di Domenico Lucano*
Talat è una rifugiata del Pakistan che da diversi anni vive a Riace con i suoi due figli: erano fuggiti dalla loro terra sconvolta dalla guerra. Il progetto di accoglienza Sprar (il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) per loro è finito, sono diventati dei “lungo permanenti”, una squallida definizione…
“Dove andiamo sindaco? Siamo da soli nel mondo. Posso tentare di fare un lavoro. In Pakistan ho imparato a costruire aquiloni con materiale riciclato”. Cosi è nato un nuovo laboratorio nel centro storico di Riace, si chiama “Gli aquiloni di Islamabad”.
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Accogliere persone in fuga dalla guerra, dall’odio e dalla misera resta l’opera pubblica più importante che si possa realizzare. È un periodo difficile per Riace, stiamo cercando di resistere, forse il messaggio che trasmette infastidisce il potere politico che fonda il proprio consenso sull’odio razziale, sul fascismo, sul qualunquismo (nè di destra e nè di sinistra) e sull’indifferenza.
Sabato 7 aprile (dalle 16 in poi) ci sarà una pubblica assemblea e una conferenza stampa presso la mediateca comunale per affrontare pubblicamente (non ci rimane altro) quale può essere il futuro di una esperienza politica e umana che potrebbe interrompersi.
*Detto Mimmo, insegnante, è sindaco di Riace (Reggio Calabria)
Marilena dice
Voglio gli aquiloni di Islamabad!!!