambi, soprattutto per i prodotti di prima necessità. Le persone offrono generi alimentari e vestiti per ricevere altri oggetti di uso quotidiano. Si scambiano di tutto, dalle susine del proprio albero ai porta cd». Gli iscritti alla piattaforma sono 30mila, gli accessi al mese 200mila. «La fascia d’età – spiega Severi – va dai 30 ai 50 anni e si estende a tutte le zone d’Italia, con una concentrazione maggiore nelle grandi città». La gamma dei prodotti in ‘vetrina’ varia a 360 gradi (…). Se non si riesce a pagare le due ore della babysitter si offrono in cambio due ore gratuite di lezioni di piano; se regalare alla fidanzata una bella borsa è diventato un lusso che non ci si può permettere, si scambiano gli occhiali da sole.
Negli ultimi sei mesi si è registrato un record di scambi sui nuovi ‘mercati’. «Stiamo andando verso un’economia di autoconsumo – dice all’Adnkronos l’economista Mario Seminerio – le aziende sono nei guai e i consumi privati crollano». (…) E le vendite al dettaglio segnalano un calo senza precedenti: meno 6,8 per cento. «L’unico risparmio possibile oggi – conclude Seminerio – è quello precauzionale. L’alternativa è lo scambio».
Da inizio anno sono state quasi 600mila le merci offerte. Il «barter», chi baratta sul web, ha a disposizione una molteplicità di siti dedicati allo «swapping», cioè allo scambio. Oltre quelli dedicati alle famiglie crescono sempre più portali specifici per le imprese, in particolare quelle medio-piccole. Ricorrere al baratto sembra diventare sempre più una necessità: si offrono merci in cambio di servizi e manodopera. Il primo network italiano che mette in contatto le aziende è la BexB, società bresciana che ha all’attivo decine di migliaia di operazioni, circa 25 al giorno. Il circuito si compone di oltre 2.500 piccole imprese che copre circa 160 settori merceologici. BexB ha una quota associativa che varia in base alla classe di fatturato dell’azienda, da 500 a 4mila euro; le provvigioni trattenute vanno dal 2% al 50%.
C’è anche chi si è inventato una nuova moneta. Nel sito Weexchange si baratta con gli Weuro, cioè dei crediti. Se si vendono sedie che sul mercato costano 20 euro, nel network saranno a disposizione per un controvalore di 20 Weuro. Se si hanno debiti di 40 Weuro ad esempio, si dovranno mettere a disposizione oggetti per lo stesso controvalore in moneta. Per entrare in questo circuito è necessario avere una partita iva e pagare una quota associativa annuale e una commissione per ogni transazione. (…)
Ma il web non è l’unico mezzo a trascinare il fenomeno del baratto. Nel novembre dell’anno scorso è stata istituzionalizzata in Italia la «prima settimana del baratto» dei bed&breakfast. Hanno aderito 300 strutture che hanno scambiato pernottamenti con la tinteggiatura di una stanza, di un servizio fotografico o di una cena preparata dai clienti stessi.
Città invisibile è un piccolo collettivo attento ai temi sociali e della decrescita, nato all’interno dell’omonima libreria (info [at] editoriadellapace [dot] org) dell’ex mattatoio di Testaccio.
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